Velluto rosso

di Aemi Desideri

Non è eroe

il colore che indossi

Non è vittoria

il tuo Paradiso ora.

Sono solo ricordi, fermati in un angolo

Attendono l’eterno

eppure il silenzio macchia e fa suo

questo dolore universale.

Non è vendetta

l’arma migliore

contro le radici più strette,

le vite assottigliate,

il muro che irrompe.

Non è Paradiso questo,

è essere fermi

qui.

Ti aspetto tremando,

una tenda scostata, la luce, i colori,

ma non c’è eroe dietro quella scala.

Il pensiero si infrange contro il passato

resta il cielo

e quel legame che ho osato

amare.

Resta il domani, il giorno seguente.

Una vita che scorre

senza certezze.

Non è facile riprendere da dove

nasce il sole

orientarsi anche quando e dove

ogni male soffoca

le gioie migliori,

l’amore.

Strappare sul nascere

una ferita inesistente

Morire insieme a così tanta gente.

Eppure la solitudine su quel letto,

quelle labbra spesse e le tasche ora colme

di me

di Lei.

Dove sei?

Un abbraccio, un discorso.

Il dialetto sulle labbra, nella vita,

ora un sogno.

Una notte, ogni volta

ti aspetto

ogni volta ti ascolto

e sento

che ti ricordi come mi chiamo,

che cosa studio,

dove vado

ma non chi sono.

Ormai è difficile.

Ho perso ogni traccia

di chiusa armonia,

mi trovo per strada da ogni ombra ricercata

e ti cerco sulla neve,

in poltrona,

tra le pagine

ma resta solo una macchia

una macchia di vita?

Non più.

Resta solo una parte di quella che ero

e non sono più.

Ritorni sempre tu,

su questo inchiostro

so che ci sei

ti riconosco.

È camminare che non mi riesce:

voltare le spalle alle fotografie,

leggere di te tra i ricordi,

confrontarti e rimpiangerti con chi ti ha amato

e aspettarti ancora

a quella porta.

Ogni notte spero che sia ancora

vero

il mio pensiero,

il mio passato.

Resta il cielo,

ora velluto rosso,

una lacrima distorta su quella pagina che ti aspetta,

ti racconta

ancora ti ama.

E essere macchia

per ricordarti,

un errore sarebbe andare avanti.

Resta il rimpianto, la colpa.

Non c’è vita, scusa

che la assorba.

Giustificarsi di fronte a se stessi.

L’ho fatto e guarda

guarda cosa pensi.

Ti lascio ancora, ti aspetto ancora,

ammorbidente e zafferano,

sembra strano.

So chi sei.

E non ti lascerò mai andare.

Mi piace credere nell’irrazionale.

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