L’obesità non dipende solo da ciò che mangiamo. E bere vino fa bene

TRENTO – “Più grande è l’appartamento, più piccola è la taglia”. Inizia così la sua riflessione l’economista statunitense Kiersten Strombotne, raccontando al Festival dell’Economia come nell’ultimo periodo c’è stata un’inversione di marcia rispetto al passato. Se infatti una volta la povertà era sinonimo di un’alimentazione (quando c’era) basica e basata su prodotti semplici, oggi scopriamo che l’obesità è un fenomeno tanto più presente quanto maggiore è la difficoltà economica.

Le fasce di popolazione benestante sembrano avere più strumenti per perseguire il proprio benessere, attraverso l’attenzione al cibo e all’attività fisica. La salute è quindi riservata alle classi alte o è davvero un diritto a portata di tutti? E quanto può lo stato entrare nelle scelte di vita personali del cittadino?

Le principali cause di morte, in Italia e nel mondo, sono direttamente correlate al concetto di salute, con scelte e stili di vita differenti. In America sono state lanciate diverse campagne educative e informative sul tema, ma bisogna considerare l’aspetto patologico dell’obesità: dovremmo valutare lo sviluppo di una vera dipendenza da alcuni alimenti, al pari dell’alcol, soprattutto da zuccheri e grassi. In questo senso, quindi, le campagne informative possono aiutare solo in parte: essendo per l’appunto informative, nessuno obbliga gli ascoltatori ad accettare e recepire ciò che viene consigliato.

Il medico americano Lawrence R. Coia introduce il discorso sull’uso/abuso di alcolici: sono sempre più diffusi anche fra i giovani superalcolici e “long drink” ad altissimo contenuto di zuccheri, ma il consumo di massimo due bicchieri di vino al giorno non solo non è nocivo, ma è anzi altamente consigliato. Il vino rosso, con la sua alta concentrazione di polifenoli, è secondo Coia «il farmaco più efficace per ridurre i rischi cardiovascolari».

Emblematico il caso del Medio Oriente: pur non consumando alcol, questo paese presenta alti tassi di obesità. Come spieghiamo questo fenomeno? La causa principale è da attribuire all’elevato consumo di bevande dolci, succhi zuccherati, bevande gassate, che introducono nel corpo quantità molto elevate di zuccheri, di cui ci si rende meno conto che «mangiando una fetta di torta».

Silvia Scaramuzza

Vivo a Gardolo in periferia di Trento, studio Servizio Sociale a Trento. Credo molto nella partecipazione e nel "sporcarsi le mani", aspetto che cerco di portare in ogni ambito della mia vita, dallo scoutismo allo studio, dal tempo libero alla scrittura.

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