Uniti per l’Europa

Il 25 marzo si sono svolti a Roma i festeggiamenti per i 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, i trattati istitutivi della CEE e dell’EURATOM e che hanno posto le basi per il processo di integrazione europeo giunto oggi a un apparente fase di stagnazione per non dire di crisi. La giornata di sabato è stata quindi anche l’occasione per vedere scendere in piazza le due anime dell’Unione oggi: quella euroscettica e quella federalista. Chi vi scrive ha avuto la fortuna e il piacere di poter partecipare alla manifestazione organizzata dal Movimento Federalista Europeo: la “March for Europe”.

Le manifestazioni sono state un’occasione per vedere un concentrato di quello che è l’Europa ai giorni nostri, a partire, purtroppo, dalle sue paure. I pericoli dati dal terrorismo e dalla possibile infiltrazione di soggetti violenti all’interno delle manifestazioni, oltre alla presenza dei 27 leader dei paesi dell’Unione, ha portato all’organizzazione di un efficiente e minuzioso sistema di sicurezza. I controlli, capillari, iniziavano ancora prima dell’ingresso in città e le vie delle manifestazioni erano costantemente pattugliate dalle forze dell’ordine. Nonostante i timori e le previsioni catastrofistiche di alcuni media, le manifestazioni si sono svolte in maniera assolutamente pacifica grazie sia all’apparato di sicurezza predisposto sia agli stessi organizzatori delle manifestazioni.

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Un impianto di sicurezza volto anche a garantire la protezione delle numerose personalità, politiche e non, che hanno parlato sul palco della manifestazione europeista. Dai discorsi è passato un messaggio chiaro e preciso, un messaggio ben presente nelle idee dei partecipanti alla marcia. La marcia non voleva assolutamente essere una manifestazione a favore di questa Europa. È stata una marcia di protesta. Una marcia contro il riemergere di vecchi e mai sopiti nazionalismi nei paesi dell’Unione, una marcia contro la volontà antistorica di smantellamento di un progetto meraviglioso come quello europeo, una marcia che vuole denunciare le mancanze di un’Europa ancora a metà, senza una linea comune in troppe questioni, alla mercé della volontà degli Stati nazione, senza strutturate politiche sociali e con un costante deficit democratico. Un organo quindi ben lontano dalle idee di uno dei suoi primi teorizzatori, Altiero Spinelli. Una marcia per ricordare che l’Europa è degli europei e non dei governi. Una marcia per ribadire quale è l’obbiettivo ultimo del progetto comunitario: la creazione della Federazione Europea, degli Stati Uniti d’Europa. Questo futuro soggetto statale non è, non deve essere e non può essere solo un sogno. È una necessità. In un mondo in continua crisi, dove gli attori internazionali sono Stati dalle dimensioni, economie e popolazione immense, è proprio l’idea che gli Stati europei possano muoversi da soli ad essere pura utopia. Gli Stati nazione non possono essere la risposta futura, ma un ricordo passato. La sfida e l’importanza del raggiungimento di questo obbiettivo storico sono di una tale importanza da avere spazzato via i vetusti schieramenti politici. Destra e sinistra poco oggi vogliono dire nel panorama europeo. Le forze politiche si dividono inevitabilmente in Federaliste e Euroscettiche. Non a caso la “March for Europe” era colorata da diversi colori politici e anche le diverse personalità invitate e presenti erano dei più disparati schieramenti, da Gianni Pittella (presidente del S&D) a Guy Verhofstadt (presidente dell’ALDE) solo per citare alcuni. Liberali e socialdemocratici uniti insieme in una marcia gioiosa per il bene comune di tutti i cittadini europei, perché infatti l’Europa è un bene comune, non dei soli Federalisti. E cosi come l’appartenenza politica dei Federalisti è trasversale, allo stesso modo anche quella degli Euroscettici non conosce distinzioni di colore politico. La destra sovranista (cosi oggi si autodefinisce) e l’estrema sinistra unite insieme per richiedere lo scioglimento dell’Unione o per lo meno un ritorno a una sola connotazione economica dell’Unione stessa, abbandonando la strada dell’effettiva unificazione politica e riducendo il sogno dei padri fondatori a un mero accordo commerciale.

Dopo i discorsi dei vari esponenti politici e dei movimenti federalisti, la manifestazione ha marciato da Piazza Bocca della Verità verso il Colosseo, dove si è incontrata con altri movimenti europeisti dando vita alla “Festa dell’Europa”. Donne e uomini che hanno conosciuto il mondo prima dell’Unione insieme a ragazzi e ragazze che vogliono vivere in un mondo con una Federazione hanno marciato e festeggiato insieme per il futuro di tutti. E mentre la manifestazione giungeva alla sua naturale conclusione giungevano dai social network le immagini delle manifestazioni europeiste in corso negli altri Stati europei. Un unico popolo unito per uno scopo comune. Perché l’Europa è imperfetta, ha commesso degli errori, è a volte distante dai bisogni dei cittadini, ma è il nostro presente e soprattutto il nostro futuro. E il futuro si costruisce insieme, non lo si cestina.

Michele Lussu

Nato a Belluno il 25 dicembre 1995, diplomato al liceo scientifico Galileo Galilei, studia attualmente giurisprudenza a Trento.

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