Elezioni europee 2019: tutti i risultati

La Lega ha vinto le elezioni europee in Italia, come ampiamente previsto dai sondaggi. Il partito di Matteo Salvini ha portato a casa percentuali molto alte, attestandosi attorno al 34% su scala nazionale e sforando il 50% in alcune province al nord. Si tratta della prima affermazione come primo partito su scala nazionale per la formazione di governo. Il Partito Democratico è il secondo partito più votato con il 22,7%– un guadagno di quattro punti percentuali rispetto alle politiche del 2018. Molto negativa la tornata elettorale per i 5 Stelle, soltanto terzi con il 17% dei voti. I grillini si confermano però come il primo partito nelle circoscrizioni Sud e Isole. Oltre ai tre schieramenti principali, entrano al Parlamento Europeo anche Forza Italia, data poco sotto il 9%, e Fratelli d’Italia, intorno al 6,5%. Rimangono fuori invece i liberali di +Europa (intorno al 3%), Europa Verde (tra 2% e 3%), e La Sinistra (1,75%). Tutte le altre liste hanno ottenuto percentuali al di sotto dell’1%. In Trentino si è votato anche per due seggi alla Camera dei Deputati, lasciati vacanti dai leghisti Maurizio Fugatti e Giulia Zanotelli in seguito al loro ingresso nella giunta provinciale: il partito di Salvini è riuscito a mantenere la maggioranza in entrambi i casi, eleggendo Martina Loss a Trento e Mauro Sutto a Pergine. In ripresa il centrosinistra, che nel collegio di Trento supera comunque il 40%.

Su scala comunitaria, paiono essersi avverate le previsioni della vigilia. I due principali gruppi all’Europarlamento, il Partito Popolare Europeo (centrodestra) e l’Alleanza Riformista di Socialisti e Democratici (centrosinistra), hanno registrato una sensibile flessione ma non un vero e proprio tracollo; non avranno però più la maggioranza assoluta dei seggi, e non potranno riproporre la usuale “Große Koalition”. Di ciò hanno beneficiato i partiti euroscettici (che sono però frammentati in diversi gruppi), i Verdi e i liberali dell’ALDE (gruppo parlamentare destinato a cambiare nome). Questi ultimi, in particolare, si candidano a diventare “il terzo incomodo” nella maggioranza: in nottata circolavano insistenti rumors che davano la loro esponente danese Margrethe Vestager come possibile presidentessa della Commissione in cambio del supporto alla maggioranza, ma si vedrà nei prossimi giorni.

In Francia il Rassemblement National, partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen, è risultato nuovamente il partito più votato, con percentuali in linea rispetto alle Europee del 2014. La maggioranza nei confronti di En Marche!, il movimento centrista del premier Emmanuel Macron, è però abbastanza risicata. Stupisce il terzo posto a sorpresa dei Verdi, mentre continua la crisi dei partiti tradizionali: il partito socialista annaspa appena sopra la soglia di sbarramento, ed anche la destra gollista dei Republicains ha perso numerosi punti percentuali rispetto ai sondaggi. L’ingresso di En Marche! nel Parlamento Europeo è uno dei principali motivi di guadagno di seggi del gruppo liberale.

In Germania la CDU di Angela Merkel (centrodestra) rimane il primo partito poco sotto il 30% dei consensi, in lieve calo rispetto alle elezioni nazionali del 2017. Anche qui si registra un boom dei Verdi, che sforano il 20% diventando il principale partito di opposizione. Un po’ al di sotto delle aspettative la destra euroscettica di Alternative für Deutschland, quarto partito all’11%; molto buone però le percentuali del partito nell’ex Germania Est.

In Spagna, dove si era votato poco tempo fa per il rinnovo del parlamento, si conferma il successo del Partito Socialista del premier Pedro Sánchez, che totalizza quasi un terzo dei consensi. Il voto conservatore si divide tra il Partito Popolare e il movimento Ciudadanos, mentre anche nel paese iberico l’estrema destra ha avuto un’elezione tutto sommato deludente: la neonata Vox ha totalizzato solo il 6% dei consensi- non un cattivo risultato di per sé, ma una flessione di ben quattro punti percentuali rispetto alle elezioni di un mese fa.

Nel Regno Unito, i dati sembrano confermare le previsioni della vigilia con un trionfo del Brexit Party di Nigel Farage, che ha totalizzato più di un terzo dei consensi totali. Tracollo dei conservatori della premier dimissionaria Theresa May, al di sotto del 10%. Secondo partito sono i liberaldemocratici, partito centrista particolarmente contrario a Brexit; col 18% dei voti hanno superato il Partito laburista di Jeremy Corbyn (14%), piuttosto criticato per la propria posizione ambigua sull’uscita del paese dall’Unione Europea. Anche qui si registra un buon risultato dei Verdi, quarta forza elettorale con l’11% dei consensi.

Nella vicina Austria la ÖVP, il partito del premier conservatore Sebastian Kurz ha ottenuto la maggioranza con oltre un terzo dei consensi malgrado lo scandalo corruzione che ha coinvolto FPÖ, il partner di governo di estrema destra (che, come previsto, ha perso voti, ma ha resistito abbastanza bene).

Nei Balcani si sono registrate vittorie per il centrodestra in Slovenia, Bulgaria e Croazia– si tratta di risultati in linea con le più recenti elezioni in tali paesi. In Croazia c’era una certa attesa per Živi zid, partito anti-estabilishment con posizioni simili a quelle del Movimento 5 Stelle; il suo risultato è stato però piuttosto modesto, avendo ottenuto meno del 6% dei consensi.

Il centrodestra ha vinto anche in Grecia, staccando di 10 punti percentuali Syriza, il partito di sinistra del premier Alexis Tsipras. Il risultato negativo ha indotto il primo ministro ad indire elezioni anticipate; il paese ellenico sarebbe comunque dovuto tornare alle urne in autunno. Anche in Romania il governo socialdemocratico ha subito una sconfitta a favore del centrodestra.

In gran parte dell’Europa orientale il voto ha confermato lo status quo. In Ungheria FIDESZ, il partito del controverso premier Orbán, ha ottenuto più del 50% dei voti: si tratta però di un risultato macchiato dalle molte accuse di autoritarismo mosse nei confronti del politico ormai da numerosi anni al timone del paese magiaro. Anche in Polonia il partito di destra radicale PiS ha confermato la propria prima posizione, seppur con un margine ristretto sulla Coalizione Europeista. Si tratta di un risultato importante, poiché il paese a breve tornerà alle urne. Data la sua popolazione, la Polonia è uno dei paesi con il contingente più numeroso all’Europarlamento, dove dovrebbe mandare pressoché solo deputati afferenti ai gruppi conservatori. Anche in Repubblica Ceca e Slovacchia i partiti di governo sono stati riconfermati dalle elettori, pur in presenza di un panorama politico molto più frammentario. In Repubblica Ceca è risultato primo partito ANO 2011, il movimento centrista ed anti-corruzione del premier Babiš; in Slovacchia è stata confermata la coalizione di centrodestra marcatamente europeista che ha recentemente ottenuto la presidenza nel paese.

Anche nelle repubbliche Baltiche il voto europeo ha confermato le recenti elezioni ivi svoltesi: in Estonia ha vinto il locale partito liberale, mentre in Lettonia e Lituania sono risultati più votati i partiti di centrodestra (a Vilnius, tuttavia, il centrodestra è all’opposizione essendosi formata una coalizione tra Verdi e centrosinistra; curiosamente, il paese è uno dei pochi in cui i Verdi hanno perso consensi a questa tornata elettorale).

Per quanto riguarda il Nord Europa, si registrano risultati molto diversi nei tre paesi membri: vincono i conservatori in Finlandia, i socialisti in Svezia ed i liberali in Danimarca– quest’ultimo è forse il dato più rilevante, date le imminenti elezioni per rinnovare il parlamento di Copenhagen. In tutti e tre i paesi l’estrema destra ha ottenuto percentuali rilevanti anche se forse un po’ deludenti rispetto alle attese della vigilia. In Irlanda il partito più votato è risultato nettamente il Fianna Gael, formazione conservatrice di governo; anche qui si è registrato un exploit dei Verdi, che contendono la palma di secondo partito più votato ai liberali di Fianna Fáil.

La sinistra ottiene buoni risultati nei paesi mediterranei, vincendo la maggioranza assoluta dei consensi a Malta e vantando un buon margine sui rivali anche in Portogallo. A Cipro il partito più votato è risultato il centrodestra, ma i sei seggi riservati al piccolo paese insulare saranno equamente spartiti con centrosinistra e sinistra.

Nel Benelux, infine, riscatto per i laburisti olandesi, primo partito. Il partito di centrosinistra era andato piuttosto male alle scorse elezioni nazionali costringendo il premier, il liberale Mark Rutte, ad un’alleanza con la destra; sono stati invece il partito più votato. Il Belgio presenta come al solito una situazione politica estremamente frammentata, data la divisione del paese tra Fiandre e Vallonia. Nella parte fiamminga hanno vinto i partiti della destra nazionalista, mentre nel sud francofono è risultato più votato il Partito Socialista. Si tratta di risultati in linea con le scorse elezioni nel paese. Sembra profilarsi invece una sorpresa, infine, nel piccolo Lussemburgo: il partito democristiano dell’ex presidente della Commissione Juncker potrebbe perdere la maggioranza relativa, che detiene da tempo immemore, a favore dei liberali del Partito Democratico.

 

Immagine: l’emiciclo del parlamento europeo, Diliff, Wikimedia Commons. Licenza CC-BY-SA 30

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