Al-Sisi e Trump | Il primo contatto

di Sofia Giunta, studentessa di Studi Internazionali

 

L’opinione pubblica mondiale si mobilita in massa per contestare il controverso “muslim ban” del neoeletto presidente Trump, si alzano dure proteste da parte di alcuni dei 7 paesi interessati (ad esempio lo sdegno di paesi come Iran e Iraq): solamente qualche critica di circostanza è stata mossa dalle monarchie del Golfo, in particolare Giordania e Arabia Saudita. Tali paesi sono stati fra i primi ad essere contattati direttamente dal leader statunitense, ad una sola settimana di distanza dal suo insediamento alla Casa Bianca, auspicando una prosecuzione proficua dei rapporti bilaterali, vista l’affinità di intenti nella lotta al terrorismo. C’è da sottolineare però come questi due paesi non siano i soli ad essere stati chiamati in causa da Trump; infatti già il 23 gennaio il presidente aveva voluto, addirittura prima di ottenere il significativo colloquio telefonico con il Cremlino, mettersi in diretto confronto con il presidente egiziano Al-Sisi.

L’Egitto è ad oggi uno dei partner commerciali più significativi degli USA, nonchè tassello fondamentale per la cooperazione a livello di intelligence e per l’impegno anti-terroristico. In uno scenario internazionale già abbastanza complesso, il fatto che, secondo il giornale online Daily News Egypt, Donald Trump abbia dimostrato un certo apprezzamento per le politiche egiziane nei campi sopra elencati e che abbia fatto riferimento ad una “convergenza di punti di vista”, non fa certo ben sperare.

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

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