Don Ciotti e Mercalli: «Crisi ambientale e crisi etica, due facce dello stesso problema»

TRENTO. «Bisogna far diventare sofferenza personale ciò che accade al mondo, così si può cambiare. Questo è l’invito che Papa Francesco ci fa con la sua Enciclica sull’ambiente ed è anche il tema centrale della conferenza che si è svolta sabato sera (30 aprile) all’Auditorium Santa Chiara, “Crisi ambientale e crisi etica, due facce dello stesso problema”. Don Luigi Ciotti e Luca Mercalli hanno lanciato un messaggio forte e chiaro: i grafici e i dati che vengono mostrati da anni nel tentativo di far comprendere quanto sia grave la crisi ambientale che imperversa sul nostro pianeta, non sono solo numeri. Stiamo vivendo un momento storico unico, l’Antropocene, in cui l’uomo non è più governato dalla natura, ma la domina facendo del male a se stesso e, soprattutto, alle generazioni future; un periodo in cui la specie umana, da sola, utilizza il 25% delle risorse naturali, che dovrebbero essere a disposizione delle milioni di specie presenti sulla Terra.

Se i grafici e i dati riportati da Mercalli hanno lasciato gli spettatori sgomenti, sottolineando in modo semplice e allarmante lo squilibrio che si è creato in questi anni sul pianeta a causa dell’azione umana, l’intervento di don Ciotti ha reso più che mai percepibile l’urgenza di un intervento deciso in favore dell’ambiente, così come ce lo propone Papa Francesco. Se il nostro agire non sarà verso la direzione giusta, nei prossimi cinquant’anni si andrà incontro ad uno dei rischi maggiori pronosticati dagli esperti, già parzialmente in atto: le migrazioni ambientali a cui le popolazioni saranno sempre più frequentemente costrette. Questo, ci ricorda don Ciotti, non potrà che alterare l’equilibrio di un mondo già fragile di per sé. Ignorare la crisi ambientale, infatti, non significa solo andare incontro al degrado della natura, ma anche lasciare carta bianca allo sviluppo di una serie di fenomeni sociali, dalle organizzazioni mafiose alle multinazionali, che rappresentano una vera e propria minaccia per la legalità, che incrementano a dismisura la povertà e che acquistano un controllo sempre più ampio sulle risorse naturali.

Sabato sera scienza e etica si sono date man forte a vicenda, dimostrando come siano in realtà l’una complementare dell’altra, mostrandoci come dietro ad ogni grafico, ad ogni numero allarmante si possa nascondere un dramma umano, che non potrà che ingrandirsi se si prosegue a questi ritmi. Forse è questa la soluzione per evitare il pericolo incombente su di noi da ormai decenni: unire la componente scientifica del problema a quella etica, così da favorire in ognuno una presa di coscienza seria, che lasci da parte ogni retorica, che uccida l’indifferenza e che ci faccia prendere posizione in fretta, abbandonando una volta per tutte l’irrazionale fiducia nel progresso che ha contraddistinto questi ultimi anni.

È stato significativo vedere una riflessione di questo tipo incastonata all’interno del programma del Trento Film Festival, dove si celebra la bellezza della natura e la potenza delle montagne. È stato una sorta di monito che i relatori della conferenza sperano abbia un’eco il più potente possibile per trasformarci da spettatori a partecipanti attivi dell’ecologia integrale che salverebbe il futuro (e anche il presente) del pianeta.


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Sara Badilini

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