Accordi tra Unione Europea e Libia | Soluzioni?

Gli accordi tra l’UE e la Libia fermeranno l’immigrazione?

L’Unione Europea ha elaborato un nuovo piano per fermare l’immigrazione dalla riva Sud del Mediterraneo: è stata approvata, il 3 febbraio scorso a Malta, la “Dichiarazione di Malta dei membri del Consiglio europeo sugli aspetti esterni della migrazione: affrontare la rotta del Mediterraneo centrale” che prevede l’integrazione dell’Agenda Europea sull’Immigrazione del 2015 e del Migration Compact dello scorso anno, proponendo di porre in essere “un’azione rapida e determinata volta a conseguire gli obiettivi illustrati”, esortando “tutti gli attori ad adoperarsi in tal senso” e dandosi appuntamento alle riunioni del Consiglio fissate per marzo e giugno.

Già nei giorni precedenti il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk aveva dichiarato che “l’UE ha dimostrato di essere capace di chiudere le rotte di migrazioni irregolari”, alludendo ai flussi lungo la rotta balcanica, e ha promesso l’impegno per lo stesso risultato in relazione a quella del Mediterraneo centrale. Infatti, il Consiglio Europeo, forte dei dati riguardanti la rotta del Mediterraneo orientale (per la quale gli sbarchi sono diminuiti del 98% dalla conclusione dell’accordo con la Turchia), mira a rafforzare le forme di partenariato e di controllo anche per quanto riguarda il versante libico: a questo proposito gli Stati europei si dicono “determinati a prendere ulteriori misure per ridurre in maniera significativa i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale e smantellare il modello di attività dei trafficanti, rimanendo al contempo vigili riguardo alla rotta del Mediterraneo orientale e ad altre rotte”. A questo scopo, il patto siglato lo scorso 3 febbraio a Malta e basato su una proposta della Commissione Europea si propone una serie di iniziative rivolte ad intensificare “la nostra collaborazione con la Libia quale principale paese di partenza e con i suoi vicini in Africa settentrionale e subsahariana”. In particolare, l’Unione sottolinea la necessità di raggiungere una soluzione politica per porre fine all’instabilità della regione, in modo tale da consentire alle autorità libiche di acquisire il controllo delle proprie frontiere marittime e terrestri. A questo scopo, individua una serie di misure da adottare, focalizzandosi su alcuni elementi prioritari come:

la formazione della guardia costiera nazionale libica;

il sostegno agli sforzi per lo smantellamento delle attività dei trafficanti;

lo sviluppo delle comunità locali “presso le frontiere terrestri libiche lungo le rotte migratorie, al fine di migliorarne la situazione socio-economica e rafforzarne la resilienza in quanto comunità di accoglienza”.

Ma il Consiglio Europeo evidenzia altri aspetti problematici dell’attuale situazione in quella regione, dichiarandosi pronto a sostenere “un impegno volto a garantire, in Libia, capacità e condizioni di accoglienza adeguate per i migranti, unitamente all’UNHCR e all’OIM” nonché a dare “sostegno all’OIM per intensificare in maniera significativa le attività di rimpatrio volontario assistito”. A tutto ciò si unirà un’attività di monitoraggio delle rotte alternative e di possibili deviazioni delle attività dei trafficanti mantenendo in ogni caso il sostegno agli sforzi ed alle iniziative dei singoli Stati impegnati direttamente in Libia. A questo riguardo, la Dichiarazione del Consiglio Europeo sottolinea il fatto che, “l’UE accoglie con favore il memorandum di intesa firmato il 2 febbraio 2017 dalle autorità italiane e dal presidente del Consiglio di presidenza Al-Serraj” dichiarandosi pronta a sostenere l’Italia nella sua completa attuazione. Per dare concretezza a queste prese di posizione, l’Unione ha anche previsto uno stanziamento di fondi dal bilancio UE. Infatti, “l’Unione europea sta rafforzando l’integrazione della migrazione nel quadro del suo aiuto pubblico allo sviluppo per l’Africa, che ammonta a 31 miliardi di euro nel presente periodo finanziario. Alcune delle suddette azioni possono essere finanziate nell’ambito di progetti già in corso, in particolare progetti finanziati, o nel caso, dal Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa, che mobilita 1,8 miliardi di euro dal bilancio dell’UE e 152 milioni di euro provenienti da contributi degli Stati membri. Per coprire le necessità di finanziamento più urgenti, ora e per tutto il 2017, accogliamo con favore la decisione della Commissione di mobilitare, come primo passo, un ulteriore importo di 200 milioni di euro a favore della “finestra” per l’Africa settentrionale del Fondo e di accordare la priorità a progetti collegati alla migrazione relativi alla Libia”.

Le reazioni a questa nuova iniziativa europea non si sono fatte attendere: diverse ONG che operano anche in quel contesto si sono espresse criticamente anche con riguardo all’accordo posto alla base di questo nuovo piano, ossia quello con la Libia. Medici per i Diritti Umani lo ha definito “probabilmente inefficace e certamente inumano”, mentre per Save the Children esso “costringerà migliaia di bambini a restare intrappolati in Libia, esposti ad ogni sorta di violenza e abuso, in un paese dilaniato dalla guerra e privo di un qualunque tipo di sistema di tutela e protezione dei diritti umani”. In vista della prossima primavera e quindi della prossima stagione di sbarchi massicci (che comunque non si sono mai fermati), l’Unione Europea si mobilita con un piano volto a fermare i flussi prima che vengano imbarcati sui gusci di noce su cui si vedono arrivare ormai da anni.

E dunque tutto ciò può suscitare varie domande: è realistico pensare che il piano predisposto a Malta possa riuscire? Quali conseguenze avrà su quelle persone che comunque continueranno a fuggire dai propri paesi d’origine?

Emanuele Pastorino

Vivo a Trento, orgogliosamente come immigrato, da un po' di tempo. Membro dell'associazione Ali Aperte.

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