L’impatto di Netflix sulle tv online italiane

TRENTO. Negli ultimi vent’anni il mondo virtuale ha assunto rilevanza in moltissimi aspetti della nostra vita quotidiana e lavorativa, rendendoci a volte quasi incapaci di agire se non siamo connessi a una rete. Agli inizi del nuovo secolo le principali società italiane di produzione e trasmissione televisiva comprendono la potenzialità di tale mezzo e si aprono, infatti, al settore multimediale: prima l’azienda di Cologno Monzese nel 1999 con Mediaset.it e poi la rete nazionale nel 2005 con rai.tv.

Registrare in VHS il programma che non si era riusciti a guardare o la finale di Champions trasmessa esattamente la sera della cena aziendale diventa ormai, da quel momento, solo un lontano ricordo. Questi portali permettono di guardare gratuitamente i programmi in onda su tutti i canali della rete, di rivedere puntate già trasmesse e di accedere a tutta la programmazione, mettono in evidenza i contenuti più cliccati o i programmi più visti, al fine di permettere al “web-telespettatore” di non perdersi qualcosa di importante e/o popolare. Offrono, inoltre, interviste inedite, contenuti speciali, fuori onda, news, in generale tutto quello che, per motivi di tempistica, non può essere trasmesso in TV.


OLTRE I CONTENUTI TRASMESSI

Questa quasi illimitata capacità contenitiva del Web ha suggerito a numerose società l’idea di creare una TV online che andasse ben oltre i contenuti trasmessi e l’approfondimento di questi, ovvero piattaforme che possano consentire di rispondere a qualsiasi tipo di richiesta: non solo tv ma anche cinema, sport, serie tv, documentari, cartoons e tanto altro on demand. Nascono così servizi come Infinity del gruppo Mediaset (2013) o Sky Online di Sky Italia (2014), i più grandi (fondamentalmente gli unici a parte TIMvision) sul mercato italiano, prima dell’ingresso del colosso americano Netflix il 23 ottobre 2015.

Quanto hanno “sofferto” in termini di abbonati i competitors? Poco, o di sofferenza pare non ce ne sia stata proprio stando a quello che è emerso da alcune interviste rilasciate dalla responsabile di Infinity Chiara Tosato e dall’ AD di Sky Italia Andrea Zappia. L’entrata trionfale e tanto attesa, soprattutto dalla fetta di consumatori più giovani, pare abbia puntato i riflettori su un mercato, quello della TV online, ancora poco maturo e “popolato”. I due competitors hanno in parte usufruito della sponsorizzazione di Netlfix, mettendosi però subito in guardia e seguendo, per esempio, la strategia dei 30 giorni di prova gratuita, garantendo simili e semplici modalità di disdetta.


UN SERVIZIO MIGLIORE?

Non è semplice quantificare quanto il servizio offerto dall’azienda americana sia qualitativamente migliore rispetto a quello delle due aziende italiane, in quanto confrontando i tre servizi è facile constatare come alcuni siano migliori o peggiori su determinati aspetti rispetto agli altri.

Tutto, ovviamente, dipende dalle preferenze del futuro abbonato: in termini di prezzi Infinity appare essere il più economico, ma ovviamente il maggior prezzo (parliamo di differenze misere) richiesto dagli altri due servizi sarà giustificato da altri aspetti, come la qualità QHD nel caso di Netflix o la diversificazione dell’offerta nel caso di Sky Online (e.g. è l’unico a trasmettere eventi sportivi).

Ci sono altri aspetti importanti, come la condivisione degli schermi che Sky online ad esempio non permette, la possibilità di creare diversi profili, le produzioni originali (e.g. le serie tv originali di Netflix), la possibilità di scaricare contenuti per la visualizzazione offline (offerto da Infinity) o l’estensione del catalogo.

L’impatto che Netflix ha avuto sul settore in questione non può ancora essere del tutto quantificato, ma una cosa è certa: una maggiore concorrenza non potrà che giovare ai consumatori, permettendo un miglioramento sul fronte del servizio offerto e del costo di questo.

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