Merkel: das Chamäleon | Merkel: il camaleonte

Angela Merkel: il camaleonte

di Sara Todeschini, studentessa di Giurisprudenza

Ebbene sì, la “donna di ferro” tedesca è giunta al suo quarto (e per molti anche il suo ultimo) mandato.

In questi ultimi anni è stata definita la donna più potente del mondo e come tale è sostenuta da molti e osteggiata da altrettanti.

Secondo alcuni Merkel ha poco fiuto politico. Secondo altri, invece, ha fatto scelte lungimiranti. Su una cosa siamo però tutti d’accordo, ossia che la Germania sembri un’isola felice in un’Europa in tempesta. Siamo davvero sicuri che sia tutto merito della Cancelliera?

Per rispondere a questa domanda è necessario fare luce su alcuni momenti fondamentali della sua vita e in particolare su alcune delle sue scelte politiche.

Angela Merkel nasce in una famiglia di grande cultura nella Germania dell’Est. Suo padre era un pastore luterano e sua madre, membro dell’SPD, era professoressa di inglese e latino. Fin da giovane partecipa attivamente alla vita politica del Paese. Diviene membro del movimento giovanile socialista “Libera Gioventù Tedesca”. In seguito alla caduta del muro di Berlino viene coinvolta nel movimento democratico “Il popolo siamo noi”, aderisce al partito “Risveglio democratico” per poi divenire portavoce dell’ultimo governo della Repubblica Democratica Tedesca. Benché la sua inclinazione politica sembri propendere verso l’ala sinistra, Merkel sceglie, con grande acutezza politica, la CDU come trampolino di lancio della sua carriera. Diviene ministra nel terzo governo Kohl. In seguito ad uno scandalo finanziario che coinvolge quest’ultimo, Angela Merkel acquista successo tra gli elettori e il 10 aprile del 2000 assume la carica di prima donna presidente del partito.

Il rapporto di Angela Merkel con la CDU non è mai stato facile. Lei, donna nordica di religione evangelica, non rispecchiava il suo partito, costituito da uomini conservatori principalmente della Germania meridionale.

Una scelta non facile, quindi, quella di Merkel, ma sicuramente conveniente. Cogliere al volo la perfetta opportunità non è cosa da tutti e nemmeno sapersi adattare alle linee generali del partito con tanta disinvoltura.

Le sue scelte politiche, infatti, seguono un’involuzione verso la politica più marcatamente di destra tipica della CDU. Per quanto riguarda la politica estera, si dichiarò in favore dell’invasione dell’Iraq, descrivendola come “azione inevitabile” – cavalcando l’opinione che in quegli anni caratterizzava la politica internazionale, spaventata dal terrorismo. Per quanto concerne la politica economica, favorì il mercato e la deregolamentazione, rimosse le barriere per il licenziamento e aumentò le ore lavorative settimanali con lo scopo, a suo dire, di rendere il Paese più competitivo. Sostenne, inoltre, un abbandono dell’energia nucleare più lento rispetto a quello proposto da Schroeder. La situazione le sfuggì di mano quando avanzò la proposta di una flat tax e di un incremento dell’IVA per ridurre il deficit tedesco.

Ciò favorì l’opposizione e nel 2005 risolse la situazione formando la famosa Grosse Koalition tra SPD (quella di Schroeder) e CDU.

La tanto criticata Agenda 2010, proposta da Schroeder, costò il posto a quest’ultimo e favorì la vittoria di Merkel. Tuttavia, è proprio grazie a questo pacchetto di riforme che la Germania può ora considerarsi una prospera isola felice (l’operato di un politico deve essere valutato in base agli effetti a lungo termine delle politiche messe in gioco).

Come giudicare dunque l’operato di Merkel?

Secondo Christoph Schwennicke – nel suo articolo “La cancelliera eterna” – tre sono le decisioni affrettate prese dalla cancelliera che potrebbero aver compromesso i suoi dodici anni di mandato: l’abbandono frettoloso dell’energia nucleare, il salvataggio della Grecia e l’apertura delle frontiere all’ondata di profughi nel 2015.

Alcuni degli effetti sono già visibili, come i 520 miliardi di costi aggiuntivi sulle bollette dei tedeschi fino al 2025 a causa della sua prima decisione. Altri invece, per quanto riguarda la seconda e la terza scelta affrettata, non sono ancora tangibili.

Una cosa però è certa: queste politiche sono tutt’altro che di destra. Non a caso molti elettori abbandonano Merkel per AfD e altrettanti lasciano SPD o i Verdi per Merkel.

Da questo quadro si possono trarre due conclusioni.

In primo luogo, Angela Merkel è sicuramente una donna dal grande fiuto politico per quello che concerne la sua carriera. Ha saputo fare le scelte azzeccate e cogliere il momento perfetto per metterle in atto. E’ stata in grado di adattarsi alla situazione che le si poneva di fronte e al contesto in cui lavorava senza troppi problemi, passando da scelte di destra ad altre più marcatamente di sinistra.

In secondo luogo, emerge chiaramente la sua difficoltà a prendere decisioni in breve tempo. Nel momento in cui si trova a dover trovare una soluzione tempestivamente, sembra quasi perdere di vista la sua linea politica (se vogliamo credere o sperare che ne abbia realmente una).

È evidente quanto essa sia poco chiara se si considera la sua volontà – o forse necessità – di formare la cosiddetta coalizione Jamaica con CSU, FPD ed i Gruene. La CSU (gemella bavarese di CDU) non garantirà il suo appoggio a Merkel a meno che la Cancelliera non ponga un limite al numero di profughi che possono superare i confini tedeschi. Di tutt’altra opinione sono i Verdi e i liberali di FDP i quali sostenevano la scelta di Merkel di non volver fissare tale limite. E mentre la Cancelliera si divide tra opinioni e pretese di schieramenti opposti agendo come da mediatrice, numerosi sono i sondaggi che la vedono già fallire. Alcuni sono già pronti per le elezioni generali del 2021, altri sostengono che la Cancelliera non arriverà a fine legislatura. Per il momento aspettiamo e vediamo se e come la Cancelleria metterà in pratica le sue abilità camaleontiche.

Angela Merkel: das Chamäleon

di Sara Todeschini, studentessa di Giurisprudenza

Die deutsche Eiserne Frau ist jetzt bei ihrem vierten (und für viele Leute auch letztem) Mandat angekommen.

In den letzten Jahren wurde sie als die mächtigste Frau der Welt bezeichnet und dadurch hat sie viele Vertreter so wie auch viele Gegner.

Einige behaupten, sie habe keinen politischen Spürsinn. Andere behaupten dagegen, sie habe weitblickende Wahlen getroffen. Wir sind aber alle im Einklang, dass Deutschland als eine frohe Insel in einem stürmischen Europa aussieht. Sind wir aber sicher, dass es nur Merkels Vorzug ist?

Um auf diese Frage zu antworten, ist es unentbehrlich, dass wir uns auf die wichtigsten Momente und Wahlen Merkels Leben konzentrieren.

Angela Merkel wurde in einer Familie mit großer Kultur geboren. Ihr Vater war ein evangelischer Theologe und ihre Mutter war eine Englisch – und Lateinlehrerin, sowie Mitglied der SPD. Schon im Jugend nahm sie aktiv am politischen Leben teil. Sie war Mitglied der „Freien Deutschen Jugend“ (FDJ). Nach dem Fall der Berliner Mauer begann Merkel beim neu gegründeten „Demokratischen Aufbruch“ (DA) zu arbeiten. Danach wurde sie Sachbearbeiterin in der persönlichen Arbeitsumgebung des Vorsitzenden Wolfgang Schnur in der Ost-Berliner Geschäftsstelle. Obwohl ihre politische Neigung links stand, beschloss Merkel, die CDU als Springbrett ihrer politischen Karriere zu benutzen. Sie wurde Bundesministerin der dritten Regierung Kohls. Aufgrund eines Finanzskandals –den Kohl direkt betraf – wuchsen die Vertreter Merkels und am 10. April 2000 wurde sie als erste weibliche CDU-Bundesvorsitzende gewählt.

Die Beziehung zwischen Angela Merkel und der CDU ist nie einfach gewesen. Sie ist eine nordische evangelische Frau, die ihre Partei nicht wiederspiegelt, da die CDU am meisten aus südlichen katholischen Männern besteht.

Die Kanzlerin traf also eine ganz schwierige aber sicherlich günstige Wahl. Die beste Gelegenheit mit beiden Händen zu ergreifen und sich nach den Ideen einer Partei zu richten sind Eigenschaften, die nicht alle besitzen.

Ihre politischen Entscheidungen folgen nämlich einer Rückentwicklung nach der typischen Rechtspolitik der CDU. In der Außenpolitik sprach sie sich für den Krieg in Irak; sie behauptete, es wäre eine “unvermeidliche Aktion”. In Wirtschaftspolitik förderte sie den Markt und die Deregulierung, entfernte sie die Kündigungschranken und stieg die Nummer der Arbeitsstunden – nach der Meinung Merkels hätte Deutschland konkurrenzfähiger sein können. Sie förderte ein langsamer als das von Schroeder vorgeschlagenen Verlassen der Kernenergie. Die Situation ist außer Kontrolle geraten, nachdem Sie den Vorschlag einer Einfachsteuer und einer Steigung der Umsatzsteuer gemacht hatte, um das deutsche Defizit zu reduzieren.

Das bevorteilte die Opposition und 2005 wurde die Große Koalition (SPD mit Schroeder und CDU) geboren.

Die von Schroeder vorgeschlagene Agenda 2010 wurde so kritisiert, dass Schroeder seine Stelle verließ und Merkel bei dem Sieg geholfen wurde. Es ist aber dank dieser Agenda, dass Deutschland sich jetzt für eine blühende und frohe Insel halten kann (um das Werk eines Politikers zu beurteilen, muss man sich auf langfristige Wirken konzentrieren).

Wie kann man also Merkels politisches Werk beurteilen?

Nach der Meinung von Christoph Schwennicke – in seinem Artikel „Die ewige Kanzlerin“- hat Angela Merkel drei hastige Entscheidungen getroffen, die ihren zwölfjährigen Auftrag hätten kompromittieren können: das eilige Verlassen der Kernenergie, die Rettung Griechenlands und die Öffnung der Grenzen im Sommer 2015.

Einige Nachwirkungen sind schon zu sehen, wie die 520 Milliarden von Zusatzkosten in den Rechnungen der Deutschen bis 2025. Andere Folgen – die von der zweiten und dritten Wahl – sind noch nicht greifbar.

Eine Sache ist aber offensichtlich: diese politischen Entscheidungen sind alles andere als typische Rechtentscheidungen. Nicht umsonst verlassen viele Wähler SPD und die Grünen für Merkel und viele andere Merkel für AfD.

Aus diesem Bild können wir zwei Aussage ziehen.

Zuerst ist Angela Merkel sicherlich eine Frau mit politischem Gespür, wenn es um ihre Karriere geht. Sie war in der Lage treffende Entscheidungen zu treffen und könnte die beste Zeit finden, um sie umzusetzen. Sie könnte sich schnell und ohne Probleme auf eine neue Situation oder auf den Kontext -in dem sie arbeitete- anpassen, indem sie zwischen der rechten Seite und der linken Seite wechselte.

Zweitens erhebt sich Merkels Schwierigkeit, Entscheidungen in kurzer Zeit zu treffen. Wenn sie eine eilige Wahl macht, scheint es aus, als ob sie ihre politische Linie verlieren würde (wenn wir glauben oder hoffen wollen, sie habe eine).

Es ist offensichtlich, dass ihre Linie unklar ist, wenn wir ihren Will – oder ihre Notwendigkeit – betrachten, die sogenannte Jamaica Koalition mit der CSU, der FPD und den Grünen aufzubauen. Die CSU (die bayerische Schwester der CDU) wird Merkel keine Abstützung versichern, es sei denn, die Kanzlerin eine Grenze für Flüchtlinge aussetzt. Ganz andere Meinung haben die FPD und die Grünen, die Merkels Entscheidung unterstutzen, keine Grenze festzulegen. Während die Kanzlerin sich als Mediatorin zwischen den Meinungen und Forderungen von entgegensetzenden Gruppierungen stellt, sind zahlreiche die Sondierungen, die da Versagen Merkels sehen. Einige stellen sich schon für eine vorgezogene Wahl bereit. Andere behaupten, die Kanzlerin könne nicht das Ende ihres Mandats erreichen. Im Moment warten wir auf ihre chamäleontische Eigenschaften, sich zu zeigen.

di Sara Todeschini, studentessa di Giurisprudenza

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

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