Chi ha paura dei vaccini?

di Cecilia Passarella


TRENTO – “Chi ha paura dei vaccini?” è stato il titolo di uno degli incontri al Festival dell’Economia di quest’anno. Una scelta più che azzeccata: con tutta la discussione che impazza ora tanto sul web quanto negli ambulatori, si sta diffondendo una vera e propria epidemia di terrore per i vaccini.

Le informazioni che girano sulle piattaforme online, spesso con nessun supporto scientifico alle spalle, risultano, per la maggioranza degli utenti, più affidabili del parere dei medici, quelli veri, con una laurea e che visitano negli ambulatori. E questo è il motivo per cui il numero di persone vaccinate dal 2011 ad oggi sta calando vertiginosamente, non senza gravi conseguenze sulla sicurezza nazionale a livello sanitario.

Lo stesso Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Universitario Gemelli di Roma e presidente della III Sezione del Consiglio Superiore di Sanità, non ha esitato a dimostrarsi preoccupato per il fenomeno che da qualche anno dilaga incontrollato tra le famiglie italiane. Hanno smesso di vaccinare i figli probabilmente per via della scarsa informazione erogata dagli enti che dovrebbero preoccuparsene, ma anche per via della sovrabbondanza di informazioni senza base scientifica che circolano sul web.

La perdita di fiducia nei vaccini è anche sintomo di una perdita di fiducia nelle autorità e nella scienza. Fra coloro che hanno tentato di far capire quanto siano importanti i vaccini, c’è anche chi è stato oggetto di intimidazioni e minacce. La prima ad esserne stata vittima è stata la ministra Lorenzin, contro la quale sono stati stampati volantini inquietanti. Ma non sono state risparmiate neanche alcune sedi vaccinali, come quella in provincia di Bergamo su cui è stata lanciata una bomba carta.

Prima dell’invenzione dei vaccini e degli antibiotici, la vita media di un uomo era di circa 40 anni. Oggi superiamo gli 80. E questo lo dobbiamo a Edward Jenner, che nel XVIII secolo, riuscì a combattere un’epidemia di vaiolo iniettando nelle persone ancora sane una piccolissima componente del patogeno del vaiolo vaccino (da cui il termine vaccino), notando che appunto essi ne risultavano immunizzati.

Dopo questa grande vittoria, venne emanata in Italia la Legge del 22 dicembre 1888 n 5849, la “legge sulla tutela della igiene e  della sanità pubblica”, conosciuta anche come Crispi – Pagliani. Da questo momento le malattie infettive in Italia iniziarono pian piano a venire debellate.

È preoccupante il fatto che oggi, sebbene abbiamo i vaccini per difendere la popolazione da molte malattie, le persone continuino a morire a causa di queste. Una volta che malattie come vaiolo, morbillo e difterite sono state debellate, è difficile conservare memoria di quanto fossero spaventose all’epoca a causa del loro alto tasso di infettività e mortalità. In altre parole, una volta che queste malattie appaiono scomparse perché tutti sono vaccinati, lo stato di allerta cala. E sembra che sia proprio questa sicurezza ad aver spinto molti genitori a non vaccinare i propri figli.

Nulla di più sbagliato: è proprio l’alta copertura di vaccinazioni che assicura la scomparsa di malattie infettive; se questa copertura cala, cala anche il nostro livello di protezione, ovvero scendiamo sotto la soglia minima di stabilità che si raggiunge quando il 95% della popolazione è vaccinata.

Attualmente l’Italia è al di sotto del livello di guardia. Siamo appena all’80% di copertura per quanto riguarda il morbillo e la colpa è da imputare anche ai media, alle celebrità e persino ai tribunali. La situazione è da definirsi allarmante nel momento in cui anche i medici smettono di vaccinare i figli, cosa che sta attualmente accadendo, a causa della poca fiducia che essi  stessi ripongono nei vaccini.

Per questo motivo il Ministero della sanità ha deciso di intervenire attraverso un programma per punti, che prevedono:
– interventi più promettenti mirare alle popolazioni non vaccinate;
– interventi per aumentare la conoscenza e la consapevolezza;
– interventi per migliorare la convenienza e l’accesso alla vaccinazione;
– rendere obbligatoria la vaccinazione.

Si stanno mobilitando anche movimenti di reazione alla campagna anti – vaccini, attraverso petizioni, slogan, campagne di sensibilizzazione. Il 19 maggio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge che introduce l’obbligo delle 12 vaccinazioni per iscrivere i figli alla scuola materna. Gli asili dovranno segnalare alla ASL i genitori che insistono nel non vaccinare i figli.

Sta di fatto che non sarebbe stato necessario introdurre l’obbligo di vaccinazione se non si fosse verificato un calo così drastico, che mette in pericolo non solo chi scientemente decide di non vaccinarsi ma anche coloro che per colpa di malattie croniche non può farlo.

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

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