Antesignano fu Achille Lauro – quando l’assenza di lungimiranza significa Decrescita

Il 28 Dicembre il Primo Ministro Paolo Gentiloni, in occasione dello scioglimento delle Camere, parlando delle elezioni politiche 2018, ha posto l’accento sulla necessità di non fermare le riforme in questo momento dove gli occhi mediatici saranno puntati per necessità sui programmi di partito. L’Italia è ripartita – dice. E di un aumento dei maggiori indici di benessere ne siamo stati tutti informati: PIL in crescita ed aumento del tasso occupazionale che per la prima volta è tornato ai livelli del 2008 (Istat Novembre 2017).

Eppure c’è un dato che dovrebbe iniziare a preoccupare tutti i giovani che con coscienza vivono il loro quotidiano sul suolo del Bel Paese.

C’è un rapporto che parla chiaro: Istat 27 Aprile 2017 “Il futuro demografico del Paese – Previsioni regionali della popolazione al 2065”. La possibilità che al 2065 la popolazione italiana sarà in crescita è pari al 7%. Ciò al netto dei fenomeni migratori.

I residenti italiani dal rapporto Istat sopra menzionato vengono previsti in decrescita sino al -20% rispetto ad oggi.

Il fenomeno migratorio pare una razionale panacea, ma stando al rapporto Istat pure questo dato non pare roseo, se il termine roseo può essere utilizzato. Il report così cita: “Saldo migratorio con l’estero positivo ma contraddistinto da grande incertezza. Da un valore iniziale di +135 mila unità nel 2016 a un massimo di +162 mila nel 2035, cui segue una continua e regolare flessione che riconduce tale indicatore al livello di +139 mila nel 2065. […] Le dinamiche migratorie sopra illustrate contemplano scenari contrapposti: da un lato un Paese molto attrattivo, con un tasso migratorio netto con l’estero fino al 5,3 per mille annuo (oltre il doppio di quello contemplato nello scenario mediano), dall’altro un Paese che potrebbe radicalmente cambiare la sua natura di accoglienza per tornare a essere, come in passato, un luogo da cui emigrare.”

Ovvia e luminosa la considerazione che una decrescita demografica comporti conseguenze economiche piuttosto elementari ed intuibili: meno popolazione significa meno persone che mangiano, meno persone che si vestono, meno persone che acquistano immobili. E soprattutto, meno persone che contribuiscono alla spesa pubblica.
Una popolazione media più anziana (l’età media al 2065 è prevista a 50 anni) e senza figli prevede costi di assistenza sociale diretta che oggi vengono tendenzialmente compensati dai familiari più giovani. Se di figli che si prenderanno cura dei genitori non ce ne saranno, di tali genitori mancati dovrà prendersi cura qualcun altro, che ad oggi viene naturale identificare in MammaStato.

Non è questo il luogo idoneo a trattare le potenziali conseguenze economico sociali della decrescita di popolazione, parlare di quanto sarà bello avere un’Italia più multietnica e quanto sarà magnifico avere un Paese con più nonni per tutti e meno bambini pestiferi, ma interessante sarebbe invece notare come di questo dato non sembrano farsi carico le promesse di chi si sta avvicinando alla corsa al Governo.

C’è chi parla di reddito di cittadinanza, la cui unica forma stabilmente in atto sul lungo periodo si trova in Alaska – Stato effettivamente assimilabile al nostro Bel Paese – chi di “reddito di dignità”, tradendo la stessa politica liberale a cui dice di ispirarsi. Opportuno sarebbe valutare la fattibilità tanto sul breve quanto sul lungo periodo di analoghe scelte assistenzialiste ed il peso concreto che l’istituzione di una nuova forma di diritto economico ex lege comporta, tanto in generale quanto nel caso di specie – ossia nella morfologia dell’Italiano medio.

Proposte che tanto hanno il sapore di un ritorno in auge di un’etica politica di cui antesignano fu Achille Laurouna scarpa al mio elettore prima del voto ed una dopo.

Decrescita quindi, forse, rischia di realizzarsi davvero. Per qualcuno la colpa sarà del gentil sesso che non pensa più a vestire i panni della casalinga, per altri sarà degli uomini divenuti troppo effemminati, ma forse la realtà più plausibile è che di questa colpa bisognerà plaudire solo chi la politica l’ha fatta a suon di marketing e trading speculativo, lasciando dormiente nella sua assente lungimiranza tutta un’intera popolazione di aventi diritto al voto.

Sofia Pelizzari

Rappresentante degli studenti per la Facoltà di Giurisprudenza di Trento.

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