De Itinere Animi | Mare

Conscio e saturo di tristi ricordi,

mi incamminai a passo lento verso il porto.

Passi pesanti come macigni, pieni di rimorsi.

Un marinaio sulla scogliera, che da lontano avevo scorto,

aveva gli occhi stanchi, profondi, vissuti;

ormai vecchio ma in viso un sorriso beffardo.

Mi vide e si alzò: restammo entrambi muti.

Bastò solo uno sguardo.

Egli capì ciò che avevo provato.

Odiava il mare, mostro imprevedibile

che ogni avventuriero ha affrontato.

Schiudendo la bocca, con voce appena udibile,

il vecchio mi disse che dovevo andare.

Partire lontano. Trovare me stesso.

Così partii, decisi di dimenticare,

di cambiare; il perchè lo comprendo adesso.

Issai le vele e mi affidai alle correnti.

Da lontano fissavo con malinconia la scia

che sembrava rendere le onde trasparenti,

cullando la mia anima come una dolce melodia.

Alzai il capo, vidi le stelle lontane,

danzatrici solitarie nel palco universale,

raffiguranti le più svariate passioni umane,

punti fermi nel variopinto disegno astrale.

Lentamente le ferite del mio cuore guarivano,

stanco di vecchie cicatrici a cui non ho dato ascolto,

fissavo l’orizzonte mentre le onde si inasprivano,

allontanandmi sempre di più dal porto.

Riconobbi quelle ombre tra le creste,

le stesse che cercai di reprimere in ogni istante:

mortali, contagiose, simili alla peste.

Rimasi immobile, ascoltando il rumore del mare

e del cuore, accorgendomi con stupore

che il ritmo cardiaco era privo di dolore.

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