Bakur, il documentario cinematografico sui militari del PKK

TRENTO. Sala stracolma al cinema Modena. Sergio Fant, programmatore cinematografico del Trento film festival, ad introdurre il film con un certo entusiasmo: nessuno tra gli organizzatori si aspettava una partecipazione così ampia, per giunta di lunedì sera, per un film che racconta delle milizie curde del PKK (il partito dei lavoratori del Kurdistan) nella regione di Bakur, a sud est della Turchia.

Il documentario cinematografico è stato presentato nel 2015 al Festival Internazionale del Film di Istanbul destando un grande scandalo. Com’era presumibile il governo turco ne ha impedito la proiezione censurandolo. Metà dei registi partecipanti allo stesso festival hanno quindi deciso di ritirare i propri film in solidarietà con Çayan Demirel e Ertuğrul Mavioğlu i due giornalisti e registi di Bakur.

Le cineprese seguono minuziosamente i militari del PKK dal 2013 e il 2014 durante il “cessate il fuoco” concesso dal governo turco e ci mostrano la routine dei soldati di tre campi d’addestramento dall’alba al tramonto, costretti a fare i conti con il magnifico ma impervio paesaggio montuoso della regione. La loro vita è nomade e grama, l’alimentazione ridotta all’essenziale: pane e verdure. Per questo solo i più determinati hanno la possibilità di unirsi alla guerriglia e certamente le motivazioni non mancano. Nemmeno la paura della morte ferma i miliziani poiché la battaglia è combattuta con un’intima convinzione che nasce dal cuore dell’individui, e paradossalmente c’è anche chi afferma che la paura della morte era maggiore prima dell’arruolamento.

In ogni scena è palpabile la forte identità per cui i curdi combattono, identità legata ad una propria differente lingua e cultura ma soprattutto al territorio e al paesaggio. Gli intervistati sembrano conoscere le montagne in cui si trovano a memoria, combattono per il proprio popolo e per esse. Come dimenticare poi le parole di una donna intervistata che afferma che anche i pesci che scorrono nei torrenti del Bakur sono curdi.

Punto centrale del documentario è l’attenzione alle donne combattenti. Com’è noto il PKK concede loro la possibilità di addestrarsi e combattere esattamente come fanno gli uomini. Questo, è dovuto all’ideologia del partito che vede l’emancipazione femminile indispensabile per la liberazione dell’intero popolo curdo.

Il documentario è un ottimo aiuto per chi volesse avvicinarsi alla storia di questo popolo ma sicuramente non ne esaurisce la tematica sfaccettata e complessa. Spetta poi allo spettatore il compito di valutare attraverso la propria sensibilità se la nobile causa del PKK giustifichi ad imbracciare un fucile.

Il film replicherà venerdì 6 maggio alle 17.15 al Modena.


BAKUR di Ertuğrul Mavioğlu, Çayan Demirel
Turchia / 2015 / 92′

Il PKK (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan) è un’organizzazione politica e paramilitare da diversi anni in guerra con lo stato Turco per ottenere l’indipendenza delle regioni abitate dalle popolazioni curde. Migliaia di persone hanno scelto di unirsi a questa organizzazione e di condurre una resistenza armata sulle montagne. Bakur racconta la vita quotidiana in tre campi di addestramento situati nelle aree montuose ai confini con la Turchia e le convinzioni politiche e sociali che animano i suoi membri.

06/05/2016 / 17:15 / Multisala Modena SALA 1

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Andrea Viani

Andrea Viani

Studente in filosofia. Appassionato di musica, cinema e birrette con gli amici. Frase rappresentativa: "In breve sono complesso ma nel complesso mi descrivo in breve."

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