Postgender: verso il futuro del sesso

TRENTO – L’acronimo LGBT, utilizzato per riferirsi con un’unica sigla a Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender, comincia ad essere un po’ troppo corto per riuscire a comprendere tutte le sfaccettature e sottoculture di genere che fanno parte della comunità che porta i colori dell’arcobaleno: si sono aggiunti anche una Q (Queer), una I(Intersex), una A (Asexual) e un +, simbolo di apertura verso chiunque voglia aggiungersi e verso il nuovo, inaspettato, che avanza. Anche se le etichette categoriali non mi dispiacciano (purchè ovviamente non utilizzate in maniera discriminatoria o offensiva) in quanto utilissime per identificare e quindi comprendere “a colpo d’occhio” un fenomeno sociale o una community emergente, capisco anche chi, piuttosto che utilizzare la sigla LGBTQIA+, inizi a pensare un po’ più in là rispetto a un’ottica di sesso d’appartenenza o di preferenza, verso il concetto di “postgenderismo“, ovvero oltre l’identità di genere.

Il tema è ben più vicino alla vita quotidiana di tutti noi di quanto siamo portati a credere: basti pensare che e’ da più di un anno che in North Carolina si discute della House Bill 2, definita in gergo la “bathroom law“, una legge, approvata a Marzo del 2016, considerata discriminatoria nei confronti della comunità LGBT. Infatti l’ordinanza imponeva ai cittadini di utilizzare i bagni pubblici riservati al “sesso biologico” di appartenenza, vietando quindi anche ai transgender (indipendentemente dalle operazioni chirurgiche a cui si sono sottopost*) di servirsi dei sanitari da cui meglio si sentivano rappresentati. Ad oggi la legge HB2, dopo un anno di battaglie ideologiche e politiche, ha subìto delle migliorìe meno discriminanti nei confronti delle minoranze, e per fortuna. Al massimo, mi viene da pensare, sarebbe stato più utile suddividere i bagni in base a come vengono utilizzati (ovvero in piedi o da seduti), oppure non marcare troppo la differenza tra i sanitari maschili e femminili come succede in tanti posti, compresa l’Università che frequento.

Mentre il mondo è impegnato a discutere su quale disegnino appendere di fianco ai cessi pubblici, c’è chi si interroga sul futuro della sessualità, dell’orientamento sessuale e della cultura di genere alla luce delle nuove tecnologie emergenti e del progresso scientifico in inesorabile evoluzione.

Già nel 2008 infatti Hughes e Dvorsky hanno pubblicato un white paper dal titolo : “Postgenderism, beyond the Gender Binary“, un autentico manifesto postgender in cui si mettono nero su bianco le prerogative di chi vede nella classificazione dualistica di uomo e donna una limitazione del reale potenziale umano alla luce dei sempre più rapidi avanzamenti in campo biotecnologico, neuroscientifico ed informatico.Bodies and personalities in our postgender future will no longer be constrained and circumscribed by gendered traits, but enriched by their use in the palette of diverse self-expression, affermano gli autori in uno slancio di fede e ottimismo nei confronti del sapiente uso che l’umanità saprà fare nei prossimi trent’anni della tecnologia estrema che si ritroverà tra le mani. L’ideologia qui esplicitata è una esemplare espressione del movimento Transumanista, che si auspica un passaggio “prometeico” dall’evoluzione cieca a un’evoluzione autodiretta, consapevole e controllata dagli individui stessi.

Senza entrare nel merito della correttezza (e umiltà soprattutto) di questi fervori ideologici “technoilluministi“, mi limito a riportare il fatto che esiste anche chi vede nell’avanzamento del progresso scientifico l’opportunità di far valere con più forza i diritti del genere di appartenenza: è il caso del Cyberfemminismo, un movimento che ha preso vita dalla pubblicazione del Manifesto Cyborg da parte della scrittrice Donna Haraway nel 1984.

Come se il quadro non fosse già abbastanza intrigante e variegato, non dimentichiamoci che il mercato dei sexbot, ovvero manichini hi-tech con fattezze umanoidi utilizzati a scopo sessuale, è in continuo aumento. A quando la prima richiesta di poter avere il diritto di sposare la propria futuristica, intelligente, tremendamente sensuale “bambola gonfiabile”?

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