Sinceramente non pensavo fosse possibile

Sinceramente non pensavo che ciò fosse possibile: l’idea che una nazione si voglia dissociare dall’Unione non credo sia così sorprendente. Il fatto che lo faccia davvero è qualcosa di molto diverso: per anni siamo stati abituati ad una retorica anti-europeista alla caccia di quel voto di protesta, ma che non si è mai concretizzata in atti ufficiali volti  effettivamente all’uscita dall’Unione Europea.

Tuttavia, quanto avvenuto nei giorni scorsi è sintomo dell’intrinseca debolezza di un sistema democratico che privo di strumenti di critica rischia di perdere  sé stesso. La Brexit non è altro che il frutto di quanto l’Unione ha seminato dai suoi albori, quando ancora era feconda di idee audaci e rivoluzionarie. Si è persa, indirizzando le proprie scelte verso gli interessi di pochi, ignorando le necessità  dei propri cittadini.

La totale assenza di coinvolgimento da parte dei vertici della politica, nazionale ed internazionale, ed il cattivo funzionamento degli organi di informazione di massa crea inevitabilmente una platea di persone disinteressate ed incapaci di criticare ciò che li circonda e li riguarda. Queste persone assuefatte dalla propaganda politica e dalla disinformazione seguono diligentemente il capo-popolo, sorprendendosi poi quando la natura di quei leader politici si rivela: un esempio eclatante è stato il voltafaccia di Nigel Farage, leader UKIP, sui 350 milioni di sterline che il Regno Unito versava al bilancio dell’Ue e che non andranno a rafforzare il sistema sanitario nazionale, come ripetutamente promesso durante la campagna elettorale.

Ma il dato che davvero risulta difficile da digerire non è la vittoria della campagna di qualche folle populista le cui ambizioni sono limitate così come lo è il suo acume politico. Il dato straordinario è quello della distribuzione del voto tra le fasce d’età.

Il 60% degli over 65 ha votato a favore del Leave, dimostrando il fallimento del sogno con cui quelle persone sono cresciute, credendo nelle vane promesse di un’Europa giusta e di tutti. Al contrario, il 60% degli under 24 ha votato a favore del Remain. Il dato rivoluzionario è, forse, questo. Il Regno Unito è uscito dall’Unione ma il suo futuro le è ancora intimamente collegato: le nuove generazioni hanno chiaramente ribadito col loro voto il loro legame con l’Europa. I risultati di un  referendum, che potrebbe rappresentare la prima vera grande rivolta contro l’Unione, ci danno speranza: gli anziani, disillusi da un sistema europeo marcio e malfunzionante, hanno dato una spallata alle istituzioni di questa vecchia  Europa ma i giovani, il futuro, hanno segnato una via diversa.

Io,forse, sono troppo ottimista: è,infatti, più probabile che, nei prossimi cinque  o dieci anni l’Unione finisca gambe all’aria e si torni ad un’Europa divisa, immemore degli orrori che ciò ha generato. Ho letto diverse opinioni che individuano nella Brexit l’inizio della fine inesorabile del sogno europeo; spero sia davvero così. Quello che è stato un sogno, ben presto si è trasformato in un incubo orrendo fatto di interessi finanziari, negligenza nel valutare le grandi questioni sociali del nostro tempo e  indifferenza a ciò che in Europa sta davvero avvenendo (crisi economica, crisi del lavoro, incapacità nella gestione di ogni questione che si è presentata alla nostra porta, dall’ambiente all’immigrazione, ai diritti civili). Per questa ragione spero che sia l’inizio della fine dell’Europa e che si dia spazio a quella consapevolezza, condivisa da molti, che sia necessario ripensare a quanto realizzato finora per costruire una realtà  migliore.

Per questa ragione credo davvero che non tutto sia perduto: sebbene sia vero che le nuove generazioni non hanno votato in massa, è  altrettanto possibile che i giovani che hanno votato per rimanere in Europa,  e i tanti altri che ancora credono nella possibilità di un’Unione diversa, divengano il motore per la prossima rivoluzione europea. Se, con il voto inglese, è stata espressa la disillusione di chi ha visto fallire un sogno, noi, la generazione Erasmus bistrattata da tutti, dobbiamo cogliere questa sfida.  L’Europa si può salvare ma solo se è disposta a passare attraverso il giudizio di una generazione fino a qui inascoltata.

Emanuele Pastorino

Vivo a Trento, orgogliosamente come immigrato, da un po' di tempo. Membro dell'associazione Ali Aperte.

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