Scienza, divulgazione scientifica e Europa: l’intervista di DisUP a Roberto Battiston

Spunti ricavati da un dialogo col già presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, candidato alle elezioni europee nel 2019, Roberto Battiston. Si ringrazia per l’organizzazione di questo momento l’associazione DisUP.

 

La ricerca scientifico-tecnologica, la sostenibilità ambientale, il nuovo mercato del lavoro (che richiederà altissime competenze e professionalizzazione). Un climax di tematiche che può sembrare inusuale. Non si tratta tuttavia di questioni dirompenti, nonostante i recenti fatti di cronaca, ma di sfide che abbiamo iniziato a conoscere dagli anni ’80 ad oggi. Va dato atto di un primo fatto: come attori politico-economici, i singoli Stati nazionali europei verranno tagliati fuori dalla “corsa allo sviluppo” nei fatti sopra indicati.

Servirebbe un’applicazione di realtà aumentata per vedere ciò che l’UE con le sue istituzioni ha portato nella nostra vita quotidiana. Nelle strade, nei prodotti, nell’istruzione e in molti altri campi. Quanta Europa abbiamo in tasca? Salvo il passaporto europeo, il programma Erasmus e la legislazione su vongole o zucchine, l’Europa fa sicuramente fatica a raccontarsi. Questo è un secondo fatto.

  • L’approccio italiano nei confronti del mercato europeo, ma anche mondiale, può essere sintetizzato dalla metafora Boeing, azienda che s’occupa – come noto – di trasporti via aria. L’Italia ha scelto, 15/20 anni fa, di produrre componentistica anziché prendere pienamente parte ad un progetto più ampio, rinunciando de facto ad un ruolo in uno dei mezzi di spostamento più utilizzati dall’uomo in questo secolo.
  • Una seconda metafora è quella dell’entrata dell’euro, al quale stavamo per non aderire. A posteriori, dati i venti economici che hanno soffiato sul mondo e sull’Europa, possiamo apprezzarne le caratteristiche, che ci hanno aiutato a non far esplodere il nostro deficit e non andare in default; ma non si può sempre aspettare “i posteri” per prendere scelte decisive.

Entrambe le metafore che non hanno spazio nella discussione che accompagna la campagna elettorale per le europee del 2019, probabilmente per scarsa memoria storica degli italiani. Si parla dell’Italia futura con accenni a quella presente, senza guardare al passato (ma nemmeno al dopodomani). Indi per cui ci si condanna a ripetere gli stessi errori, non si implementa alcuna buona pratica per le decisioni focali da prendere rapidamente e si danno per scontate molte cose – come il nostro ruolo in un’Unione europea integrata.

Arriviamo alla questione scienza: può la comunità scientifica scendere in campo per combattere pseudo-scienze e cattiva gestione politica di questioni divisive come il caso Stamina, l’affaire vaccini e la questione xylella in Puglia. È stato costoso in termini di soldi e di tempo far andare al Governo politici con convinzioni pseudo-scientifiche e anti-vacciniste, dopodiché aspettare che cambiassero il loro modus operandi di fronte a fatti oggettivi. Il caso xylella però fa eccezione. Fa eccezione perché non c’era tempo: andavano prese delle decisioni radicali – che stanno venendo prese solo adesso – che, non prendere, ha pesato sul nostro “portafoglio sociale”. I focolai nel Salento sono diventati incendi e ancora si fa fatica ad arginare il problema.

Purtroppo la scienza non è democratica, quindi accanto ad un serio lavoro di ricerca e divulgazione scientifica (quanto più trasparente) vanno comunque posti politici di professione e mezzi d’informazione responsabili, senza bisogno del Buon Governo degli scienziati. 

Mentre tutti noi ci convinciamo delle problematiche ambientali e sociali della Terra, Elon Musk e SpaceX vogliono anche colonizzare Marte. L’esplorazione dello spazio potrebbe essere la “sfida definitiva” e, ancora una volta, l’Italia e l’Europa potrebbero essere in ritardo. Lo sa anche Bezos di Amazon quando investe parte degli utili nella produzione di razzi. Non si può ignorare il valore della “space economy” che gravita attorno all’esplorazione spaziale, valore in continua crescita a tutti i livelli; per questo attori come Musk e Bezos si attivano, ma queste sono imprese sporadiche e non sufficienti. Imprenditori, abili piazzisti,  persone ipercompetenti ma fondamentalmente bambini con un sogno. Molti di noi sono bambini con dei sogni e questi sogni meritano il massimo dell’impegno da parte della comunità scientifica, politica e d’informazione.

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