Trento “Libera di essere”

Il 17 Maggio è una data importante, che coinvolge e interessa non solo la comunità LGBT, ma soprattutto chi non ne fa parte: la giornata internazionale contro l’omo-bi-transfobia. Centinaia di appuntamenti, manifestazioni in piazza, eventi culturali e iniziative di vario tipo animeranno tutta Italia, con l’obiettivo comune di sensibilizzare su questioni che si mostrano (ora più che mai) attuali, e su cui c’è sempre bisogno di focalizzare l’attenzione. E il Trentino non fa eccezione.

In particolare, a Trento si svolgerà dal 10 al 19 Maggio, il festival Liberi e libere di essere. Per fare chiarezza sulla rassegna di eventi, e scoprire qualcosa in più sugli appuntamenti in programma, abbiamo rivolto qualche domanda a Lorenzo De Preto (che ringraziamo per la sua disponibilità), presidente in carica dell’associazione Arcigay del Trentino, che organizza il festival.

 

Ciao Lorenzo, parliamo un po’ della rassegna. Come si svolge?

Liberi e libere di essere è un festival arrivato alla settima edizione a tematica LGBT+, che coinvolge il Trentino-Alto Adige, anche se gli eventi tendono un po’ per logistica a concentrarsi sulla città di Trento. Quest’anno sarà dal 10 al 19 di Maggio e porteremo una serie di eventi in modo da riempire tutte le giornate del periodo tranne il 18 in cui organizzeremo treni e pullman per partecipare al Verona Pride, il primo pride dell’anno. Il tema del pride in sé ritorna anche come tema centrale degli eventi della rassegna a livello nazionale, in quanto proprio nel 2019 ricorrono i 50 anni dai Moti di Stonewall, considerati simbolicamente il momento di nascita del movimento di liberazione LGBT in tutto il mondo (NdR). A livello regionale inoltre, si aggiunge un’altra occasione da celebrare: proprio quest’anno infatti ricorre anche il 25°dalla costituzione dell’associazione Arcigay del Trentino.

Ci puoi dare un’anteprima degli eventi del festival?

Gli eventi verranno presentati nel dettaglio più avanti in comunicato stampa. Posso anticipare però, che quest’anno, tenendo conto delle due ricorrenze, gli eventi andranno a concentrarsi sull’arco storico, toccando tematiche ad ampio raggio senza fare confusione ma con uno sguardo volto a vedere cos’è cambiato, cosa sta succedendo ora e in che direzione dovrà muoversi il mondo dell’attivismo, e nello specifico la comunità LGBT+ italiana. Per cui avremo ospiti dei personaggi storici ed emblematici come Porpora Marcasciano, attivista e presidentessa del MIT (movimento italiano transessuali). Altro ospite di rilievo sarà Piergiorgio Paterlini, autore del libro Ragazzi che amano ragazzi, uscito nel 1991 suscitando al tempo grande scalpore. Il libro diventò non solo un cult per la comunità dagli anni Novanta in poi, ma anche un testo formativo, essendo utilizzato alle volte anche nelle scuole per riuscire a introdurre l’omosessualità e gli orientamenti affettivi di minoranza. Inoltre, Paterlini ha scritto questo nuovo testo (Il mio amore non può farti male – Vita (e morte) di Harvey Milk NdR) con il quale la Einaudi riapre la sua collana giovani. Poi non mancheranno nel corso della rassegna anche occasioni di festa, di aperitivo e di ritrovo, e appuntamenti che riguardino anche tematiche trasversali, come quella delle immigrazioni (con un occhio particolare all’immigrazione LGBT) e anche un appuntamento con Rosso Limone, società bellunese che si occupa di sessualità e piacere femminile in senso inclusivo, coinvolgendo anche persone transessuali e transgender. Un altro evento che farà parte della manifestazione è una serie di letture per bambini, di volumi che parlano di inclusività e diversità specificatamente pensati per questo target.

Quale importanza ricopre un festival del genere? Quali sono gli obiettivi?

Come era stato per il pride il festival ha lo scopo principale di segnare la presenza non solo dell’associazione (Arcigay del Trentino NdR), ma soprattutto della comunità LGBT+ nel territorio. Ci confrontiamo tutti i giorni con una classe politica che sembra, quando va bene, dimenticare quelle che sono le sorti della comunità e, quando va male, prenderla come oggetto di dibattito e trattarla al solo scopo di attirare consenso; come ha fatto il presidente Fugatti un paio di settimane fa, quando ci ha “concesso” che non siamo malati -grazie presidente!- (ride), ma che tuttavia rimarrà negata la possibilità alla comunità di adottare e di avere figli. In quel caso lì non c’è solo un attacco ai diritti: c’è proprio una mancanza di senso empatico ed umano, e di consapevolezza nel sapere che queste persone esistono, che le famiglie omogenitoriali in Trentino sono una realtà, e che sono formate da persone che quotidianamente possiamo incontrare. E che sono, tra l’altro, cittadini a cui il Presidente Fugatti dovrebbe fare riferimento. Dunque, un primo scopo è quello di segnare la nostra presenza e l’esistenza effettiva della nostra comunità. Un secondo scopo è comunque quello di presentare un festival di avanguardia, la volontà è quella di volerci spingere sempre un po’ più in là. Per cui sì, è anche un festival se vogliamo provocatorio, che però ha lo scopo di, attraverso lo strumento della provocazione, rendersi più “appetibile” al pubblico esterno e quindi segnare anche la comunicazione tra la comunità LGBT+ e la comunità Trentina entro cui la prima è inglobata. A tal proposito, per esempio, avremo un appuntamento nella modalità del Trento poetry slam, che si inserisce all’interno delle iniziative de “Il fiume che non c’è”, festa del quartiere di San Martino. Lo scopo di questa iniziativa è  quello di voler integrare insieme diverse realtà dal punto di vista celebrativo e mescolare delle comunità che già quotidianamente vivono assieme, ma dove forse c’è bisogno di esplicitare questo tipo di convivenza e di sovrapposizione.

Per finire, parlaci un po’di te e della tua figura all’interno dell’associazione Arcigay del Trentino

Beh, che dire? Io sono Lorenzo De Preto, sono arrivato a Trento come studente fuorisede, e da subito ho trovato in Arcigay uno spazio (specie nella realtà del gruppo giovani di allora) per fare una vera e propria maturazione interna che poi mi ha portato al coming out, e alla costruzione anche di una coscienza politica volta ad un’attenzione verso i temi LGBT+. L’esperienza del Pride mi ha permesso di fare un passo anche a livello personale su quello che è l’impegno e l’attivismo all’interno dell’associazione; quindi la decisione è stata quella insieme ad altri quattro amici/amiche con cui avevo condiviso un bel percorso sia nel corso degli anni passati che in occasione proprio del pride, di proporci al congresso di ottobre scorso come consiglio direttivo. L’assemblea di soci ha scelto di premiare la linea programmatica che avevamo formulato e da ottobre sono presidente Arcigay del Trentino. È un bellissimo impegno, per me personalmente è anche un po’ aver trovato una casa a Trento e in questa associazione che mi ha dato tanto. Che aggiungere? (ride). A livello di curriculum sono consigliere nazionale di Arcigay, e faccio parte della commissione nazionale del lavoro di Arcigay. E sono orgoglioso.

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