Sul Ramadan, la Festa del Sacrificio et cetera

Il 6 giugno 2019 i musulmani e le musulmane di tutto il mondo hanno celebrato ‘īd al-Fiṭr, la fine del sacro mese del Ramadan. Tale festività solitamente è celebrata nelle moschee, ma a Trento, come nella maggior parte d’Italia, si è celebrata in spazi concessi dalle autorità locali. Molti sanno dell’esistenza del Ramadan, spesso nel modo vago e pieno di qualunquismi che contraddistingue la conoscenza di cose che sono da poco entrate a far parte della nostra quotidianità. Questo, unito ad una buona dose di propaganda allarmista che suggerisce l’imminente invasione da parte dei mori, come se fossimo a Malaga nel 711, può essere sufficiente a spiegare il misto di avversione e paura che molti in Italia provano nei confronti di questa festa. Se è possibile fare poco per contrastare i discorsi dai toni messianici che ultimamente riempiono le piazze d’Italia e le bacheche Facebook, molto si può invece fare per diffondere l’informazione ed evitare discorsi a sproposito, che contribuiscono solo ad alimentare un clima d’odio ed intolleranza. Perciò questa vuole essere una rapida guida informativa al Ramadan, da leggere in caso di mancanza di informazioni concrete sulla celebrazione o in caso vi capiti di dover discutere con chi ne sa meno di voi, ma porta avanti le proprie convinzioni con la tenacia di certi muli che affrontano salite troppo ripide per le loro gambe.

Che cos’è? È una delle feste più importante per i musulmani e cade nel nono mese del calendario islamico. In questo periodo si pratica il digiuno per commemorare la prima rivelazione del Corano al Profeta Maometto. Data la diversa composizione del calendario lunare islamico, ogni anno cade in un momento diverso dell’anno solare. Digiunare durante il mese di Ramadan è uno dei cinque pilastri dell’Islam, ossia quelle “prescrizioni” che ogni buon musulmano è chiamato ad osservare.

In che cosa consiste questo digiuno? Molto spesso ci si concentra sull’astinenza da cibo e bevande perché è la parte centrale del digiuno e anche la più evidente. Tuttavia, durante il Ramadan ai fedeli viene richiesto anche di non fumare, non imprecare, non mentire, astenersi dal compiere azioni violente e dall’avere rapporti sessuali. Il digiuno comincia prima dell’alba e termina dopo il tramonto. Nei paesi nordici, dove il sole non tramonta o tramonta per poche ore, i fedeli tendenzialmente seguono gli orari di La Mecca.

Partecipano tutti al digiuno? Non digiunano i vecchi e i malati (nel corpo o nella mente), chi sta affrontando un viaggio e chi ritiene che digiunare potrebbe aggravare il proprio stato di salute. Sono dispensate dal digiuno anche le donne durante il ciclo mestruale, in stato di gravidanza, che hanno appena partorito o che sono nella fase dell’allattamento. Chi non può digiunare a causa di una condizione temporanea (es. viaggio) deve recuperare i giorni di digiuno nel primo momento utile o compensare la mancanza con opere di beneficenza. Queste ultime vengono particolarmente incoraggiate in questo periodo, ma costituiscono in realtà uno dei cinque pilastri, esattamente come il digiuno durante il Ramadan.

E i bambini? I bambini sono generalmente dispensati dal digiuno fino alla pubertà, anche se solitamente prendono parte alle celebrazioni in altro modo, per esempio leggendo parti del Corano con la famiglia. I genitori spesso decidono di non imporre il digiuno totale le prime volte che i figli prendono parte al Ramadan. 

Perché si fa? Per purificare corpo e mente e dimostrare ad Allah la propria fede e la capacità di mantenere un impegno. Per i lettori cristiani: se questo vi suona familiare è perché segue lo stesso principio del “fioretto” nel periodo quaresimale. Si tratta, come il “fioretto”, di una forma di auto privazione, per allontanarsi dalle tentazioni terrene e cercare in questo modo di avvicinarsi alla divinità. Nonostante il principio dell’astinenza che caratterizza il “fioretto” sia similare a quello del digiuno, è opportuno specificare che nel caso cristiano questo non ha una precisa prescrizione biblica o neotestamentaria, mentre il digiuno del Ramadan è previsto dal Corano ed è addirittura uno dei cinque pilastri.  

Se avete sentito parlare di agnelli sgozzati ci si riferiva probabilmente alla Festa del Sacrificio (‘īd al-hāḍḥā), che quest’anno si terrà dall’11 al 15 agosto. Secondo il Corano (Q. 37: 100-113), ad un uomo chiamato Ibrāhīm fu chiesto di sacrificare il figlio Ismā’īl per dimostrare la propria “fiducia” (Islām) in Dio (come succede ad un certo Abramo e al figlio Isacco nel noto racconto biblico), ma fu richiamato all’ultimo da Allah, che bloccò così il sacrificio. Al posto del figlio l’uomo immolò un animale, e questo è il sacrificio sostitutivo che si pratica in questa occasione. I prodotti che i musulmani consumano devono essere ‘halal’, ovvero ‘leciti’. Ci sono determinati requisiti che un prodotto, in questo caso alimentare, deve avere per essere considerato permesso. Nella maggior parte dei casi la carne deve essere macellata secondo le linee guida tradizionali: l’animale dev’essere cosciente, la morte deve avvenire per dissanguamento tramite la recisione di esofago e trachea e dev’essere pronunciata la formula rituale. È così che si uccide l’agnello consumato durante la festa del sacrificio.

La macellazione rituale, prevista anche dalla religione ebraica, costituisce una deroga al Regolamento (CE) n° 1099/2009 (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex%3A32009R1099)  relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento. Questo significa che si è concesso agli Stati il diritto di permettere una deroga all’obbligo dello stordimento preventivo all’abbattimento. In Italia, così come in Francia, Germania e Spagna, la macellazione rituale è concessa in locali specificamente autorizzati e in presenza di un veterinario. È concesso macellare polli e conigli per consumo domestico senza stordimento preventivo, a prescindere dall’inserimento di questa uccisione in un contesto rituale. L’estate scorsa la Lega Anti Vivisezione (LAV) si era pronunciata in merito, a seguito di alcune polemiche sollevate dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini su Twitter: la LAV in quell’occasione auspicava che in Italia venisse approvata una legge che prevedesse lo stordimento preventivo obbligatorio, senza vietare però il rito della macellazione islamica, dato che si sarebbe tratto altrimenti di un atto discriminatorio. 

Sulla “libertà religiosa”. È opportuno ricordare, in questi tempi a dir poco travagliati, un altro concetto che può tornare utile. Diversi anni fa la libertà religiosa fu definita da Francesco Ruffini, noto giurista e Senatore della Repubblica italiana tra gli anni Dieci e Trenta del secolo scorso, come la “facoltà spettante all’individuo di credere a quello che più gli piace, o di non credere, se più gli piace, a nulla.” La libertà religiosa ha subito vari cambiamenti in Italia: il cattolicesimo è stato dichiarato religione di Stato nell’Articolo 1 dello Statuto Albertino, nel 1848. Tutti gli altri culti erano ‘tollerati conformemente alle leggi’. La firma dei Patti Lateranensi del 1929 apre una nuova era per la religione cattolica in Italia, in questa occasione vengono ridefiniti i rapporti fra Stato e Chiesa. È però contraddittorio parlare di libertà religiosa in un contesto storico in cui esistevano gravi ed evidenti discriminazioni nei confronti di altre confessioni religiose. È con l’accordo di Villa Madama del 1984 che si abbandona definitivamente la prospettiva confessionista; nel punto 1 del protocollo addizionale «si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti Lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato». La Corte Costituzionale, seguendo il principio di laicità, ha stabilito tramite diverse sentenze che è illegittimo privilegiare sotto il profilo penale la Chiesa Cattolica; ha inoltre stabilito, sulla base del principio di eguale libertà di tutte le confessioni, che è illegittimo discriminare le diverse confessioni perché prive di un’‘intesa’ speciale con lo Stato.

Questi sono i fatti relativi al Ramadan e alla Festa del Sacrificio, che i fedeli musulmani celebreranno fra qualche mese. Lungi da noi esaurire la complessità di tematiche così vaste e complesse quali il significato e l’importanza del Ramadan, della Festa del Sacrificio, e del concetto di libertà religiosa. Ci sembrava però importante porre delle basi di informazione sana, ancorché forse riduttiva, da cui ciascuno poi possa trarre le sue riflessioni. Si consiglia caldamente ai lettori di correggere chiunque riferisca cose errate in merito agli argomenti trattati in questo articolo, autori inclusi se dovesse essere necessario; si esortano inoltre i lettori a contrastare la disinformazione ovunque la si trovi e infine, a non farvi scoraggiare dal suo progressivo dilagare, per quanto possa risultare frustrante.

Rebecca Franzin

Studio a Trento, ma sono di Vittorio Veneto (tecnicamente Solighetto). Forse un giorno mi laureerò in Studi Internazionali; nel frattempo, se siete credenti, sentitevi liberi di includermi nelle vostre preghiere.

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