Aiutare le vittime di violenza: gli appelli per Claire, Karla, Alondra e le 14 donne polacche

Oggi niente titoli rosa da parte mia, niente battute, niente commenti sulle battaglie ultra-femministe e sui gruppi Facebook in cui si parla di “uno schiaffo sulla vagina a tutte”. Solo le storie di Claire, di Karla Alondra, delle 14 donne polacche. Storie di violenza vera.

 

Di seguito parleremo di 3 appelli, che è possibile sostenere sul sito di Amnesty International, approfittando del fatto che le nostre convenzioni sociali in questi giorni ci fanno parlare di donne, di femminicidio e di stupro. Cose che durante l’anno molti cercano di non guardare, di non pensarci. Gli appelli vogliono sostenere il supporto clinico e psicologico per le vittime delle storie di cui vi sto per raccontare, oltre che spingere per indagini parziali e indipendenti.

 

Repubblica Centro Africana, durante faida tra Seleka (prevalenza musulmana) e Anti-beleka (cristiani animisti). Claire Yinguinza viene stuprata assieme a sua figlia nel 2013 (la figlia allora aveva 19 anni) da 11 membri del gruppo armato Anti-balaka.

Hanno fatto irruzione in casa delle due e dopo averla saccheggiata, hanno acque stuprato le inquiline. Le due hanno perso i sensi e si sono svegliate parte di una statistica per noi europei ormai irrilevante: le donne violentate. Irrilevante non perché non sia importante o non siano molte (nonostante le persone che trovano il coraggio di denunciare siano una percentuale bassa delle vittime di violenza), ma perché sembra non interessarci particolarmente. Noi guardiamo a portafoglio, eventuali titoli di studio (dite che qualcuno controllerebbe anche se una di loro è brava a pallone?).

Le due sono andate nelle settimane seguenti in ospedale a controllare le proprie ferite e la figlia ha scoperto di essere incinta, oltre che positiva all’HIV (che è stato purtroppo ereditato anche dalla figlia nata dopo questa violenza). Al momento, dato che la Conferenza Episcopale alla quale si sono rivolte non offre assistenza legale, stanno raccogliendo informazioni e prove per presentare denuncia alla Corte Suprema del loro paese e ottenere giustizia.

 

Messico. Uno dei paesi col più alto tasso di femminicidio, 3357 nel 2017. Esperanza e Nancy hanno due figlie, Karla e Alondra.

Karla, 22 anni, viene trovata dal fratello gravante ferita, sul posto di lavoro; si scoprirà che ha ricevuto 35 coltellate e diverse violenze sessuale. Esperanza e la sua famiglia chiedono giustizia, ma durante il procedimento – 7 anni fa – molte prove sono state perse e la famiglia della ragazza viene minacciata a causa di questa battaglia.

Alondra, 20 anni, viene trovata morta 10 giorni dopo aver dato alla luce sua figlia. Un mese prima aveva sporto denuncia nei confronti del compagno per violenze, ed era stata mandata da Pubblico Ministero al Centro di Giustizia per le Donne – 2 ore di cammino da casa sua. La denuncia però viene formalizzata soltanto pochi giorni prima del parto, l’ordine di protezione nemmeno in tempo. Il compagno latita e Nancy chiede giustizia.

 

Polonia, 11 novembre 2017. 14 donne durante una marcia per la Giornata dell’Indipendenza s’inneggia alla “Polonia bianca” protestano con uno striscione riportante “Fermiamo il fascismo”. Vengono aggredite con sputi, spinte e calci. Una perde conoscenza, alcune finiscono in ospedale; la polizia arriva solo 30 minuti dopo l’accaduto. Una di queste riesce a filmare l’evento e chiede giustizia, ma sono state multate per “intralcio a legittimo raduno”, mentre il procedimento sulle violenze subite è stato congelato fino a quest’anno.

 

Trovate ancora più informazioni su https://www.amnesty.it – oltre che gli appelli che è possibile firmare.

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