Una laurea honoris causa per intessere relazioni industriali

Sergio Marchionne, amministratore delegato di FCA e presidente di Ferrari, riceverà il prossimo 2 ottobre la laurea honoris causa in Ingegneria Meccatronica dall’Università di Trento. Già nello scorso novembre, all’annuncio della volontà di onorare Marchionne di questo titolo, si erano levate polemiche da parte degli studenti e di alcuni componenti del mondo accademico.

Alcuni contestavano l’opportunità di consegnare il riconoscimento al manager giudicando le sue scelte manageriali di attacco ai diritti dei lavoratori o di cambio della sede fiscale delle aziende come distanti dai valori dell’università, altri sollevano solamente dubbi sulla disciplina in cui la laurea sarebbe stata conferita, non mettendo tuttavia in discussione i meriti e le scelte di Marchionne.

In realtà a volte, e come vedremo questo si addice al caso di Marchionne, le lauree honoris causa sono attribuite a personaggi che già avevano relazioni con l’istituto che li proclama o rapporti professionali con il tessuto imprenditoriale e sociale del territorio. La laurea honoris causa si inserisce così in un rapporto di mutuo scambio in cui entrambe le parti sono arricchite da più profondi rapporti professionali ed accademici.

Vediamo però prima perché l’università ha conferito questa laurea al manager di FCA: le motivazioni della laurea honoris causa risiedono “nell’eccezionale professionalità, impegno ed efficacia di Marchionne nella gestione di diverse realtà industriali ai massimi livelli internazionali. La sua carriera professionale è connotata da una chiara visione strategica, tempestività e indipendenza di decisione. Queste qualità, supportate da una profonda competenza tecnica, gli hanno permesso di affrontare e di gestire con successo trattative estremamente complesse, favorendo in tal modo il rilancio del settore automobilistico nazionale e, di conseguenza, l’innovazione e lo sviluppo nell’ambito dell’Ingegneria meccatronica”.

Si ammettono cioè le grandi doti manageriali di Marchionne, il quale, dopo aver traghettato la Fiat fuori da anni difficili, l’ha fusa con Chrysler e riportata ad avere un ruolo nel mercato automobilistico mondiale. Sembrano invece più scarsi i contributi alla materia oggetto della laurea, l’Ingegneria Meccatronica, la quale laurea, come si legge dalla scheda sul sito del nostro ateneo, “forma ingegneri meccanici con una visione di sistema e con la capacità di realizzare (comprendere, pianificare, eseguire) progetti di innovazione e sviluppo di prodotti industriali di natura meccanica o meccatronica […], prodotti  industriali – anche complessi – composti da una base fisico-meccanica  su  cui  si  integrano  tecnologie  dell’automazione  e  nuovi  materiali”.

Molte delle lauree honoris causa di Marchionne, ne ha infatti ben sei, sono legate a luoghi strategici per le aziende che guida, più che a puri contributi alle discipline. A Toledo (Ohio), dove è stato onorato del dottorato di ricerca in business administration hanno sede due fabbriche di FCA, una di componentistica ed una di produzione del marchio Jeep. La laurea honoris causa in giurisprudenza gli è stata conferita dal Walsh College of Accountancy and Business Administration di Troy, un quartiere di Detroit dove ha sede FCA US e vari impianti ed uffici del gruppo. Anche le lauree di università italiane non sono in luoghi sconosciuti: Marchionne ha una laurea honoris causa in economia e commercio dell’Università di Cassino, città di uno storico stabilimento Fiat fin dagli anni ’70 e dove oggi si producono Alfa Romeo, ed una laurea honoris causa in ingegneria gestionale dal Politecnico di Torino, città dove la Fiat è nata. Tra l’altro il Politecnico di Torino già da parecchi anni ha un corso di studio in Ingegneria dell’Autoveicolo/Automotive Engineering, che prevede un doppio titolo con l’Università di Windsor (Canada), da cui Marchionne ha ricevuto una laurea magistrale honoris causa in giurisprudenza, oltre ad aver studiato già da giovane nella stessa università, conseguendo un master in business administration. Marchionne è già quindi spesso legato ai luoghi in cui riceve onorificenze e molti sperano che questi legami si saldino così ancor di più, aprendo opportunità lavorative e di studio per gli studenti.

Anche Trento non è fuori dai radar della Fiat. In città si trova infatti una delle sedi satellite del Centro Ricerche Fiat (sede principale a Torino), il quale si occupa di sviluppare motopropulsori, sistemi veicolo, materiali, metodologie e processi innovativi per migliorare la competitività dei prodotti di FCA e rappresentare FCA negli ambiti della ricerca collaborativa a livello nazionale e internazionale.

Il Centro Ricerche Fiat fa quindi ricerca ed innovazione, collaborando spesso con il Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’università di Trento. Dieci anni fa, nell’ottobre 2007, è stata infatti firmata la convenzione quadro fra Centro Ricerche Fiat e Università di Trento, che sottolinea sinergie ed impegni reciproci. Come si legge dalla stessa “Unitn si impegna ad identificare, su richiesta del CRF, neo-laureati di eccellenza per attività di stage/tirocinio formativo anche finalizzate, in accordo con le esigenze tecnico-organizzative del CRF, ad un inserimento nella propria sede di Trento e, più in generale, nella struttura del CRF”. Si sono cioè aperte in questi anni opportunità lavorative e di tirocinio per studenti dell’Università di Trento nel mondo Fiat, e questa laurea honoris causa potrebbe essere qui a testimoniare la buona riuscita di questa collaborazione e la volontà di impegnarsi anche per il futuro, garantendo ricerca e sbocchi professionali per gli studenti della nostra università.

Per questo le due principali associazioni studentesche, Udu e Unitin, non sono su posizioni apertamente critiche ma nemmeno completamente soddifatte, principalmente perchè la laurea honoris causa è stata votata dal Senato Accademico riunito in forma ristretta, senza cioè che gli studenti potessero dire la loro. Filippo Gioachin (Udu) e Luca Bocchio (Unitin) infatti affermano: “Non ci interessano polemiche tardive ma per il futuro auspichiamo un maggior coinvolgimento degli studenti: scelte come questa dovrebbero essere prese da tutte le componenti dell’Università, mentre lo Statuto esclude i rappresentanti degli studenti da buona parte delle decisioni del Senato accademico. Questa cerimonia a Rovereto deve essere un’occasione per riflettere sulla strategia di sviluppo di quel polo: ben venga la collaborazione con le imprese, ma all’eccellenza didattica va coerentemente affiancata anche quella dei servizi. Mense, posti alloggio, trasporti serali vanno adeguati agli standard dei poli di Trento.”

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