Guida galattica alle elezioni europee del 26 maggio

Fotografie di Chiara Pasquali; vignetta di Andy Davey

400 milioni di elettori da 28 stati diversi, per 751 seggi

Questi sono i numeri delle elezioni per il Parlamento Europeo che si terranno a fine maggio. Sta per scadere il mandato quinquennale dei deputati che siedono sugli scranni di Bruxelles e Strasburgo. Per gli elettori appartenenti agli stati membri dell’Unione Europea è giunta l’ora di tornare alle urne e scegliere da chi vorranno essere rappresentati a livello sovranazionale per i prossimi cinque anni.
E sì, avete letto bene: si voterà in ventotto stati diversi, quindi anche nel Regno Unito. Le notorie lungaggini della Brexit dovrebbero permettere anche ai sudditi di Sua Maestà di recarsi un’ultima volta alle urne, a meno che non succeda qualcosa di clamoroso nelle poche settimane che ci separano dal fatidico voto. Ma per cosa si vota, esattamente? Per chi, perché e quando? Cerchiamo di fare un po’ d’ordine!

Le elezioni si terranno tra il 23 e il 26 maggio nei ventotto stati membri dell’Unione Europea. In Italia le urne saranno aperte dalle 7.00 alle 23.00 del solo 26 maggio. Bisogna recarsi presso il seggio indicato sulla propria tessera elettorale, muniti di questa e di un documento d’identità. Sono previste forme di voto agevolato per i residenti all’estero e per i cittadini comunitari residenti in Italia, ma i termini per presentare le richieste in merito sono già scaduti. Per votare bisogna tracciare una croce sul simbolo della lista desiderata e facoltativamente si possono anche esplicitare fino a tre preferenze per i candidati di tale lista; se si vota per più di un candidato, le preferenze devono necessariamente andare a candidati di sesso diverso pena l’annullamento della seconda e della terza preferenza espressa. Non è possibile il voto disgiunto (ovvero votare per una lista e esprimere preferenze per i candidati di un’altra lista).

Il territorio italiano è diviso in cinque circoscrizioni elettorali: Nordovest, Nordest, Centro, Sud e Isole. I partiti presentano una propria lista di candidati in ogni circoscrizione, tra cui gli elettori locali possono scegliere i nomi che più gradiscono. I voti sono allocati secondo un sistema proporzionale; ogni circoscrizione elegge un numero di parlamentari proporzionale alla propria popolazione. Il numero di deputati eletto da ogni stato dipende dal numero dei suoi abitanti: la Germania ne eleggerà 96, mentre il Lussemburgo solo 6. In totale, l’Italia eleggerà 73 eurodeputati; questo numero potrebbe salire a 76 nell’improbabile eventualità dell’uscita del Regno Unito dall’Unione prima delle elezioni.

Le “famiglie politiche” dei partiti nazionali e il sistema elettorale

Una volta giunti in Europarlamento, i vari partiti nazionali si riuniscono in “macro-gruppi” a seconda delle loro affinità ideologiche. Ad esempio, i partiti di centrodestra come Forza Italia afferiscono al gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE), mentre quelli di centrosinistra come il Partito Democratico fanno parte dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D). Il sistema elettorale è un proporzionale secco, senza premi di maggioranza, seppur con caratteristiche diverse nei vari paesi membri (ad esempio in Austria si vota a 16 anni). Si renderà perciò quasi sicuramente necessaria una coalizione tra più gruppi parlamentari, anche perché i vari paesi membri stanno attraversando momenti politici diversi ed è difficile che i partiti di uno stesso gruppo riescano a prevalere in tutto il continente. Basti pensare alle elezioni del 2014: il Partito Democratico vinse le elezioni in Italia con una maggioranza bulgara, ma nel resto d’Europa i partiti di destra andarono molto meglio, ed il PPE elesse molti più parlamentari.

Il dibattito tra candidati “I’m voting but who”, organizzato da L’Universitario assieme a JEF e UDU Trento

Gli Spitzenkandidaten

Il Parlamento Europeo legifera sulle numerose materie che i trattati europei hanno delegato all’Unione; l’iniziativa di legge spetta però sempre ad un altro organo dell’Unione Europea, la Commissione, che non è eletto direttamente dai cittadini. Questo “deficit democratico” ha sempre attratto numerose critiche; perciò, a partire dalle elezioni del 2014, si è disposto che il gruppo che ottiene il maggior numero di voti nomini il nuovo Presidente della Commissione – ruolo ricoperto negli ultimi cinque anni dal lussemburghese Jean-Claude Juncker. Inoltre, i vari gruppi nominano in anticipo i loro candidati a questa carica (i famosi Spitzenkandidaten), così da poter permettere ai cittadini una previa valutazione delle figure che ambiscono a ricoprire questo importante ruolo. I candidati principali alla carica, quest’anno, sono il tedesco Manfred Weber per il PPE e l’olandese Frans Timmermans per la S&D.

I sondaggi pronosticano un calo dei consensi per PPE e S&D, che al momento detengono la maggior parte dei seggi, accompagnato da una crescita delle formazioni euroscettiche. Si dovrebbe però trattare di un fenomeno contenuto: le formazioni di destra sono infatti abbastanza divise all’interno di gruppi diversi ed i tentativi di unificare il fronte hanno portato a risultati modesti. Anche se dovessero fare fronte comune difficilmente avranno i voti per governare. Lo scenario che sembra più probabile è un mantenimento della “Große Koalition”, eventualmente allargata al gruppo liberale dell’ALDE. La formazione centrista potrebbe attrarre il partito di Macron, En Marche!, aumentando così i suoi seggi in modo abbastanza cospicuo. Inoltre molti pronosticano un exploit dei partiti verdi, che potrebbe cambiare lo scacchiere in Europarlamento.

A livello nazionale ci saranno partiti in rappresentanza di tutte le principali “famiglie politiche” europee. La Lega è data molto favorita dai sondaggi e presenterà Salvini come capolista in tutte le circoscrizioni. Difficilmente però il Ministro dell’Interno andrà in Parlamento, essendo tale carica incompatibile con quella di Senatore della Repubblica. L’altro “pezzo da novanta” sulla scheda elettorale sarà Silvio Berlusconi. L’ex premier è candidato in ogni circoscrizione, ma Forza Italia vola finora abbastanza basso nei sondaggi. Più variegate le candidature Partito Democratico: troviamo numerosi deputati uscenti ma anche novità come Giuliano Pisapia nel nordovest, Carlo Calenda nel nordest e anche l’ex direttore dell’Agenzia Spaziale Italiana Roberto Battiston, recentemente rimosso dall’incarico con non poche polemiche. Spicca la presenza di Federico Pizzarotti nelle file della giovane +Europa. Nel Movimento 5 Stelle, ex partito del sindaco parmense, mancano invece nomi di grande richiamo.

I candidati e le liste sono molti più di quelli che nell’articolo s’è riusciti ad elencare! Come anche le questioni rilevanti per l’opinione pubblica europea in vista di questa votazione.
l’Universitario ha organizzato numerose iniziative per un voto più consapevole da parte degli studenti.

I’m voting but why, una rassegna di eventi organizzata assieme a JEF Trento e UNITiN: formazione sulle famiglie politiche europee (29/04) e approfondimento sulle sfide economiche (09/05) e geopolitiche (14/05) dell’Unione europea.
I’m voting but who, un dibattito tra candidati della circoscrizione nord-est, di partiti appartenenti a tutte le famiglie politiche attualmente presenti in Europarlamento, che si è tenuto nell’Auditorium del Dipartimento di Lettere, organizzato con JEF Trento e UDU Trento.

Candidati e organizzatori al dibattito “I’m voting but who”. Da sinistra, in seconda fila: Segatta (La Sinistra), Battiston (PD), Bertogalli (Europa Verde), Sabbati (+Europa), Perego (Forza Italia), Loss (Lega) e Gerosa (FdI).

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