Lost in Transition: un breve viaggio nella burocrazia rumena a trent’anni dalla Rivoluzione Pt.2

Giorno 8/13: sono appena uscita dal “Museo del Consumatore Comunista”. E chi lo sapeva che durante il regime di Ceauşescu ai bambini veniva data come regalo di Natale una banana! Sarà per questo che Sandra, la badante dei miei nonni, ne va così matta?

 

Giorno 9/13: Lo so, lo so… dovrei essere qui per lavorare! Ho l’occasione di svolgere uno stage presso il prestigioso ufficio dell’Ombudsman di Timişoara!

Ma cosa posso fare? La comunicazione con chi si trova dall’altra parte della scrivania mi sembra impossibile! Eppure io ero così convinta che le due lingue fossero molto simili, data l’origine latina di cui vanno molto fieri (tanto che che in Piazza della Vittoria c’è una perfetta riproduzione della Lupa Capitolina, donata da Mussolini in persona alla città).

Ok, forse potrei cogliere questa occasione da Reporter dell’Universitario per cercare di capire qualcosa di più di questo Paese che per me, finora, si riduceva ad un concentrato di stereotipi.

 

Giorno 10/13: la domanda che mi faccio in questa seconda settimana è “ma cosa fanno qui?”

In fondo l’Avocatul Poporului, un organo simile ma al contempo diversissimo del nostro Difensore Civico, sulla carta ha dei poteri veramente impressionanti: ispezioni presso qualsiasi organo della pubblica amministrazione, emanazione di raccomandazioni al Governo e al Parlamento (che, seppur non vincolanti, quasi nella totalità dei casi vengono accolte), ed inoltre recentemente è stata anche istituita una task-force interna dedicata alla prevenzione della tortura!

Allora come mai quasi metà delle persone che entrano in ufficio chiede informazioni sul gratuito patrocinio, o si lamenta di liti di condominio? Forse il nome “Avvocato del Popolo” è un po’ fuorviante?

 

Giorno 11/13: Pensate che questa settimana è venuta una vecchina per un problema legato alla tassa sui rifiuti, raccontando che il Sindaco del suo paese di campagna, invece di ricevere i cittadini in Comune per risolvere questo tipo di questioni, è solito organizzare udienze nel salotto di casa sua!

Ecco che finalmente capisco la teoria di cui mi parlava il mio collega durante il mio primissimo giorno: istituzioni come questa, in Romania, corrono il rischio di essere “forme senza contenuto”. L’imitazione del collaudatissimo modello nord-europeo dell’Ombudsman non si adatta ancora perfettamente ad un Paese che, per molti versi, sta ancora prendendo le misure della democrazia. Ed io, studentessa di Giurisprudenza all’Università di Trento, così abituata all’approccio comparatistico, mi ritrovo ad ascoltare a bocca aperta una teoria così suggestiva avversa al trapianto di istituti-modello, proprio dalla bocca di chi, in una di queste istituzioni, lavora quotidianamente con grande dedizione.

 

Giorno 12/13: Mi trovo a pensare che forse questi vestiti nordeuropei risultano ancora un po’ troppo larghi, ma sono convinta che valga la pena indossarli comunque, di crescerci dentro. Il rischio opposto sarebbe, infatti, quello di trovarsi come l’Imperatore nudo della famosa favola, fiero di indossare abiti invisibili e segretamente irriso dai suo sudditi. In questo caso, il bambino dall’animo candido ha già levato il suo grido, quasi trent’anni fa, proprio in Piazza della Vittoria, quando il 16 Dicembre 1989 ha intonato il coro “Trezeşte-te Romane!” (Svegliati, Romeno!), dando il via alla Rivoluzione.

 

Giorno 13/13: Torno a casa, con il bagaglio molto più leggero di quando sono partita. Mi sono liberata di molti pregiudizi e di qualche piccola paura, oltre che di una confezione da un kg di caffè che ho lasciato ai miei colleghi, con la speranza che importino, con moderazione, il nostro modello della pausa-caffè.

Elisa Cofini

Laureata in Giurisprudenza, appassionata di Storia dei conflitti, Politica e Diritti.

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