Le due facce dell’Italia

Era il 25 maggio quando in America veniva ucciso George Floyd, perché nero, da quattro poliziotti. La brutalità del suo assassinio fu documentata. Questo creò un polverone mediatico, tanto che portò il movimento, che ormai conosciamo tutti come #blacklivesmetter a prendere piede in tutto il mondo. Anche l’Italia sembrava indignata, i media erano pronti a puntare il dito su un sistema “malato”, radicato nel razzismo. Tutti ci inginocchiammo per Floyd, perfino alla Camera.

Era il 6 settembre, quando in Italia veniva ucciso Willy Monteiro Duarte- nero- da quattro ragazzi- bianchi. Venti minuti di pestaggio continuo, professionale a tratti, che non viene ripreso. Ci si indigna. Qualcuno urla immediatamente al razzismo, in fondo Willy era nero, ma la causa primaria sembra non essere quella. L’opinione mediatica, tuttavia, cerca di farlo passare come una bravata di quattro ragazzi irascibili. Nessun cenno al fatto che, forse, dietro a questa e a molte altre aggressioni, ci possa essere una società “malata”.

Giorno dopo giorno siamo esposti a contenuti mediatici che incitano all’odio. Un servizio alla televisione, un post acchiappa consensi oppure un articolo dal titolo malevolo sono singole gocce che formano un oceano. Willy, è vero, non è stato ucciso per razzismo- nel 2017 Emanuele Monganti, bianco, veniva ucciso nello stesso modo fuori da una discoteca- ma dalla violenza normalizzata. È stato ucciso da ideologie che purtroppo il nostro paese non si è lasciato alle spalle, come il fascismo, un movimento che, come sappiamo, viene ancora giustificato. E se è vero che per accendere il fuoco serve la miccia, ecco il fascismo è in cima alla lista per essere la miccia che fa dilagare tutto quest’odio. Ma come lo è il fascismo, può essere il razzismo o qualunque altro movimento – e oggi la lista è lunga – che portano a odiare e a essere aggressivi.

Di tutto questo neanche una parola. Si parla invece di quattro ragazzi con precedenti penali, suscettibili, a cui piacciono le risse che uccidono un ragazzo. Si parla di arti marziali, di come queste siano la causa della morte di Willy. Si cerca di trovare il lato umano di questi quattro ragazzi. “Non lo avrebbero mai fatto” dice il fratello di due di loro, “Dimostremo la loro innocenza” dice la madre.

Intanto Willy passa in secondo piano; forse per lui qualcuno si inginocchierà, ma non siamo pronti ad ammettere di avere un problema, e nel mentre siamo disposti a guardare il caos dilagare. Siamo disposti a chiudere le orecchie davanti ad affermazioni come: “In fin dei conti cos’hanno fatto? Niente. Hanno solo ucciso un extracomunitario”. Quando tutto questo sarà abbastanza? Quando arriverà il giorno in cui diremo “Ok gente forse anche noi, come l’America, abbiamo un problema”?

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