Elezioni Usa. Le incognite del voto dopo una campagna elettorale colma di scandali

Questa notte si vota. Nella campagna elettorale Trump ha scandalizzato il mondo. Con l’avvicinarsi delle elezioni, sono emersi scabrosi dettagli della sua vita e compromettenti dichiarazioni. Si protesta: in America e nel mondo intero; si sollevano numerose le critiche degli esponenti del Partito Repubblicano, che più volte hanno fatto pressioni sul loro candidato affinché abbandonasse la corsa alla Casa Bianca. Giovedì 13 ottobre 2016 la First Lady uscente, Michelle Obama, ha preso parola durante un convegno a sostegno di Hillary Clinton, invitando le donne d’America a votare contro di lui l’8 novembre, in particolare a causa dei suoi numerosi atteggiamenti sessisti. «Sia chiaro: questo non è normale. Non è la solita politica. È una cosa vergognosa», ha dichiarato Michelle Obama.

Di certo Trump ha dato spettacolo. Si è parlato molto più di lui che della sfidante Clinton, messa in ombra dagli scheletri nell’armadio dell’ingombrante avversario. Interessante a tal proposito la lettura di un affranto Michael Moore, che il 24 luglio 2016 spiegava ai suoi lettori il motivo per cui l’elettorato della Clinton fosse molto meno entusiasta di quello di Trump (http://www.huffingtonpost.it/michael-moore/5-motivi-per-cui-donald-trump-vincera_b_11166616.html).

Votare Trump significa compiere una scelta precisa, un passo indietro rispetto a quell’America di aspirazioni progressiste che otto anni fa elesse il primo presidente afroamericano della storia. Barack Obama diceva “Yes, we can!” e la speranza di un intero popolo si è riflessa in queste parole. I due mandati presidenziali di Obama, tuttavia, sembrano non aver soddisfatto a pieno le aspettative degli elettori. La minaccia del terrorismo di matrice islamica e la crescente paura di arretramento dentro la pancia dell’America hanno lasciato il passo allo slogan trumpiano “Make America great again!”. Frase non nuova fra le file dei repubblicani e alle schiere di cittadini insoddisfatti, basata su una sicurezza spavalda, simile a quella che il trentunesimo Presidente degli Stati Uniti, Herbert Hoover, mostrava nel 1929 all’alba della Grande Depressione, quando dichiarò “cancelleremo per sempre la povertà da questo Paese”.

Nella notte gli elettori degli Stati Uniti d’America saranno chiamati a votare. Non resta che chiederci se i democratici americani la penseranno tutti come Michael Moore e si recheranno alle urne per votare la Clinton, come fece Indro Montanelli nel 1974 in Italia, quando, di fronte all’avanzata del PCI, fece clamore con il suo endorsement sintetizzato nello slogan “Turatevi il naso ma votate DC”. O se, al contrario, i cittadini d’Oltreoceano seguiranno le elezioni passivi davanti alla tv sul divano di casa. L’aria che si respira suggerisce tuttavia che buona parte dell’elettorato-Clinton si fondi sul disgusto e sul timore per Trump, piuttosto che sull’ammirazione nei confronti della sua avversaria.

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