Alluvione? Terremoto? “Io non rischio”, dove rischio non vuol dire pericolo

In via Oss Mazzurana il sistema della Protezione Civile trentino incontra la cittadinanza, nelle giornate di sabato 13 e domenica 14 dalle 9.30 alle 18.00, all’interno della campagna nazionale IO NON RISCHIO.

TRENTO | Fine settimana assolato, Settimana dello Sport, grande afflusso di gente in centro. I banchetti di Protezione Civile Comunale e Protezione Civile Provinciale ne approfittano per informare la cittadinanza sui rischi legati ad alluvioni, terremoti, terremoti o frane – tecnicamente prevenzione non strutturale. Accanto a loro anche la Croce Rossa italiana,Psicologi dei Popolie Vigili del Fuoco Volontari, scuola provinciale Cani da Ricercae Soccorso Alpino.

Chiaramente l’ideale è informarsi prima e non dopo eventi catastrofici, poiché questi ultimi non smetteranno mai di verificarsi. Per questo è stata organizzata la campagna nazionale sulle buone pratiche di protezione civile da conoscere prima di terremoti, maremoti, alluvioni ed eventi analoghi – ad esempio i cd. “moti a lago”, che hanno danneggiato in passato località come Riva del Garda, o le esondazioni di dighe come quella del Vajont, che ha danneggiato molte cittadine venete.

A livello nazionale le fasi della Protezione sono queste (con alcune differenze in Trentino e in Alto Adige):

  1. Previsione: ossia monitoraggio, ad esempio con sensori sulle zone di frana, studi su pioggia e corsi d’acqua (per caprie quale tirante avrà l’acqua – si tratta dell’altezza – e quale velocità).
  2. Prevenzione strutturale: (es. costruzione di argini di fiume o di case antisismiche) o non strutturale (es. l’informazione sul da farsi).
  3. Gestione dell’emergenza, dove cooperano con la Protezione molte entità, tra cui Croce Rossa Italiana, Psicologi dei Popoli, Vigili del Fuoco Volontari * (nota a fine articolo sui vigili volontari), l’associazione Cani da Ricerca e Catastrofe, i Vol.A.(Nucleo Volontari Alpini) e altre associazioni su base volontaria.
  4. Ripristino a seguito dell’evento catastrofico.

Non è pleonastico affermare che i comunicatori in strada, in questo caso via Oss Mazzurana, trasmettendo le pratiche basilari contribuiscono a salvare vite ed a ridurre i danni attraverso la prevenzione non strutturale. Le trasmettono perché non sono (e non devono essere) gli unici detentori della “protezione civile”. Il cittadino in primis fa parte del Sistema di Protezione! Da questo concetto deriva l’importanza dell’informazione: due persone viaggiano in due macchine differenti, ma se uno dei due rimane incastrato, il secondo può salvare una vita se adeguatamente informato circa ciò che NON deve fare e cosa fare PRIMA, DURANTE e DOPO l’evento in questione.

“Sapere cosa fare in casa propria o in altri luoghi del centro urbano, dove il pericolo diventa rischio, è fondamentale per salvare vite.”

Abbiamo parlato con l’ingegnere della Protezione Civile della Provincia Autonoma di Trento, Andrea Rubin Pedrazzo.

“L’ultimo terremoto di intensità devastante – con epicentro ad Aldeno – è avvenuto 1046: non esistevano ancora strumenti di misurazione della magnitudo, ma l’intensità riguarda gli effetti della catastrofe e di questi abbiamo testimonianza. È innanzitutto importante parlare di intensità piuttosto che di magnitudo, poiché la prima tiene conto anche degli effetti dell’evento, sismico o alluvionale, e quindi dei danni. Lo suggeriva già Mercalli ad inizio secolo – da lui la famosa scala Mercalli, che nel corso degli anni è stata integrata da altri criteri tecnici. Un terremoto o un’alluvione nel deserto non hanno gli stessi effetti dello medesimo evento in territorio urbano; il rischio è antropocentrico, ossia è misurato in base alla presenza di persone, o infrastrutture costruite per le persone.”

Ciò detto, l’importanza della prevenzione: “Poco prima del terremoto de L’Aquila si parlava positivamente di velocità d’intervento, ma la storia c’ha insegnato che non è abbastanza: lavorare su cosa fare prima salva più vite e riduce i danni conseguenti alla calamità. Purtroppo l’essere umano, istintivamente, tende a dimenticare i brutti accadimenti del passato, quindi a sottovalutare i rischi del futuro.

Certamente l’alluvione del ’66 in Trentino ha fatto decine di morti, è davvero una brutta pagina della storia locale, come del resto tutte altre alluvioni della zona di Trento. 3 luglio 2018 a Moena, pioggia iperconcentrata, 120 mm in 2 ore, circa 7 milioni di euro di danni, fortunatamente nessun morto. Anche se la situazione delle finanze della Provincia Autonoma di Trento permette di costruire tempestivamente strutture per la prevenzione strutturale, a differenza di altre Provincie e Regioni, è fondamentale lavorare sull’informazione (ossia una delle modalità di prevenzione non strutturale): sapere cosa fare in casa propria o in altri luoghi del centro urbano, dove il pericolo diventa rischio, è fondamentale per salvare vite, a prescindere dal territorio di provenienza, poiché ci muoviamo spesso per studio o vacanza.”

  • * Circa i Vigili del Fuoco Volontari del Comune di Trento, abbiamo chiesto all’Assessore comunale a Bilancio, Lavori Pubblici e Protezione Civile Italo Gilmozzi di raccontarci rapidamente la loro locazione e le modalità d’accesso. Si tratta di 13 copri allocati nei sobborghi di Sopramonte, Cadine, Baselga del Bondone, Vigolo Baselga, Sardagna, Ravina, Romagnano, Mattarello, Villazzano, Povo, Meano, Cognola e Gardolo. Non c’è barriera all’ingresso nei corpi se non quella dei test attitudinali. Si inizia con l’allievo Vigile del Fuoco, che segue diversi corsi di formazione e test attitudinali (tra 10 e 18 anni ciò viene con modalità particolari). Tra gli allievi saranno selezionati i Vigili del Fuoco Volontari. Il loro numero di riferimento, come per tutte le altre forze di protezione civile, è il 112, ossia il numero unico per le emergenze, da qualche anno attivo in Trentino.

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