Intervista a Pop_X | 8-bit e whisky-cola.

Sotto un plumbeo cielo autunnale che ricorda un paesaggio di Turner, il Poplar Festival, tenutosi nella bellissima cornice del Parco delle Albere, era quasi giunto al termine.
Dopo un’intensa giornata di ottima musica, interessanti progetti ed ovviamente squisito cibo, c’era ancora molta eccitazione nell’aria: i Canova avevano appena finito di suonare ed il pubblico, non pago, già gridava all’unisono il nome di “Pop_X! Pop_X!”.
Prima che il gruppo salisse sul palco, sono riuscito ad intercettare e scambiare due parole nel backstage con Davide Panizza, la mente ed il fulcro del collettivo nato proprio tra le montagne trentine. Il tour che li ha sballottati lungo tutta l’Italia è praticamente finito, ma i ragazzi sono più carichi che mai e si sentono pronti a far divertire, prima della meritata pausa dai palchi, il pubblico di casa con una delle loro performance.
Così, con un whisky-cola in una mano, ed una sigaretta nell’altra abbiamo iniziato a parlare…

Ho letto sulla vostra pagina Facebook che il tour è agli sgoccioli, avete oggi ed un’ultima data questo venerdì, poi avete finito, come mai? Vi prendete una pausa?

Dopo aver portato a termine il nuovo disco, Lesbianitj, abbiamo deciso di fare un tour con una lunga serie di date, dopo un po’ il tour si esaurisce come tutte le cose, così si rifà un disco nuovo ed un nuovo tour si farà, e così via! (ride).

Volevo dirti che sono rimasto piacevolmente stupito dalla cura e dalla trasversalità che avete dedicato al vostro ultimo lavoro, addirittura un videogioco avete fatto! Qual era il senso?
Il senso e l’obiettivo era ricreare un po’ l’atmosfera del disco, questa volta senza musica o parole ma tramite un altro mezzo, ossia quello del videogame.

Se penso alla parola videogioco con la mente vado al Sol Levante, ed ascoltando la vostra musica è impossibile non pensare al J-POP. Ha influito questo genere musicale?
Sì diciamo di sì, io non sono un ascoltatore abituale né un fruitore di J-POP, anche se comunque ne ho ascoltato parecchio, è sicuramente una musica che apprezzo, quindi sì, diciamo pure che quel genere ha influito in parte.

Anche le idee per le melodie vengono dall’estremo oriente?
Le melodie no, direi di no, appartengono a qualcosa di più italiano, di questa zona dell’Europa, l’ispirazione viene da una cosa più nostrana, che ci appartiene, anche se pensandoci bene sì (sorride) ti ridico tranquillamente che c’è qualcosa di “giapponeggiante” nelle nostre melodie, ma anche con un occhio di riguardo a quello che potremmo definire “melodico italiano”.

Quando si ascolta per la prima volta Pop_X si è come soverchiati da un alone che potremmo denominare “nostalgia in 8-bit”, come mai questa scelta?
Diciamo che l’8-bit è più un retaggio di qualche anno fa, quando suonavo assieme a degli 8-bittari che utilizzavano come uno strumento vero e proprio un GameBoy. Tieni conto che era il 2009, ed i miei primi concerti li ho fatti proprio assieme a ragazzi che suonavano questa musica, ovviamente sono stato influenzato da quei suoni e li ho messi nei miei brani; alcuni beats di pezzi di quell’epoca, come “Io centro con i missili” o altri brani più vecchi hanno suoni che ricordano i videogiochi, anche se etichettare rétro la nostra musica credo sia molto limitante.

Io Centro Con I Missilihttps://www.youtube.com/watch?v=HsLqNFIFxnk

Ma poi, in parole povere, Pop_X, cosa è? È un movimento artistico?
Pop_X è innanzitutto un progetto musicale, però anche video intesa come arte visiva, è una miscellanea di – e – per occhi ed orecchie, la parte musicale ovviamente è preponderante, però ci interessano anche altri aspetti: tutto è collegato. Ti faccio un esempio, prendiamo un rapper (che vanno molto di moda ultimamente), va in studio, scrive le rime e le canta sopra una base già fatta, poi con quella canzone il nostro rapper va da un tizio e gli chiede di girare un video.
Ecco, noi saltiamo tutti questi passaggi cercando di far comunicare ed interagire tutti i linguaggi;
quando mi metto a fare la melodie, cerco le parole, e poi giro il video. È tutto più unito, è un progetto più interdisciplinare: non è solo andare in studio e cantare con l’autotune “Io sono un missile”, ma sono io che decido su che base cantarla, come e quando girare il video. È tutto più artigianale, segue meno processi industriali, è una cosa di gruppo: lo facciamo tra di noi.

Viviamo in un’epoca dominata dai social, vero veicolo oramai della cultura popolare, detto tra noi, sei un nostalgico degli anni 80?
Non prendiamo idee solo da quell’epoca, ma anche dai primi duemila. Proprio di questo fatto, un personaggio molto intelligente, il vecchio Stefano di Trapani “de Roma”, una volta fece un’analisi musicale un po’ approfondita sui nostri brani e nel sound aveva captato anche elementi del 2005, del 2010, come ad esempio Gabry Ponte, suoni per l’appunto non solo di trent’anni fa!
C’è una volontà di guardare al passato, prendiamo degli elementi da lì, è palese, ma non li facciamo nostri in toto. Ti porto un altro esempio, prendiamo un gruppo italiano che ultimamente sta andando fortissimo, i The Giornalisti, non so se li conosci: ecco il loro album suona palesemente anni ‘80, fatto ovviamente con dei suoni di adesso, ma il riferimento è chiaramente ed esclusivamente di quegli anni, no? Anni ‘80! Nella nostra musica invece credo che più decenni abbiano influito, non ci concentriamo su di un’epoca, c’è addirittura qualcosa di più vecchio del 1980…

E della musica del domani che mi dici?
Indubbiamente c’è anche la volontà di guardare a quello che potrà succedere dopo, musicalmente parlando, quindi indietro sicuramente ma anche con un occhio al futuro, cercando di fondere questi due elementi nelle nostre canzoni. La gente spesso ci accosta alle sonorità di un’epoca passata scrivendo in giro che siamo “cabinati anni ‘80”. Io dico loro che siamo cabinati un po’ dappertutto! Anni ‘90, ma anche 2005, 2007, 2009, 2012! L’intento è anche quello di imparare dal passato e tentare di superare tutto ciò che è stato fatto: lo potremmo definire un tentativo di rimescolamento! Una pratica molto in voga nei giorni nostri, in quanto il 99% della musica attuale ha elementi del passato.

Un occhio alle terga ed un al naso insomma; ma dove sta il segreto della vostra musica? Dimmi perché “Cattolica” parte quasi sempre nelle notti passate tra i bicchieri di vino di noi universitari?
Credo che le nostre siano delle musiche che ti portano ad un mood mentale positivo, no? Ti invogliano a fare festa, a ballare, a dimenticarti dell’esame andato male. Gli universitari poi si sa, sono una categoria di persone che vogliono fare festa e sbronzarsi e trovano in quella musica i giusti elementi per divertirsi!

Cattolicahttps://www.youtube.com/watch?v=5b5_FRDlR7c

Indubbiamente! Ma non pensi che potrebbe scemare e togliere credibilità al vostro lavoro? Detto in soldoni, non c’è il rischio di essere relegati a genere da “ubriacatura”?
Non so, può essere, ma non credo sia avvilente! (ride)

Ma quindi c’è un intento nella vostra musica o no?
Beh, sì! Anche fare bordello però è importante, anzi è quello forse l’elemento più importante! Fare bordello nel modo in cui ci piace farlo, in “maniera primitiva” mi verrebbe da dire. In qualunque società c’è sempre stata questa voglia di uscire dagli schemi, di fare “casino”, ed anche in quella attuale ovviamente è presente, e grazie alla musica c’è ancora la possibilità di farlo, per fortuna! Però bisogna farlo nel modo giusto, mi capisci? Il bordello è figo se è figo il bordello, quindi in sostanza l’idea nostra è quella di fare un Bel bordello! A volte ci riusciamo, a volte magari no, ma sta di fatto che l’atto di trasgressione è un elemento imprescindibile della nostra musica.

Musica che sta avendo successo un po’ dappertutto mi pare. Siete passati da essere un genere di nicchia ad uscire in major, è stato un bel balzo in avanti o mi sbaglio?
Sì, anche se Lesbianitij non è proprio uscito in major, ma distribuito da una di loro: la Universal. Il disco porta la firma dell’etichetta indipendente Bomba Dischi.

La stessa che butta fuori anche Calcutta giusto?
Calcutta, Giorgio Poi, ed altri artisti molto interessanti…

Quindi siete riusciti a passare dall’internet al mondo vero, qualcuno ha creduto in voi insomma!
Per fortuna sì! Tramite il loro ufficio stampa siamo entrati nel circolo della musica italiana: se prima infatti il giudizio del nostro operato era affidato totalmente al pubblico, ora con l’appoggio di un’etichetta e tramite interviste siamo riusciti a spiegare ad un po’ più di persone il nostro intento musicale.

Quindi ora non potranno più dire che siete un “Troll” dell’etere!
Ma Troll non ci siamo mai definiti, anzi! Direi che siamo sempre stati abbastanza costanti, conta che è dal 2009 che faccio canzoni e video. Ovviamente passa tutto da internet, io posto tutto sul mio canale perché lo trovo un metodo di condivisione semplice e rapido, soprattutto lo utilizzo come un backup, più d’una volta mi è capitato di fare tracce e poi perdere l’intero progetto per distrazione! Quindi internet per me è un vero e proprio hard disk. Fai conto che il file originale de “Io centro con i missili” non li ho più, ho dovuto buttare la canzone su internet perché se no l’avrei persa. Per me Youtube è sempre stato un luogo di memoria. Tornando alla tua domanda quindi no, direi che Troll non siamo mai stati! Non siamo mai stati un fenomeno di internet, per noi l’etere è stato solo un mezzo e lo dimostra il fatto che noi dal vivo ci esibiamo tantissimo; è appunto dal 2009 che ininterrottamente facciamo concerti per tutt’Italia più o meno intensamente: abbiamo sempre cercato di suonare per un pubblico in questi anni…

Proprio una cosa che piace al pubblico è il fatto che interagite molto con l’ascoltatore, è risaputo che i vostri concerti sono molto “performanti”, se mi passi il termine…
Il discorso della fisicità è dovuto in parte ad una fase della mia vita: mi riferisco al mio soggiorno ad Helsinki. Quando ancora studiavo, da ragazzo, lassù entrai in contatto con un gruppo di persone che facevano queste performances che univano danza e musica, dalle quali sono stato attratto. Ho iniziato quindi a girare, a toccare con mano quell’ambiente multidisciplinare e sono rimasto colpito da questi linguaggi cross-mediali. L’elemento performativo mi sembrava fondamentale ed azzeccato per la musica che avevo in testa e poi non mi è mai piaciuto suonare ai concerti, non mi piace l’idea di dover rimanere con il pensiero fisso sullo strumento, secondo me sprechi un momento che potresti usare per interagire col pubblico! Io registro la mia musica e poi la riproduco tramite dispositivi mobili, quindi che cazzo mi frega di suonare dal vivo quando posso godermi io stesso la festa assieme a tutto il pubblico, no? (ride) Io non ho mai usato strumento: conta che sono partito con un iPod nano nel 2009 ed oggi sono passato a quello touch, con quello riproduco i files che faccio da casa e ci canto sopra

E non ti manca il brivido del suonare dal vivo la tua musica?
A volte sì! A volte penso a quanto sarebbe figo suonare la mia musica, ma ho sempre pensato che il mio potenziale potesse esprimersi maggiormente cantando e muovendomi sul palco che con uno strumento in mano!

Mi sembra di capire che il pubblico giochi un ruolo fondamentale nella vostra musica…
Certamente! Anche se non è che devo fare per forza l’intrattenitore sul palco! Però mi interessa godermi la festa assieme al pubblico, e non rimanere concentrato sulla prossima nota da fare, ma questo è un discorso complesso e credo che…

Pop_X! Pop_X!” il pubblico gridava sempre più forte. Davide, buttando la sua sigaretta per terra si congedò da me.

Chiama a raccolta i ragazzi, brindano alla buona riuscita del concerto con l’ennesimo bicchiere di Jack & Cola; raccolgono fumogeni, bandiere ed altri oggetti di scena. Tutti si abbracciano allegri decidendo gli ultimi ritocchi per lo show: il whisky deve aver fatto effetto.
Con lo sguardo li seguo mentre salgono le scalette, Davide mi dà un’ultima occhiata e mentre le luci si spengono, lasciando che solo una fioca luce emanata da un proiettore squàrci il buio, mette le mani sulla grande tastiera posta in mezzo al palco: lo spettacolo può finalmente iniziare!

Francesco Filippini

Studente di Lettere Moderne e vicedirettore de l'Universitario

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