In discussione oggi l’emendamento della Lega che modifica la nomina del presidente dell’Opera Universitaria

L’Opera Universitaria è, insieme a tanti altri, un fiore all’occhiello per la nostra università, uno di quegli elementi che le ha permesso di collocarsi tra i più prestigiosi atenei in Italia. Ma cosa potrebbe succedere se il presidente dell’Opera fosse scelto dalla maggioranza della Giunta provinciale?

È proprio quello che potrebbe accadere: ieri – venerdì 26 luglio- Mara Dalzocchio, capogruppo della Lega in Consiglio regionale, ha presentato un emendamento alla modifica della legge che norma la composizione del Consiglio di amministrazione dell’Opera Universitaria. Questo emendamento – in discussione oggi – prevede sostanzialmente che il presidente dell’Opera non venga più scelto dalla Giunta provinciale in accordo con il Rettore ma solamente dalla prima, e quindi da coloro che si trovano alla maggioranza.

L’articolo originario recita infatti così:

LEGGE PROVINCIALE 24 maggio 1991, n. 9 – art. 6 c 1

Art. 6 Composizione del consiglio di amministrazione
1. Il consiglio di amministrazione dell’Opera universitaria è nominato dalla Giunta provinciale ed è composto da:
a) il presidente, nominato d’intesa con il rettore dell’università; […]

La lettera a) è ora stata sostituita con: “il presidente, scelto dopo aver sentito il Rettore dell’università, tra personalità con importanti referenze gestionali, manageriali, o con significative esperienze nel campo dell’istruzione, della ricerca e dell’università“.

La modifica a prima vista può sembrare innocua, ma nella nuova formulazione si celano delle insidie: stando ad essa il Rettore “va sentito” ma la nomina compete ora solo alla giunta, che potrebbe discostarsi dal parere ricevuto dal massimo organo del nostro ateneo. Fa pensare anche il riferimento a “personalità con importanti referenze gestionali, manageriali” in alternativa alle “significative esperienze nel campo dell’istruzione, della ricerca e dell’università“: una norma che, presa alla lettera, pone la possibilità della nomina di una persona che – per quanto preparata e competente – non sappia nulla dell’università. L’emendamento doveva essere approvato stamattina: ciò non è avvenuto solo per l’ostruzionismo delle opposizioni, ma dobbiamo ricordare che la giunta provinciale gode di una larga maggioranza in consiglio.

Riportiamo il comunicato stampa in merito di Edoardo Meneghini, presidente del Consiglio degli Studenti di UniTN:

Negli ultimi sei anni, la collaborazione tra rappresentanti degli studenti, Università ed Opera Universitaria ha reso possibile il raggiungimento di numerosi obiettivi, che migliorano quotidianamente la vita di migliaia di studenti. Dalle borse di studio, alle residenze universitarie, dai servizi mensa al finanziamento delle attività culturali.
Con l’Opera Universitaria, in virtù di un disegno comune di Università, sono stati avviati molti progetti condivisi: la realizzazione di un nuovo studentato con mensa e campi sportivi a Rovereto, il mantenimento (ed eventuale miglioramento) delle borse di studio per ISEE 23000, la progettazione di nuove aree per gli studenti nel quartiere Italcementi e molto altro.

Un mese fa è scaduto il primo mandato dell’attuale presidente dell’Opera Alberto Molinari.
La nomina del presidente dell’Opera è normata da una legge provinciale, che prevede che il nome venga individuato di comune accordo tra Università e Provincia. Negli ultimi trent’anni, per buonsenso di giunte con diversi background politici, tale nomina è sempre stata indicata dall’Università ed accolta dalla provincia.
Quest’anno, però, la nuova giunta ha deciso di interrompere questa virtuosa catena, negando una voce all’Università, attraverso la proposta di un emendamento che modifica la legge provinciale, esautora l’università dal proprio ruolo ed impone, quindi, la nomina

Il Consiglio degli Studenti, espressione di tutta la rappresentanza studentesca (negli organi centrali di ateneo e nei dipartimenti) condanna senza riserve quest’aggressione all’autonomia dell’Università. In alcun modo i giochi politici di una giunta che vuole poter controllare l’Università, possono essere accettati. A maggior ragione in Trentino, dove il rapporto virtuoso esistito finora tra Università e Provincia è stato un elemento determinante nel raggiungimento di molti, importanti, traguardi e primi posti.

Il cambiamento, mantra comunicativo della nuova amministrazione provinciale, è positivo soltanto quando porta ad una situazione migliore rispetto a quella di partenza. La decisione di negare una voce in capitolo all’Università, per un ente come l’Opera Universitaria, che ha raggiunto numerosi ed importanti risultati negli ultimi anni, non potrà che peggiorare la situazione attuale, risultando in un cambiamento volto all’inefficienza, allo scontro, all’assenza di un confronto e di un dialogo. Sono proprio confronto e dialogo gli elementi che hanno sempre permesso di avviare nuovi progetti comuni, che ora verranno inevitabilmente messi in discussione.

Ci sono quasi 17.000 studenti iscritti ad UniTrento ed una decisione di questo tipo è un’offesa ed una dichiarazione di scontro verso di loro, verso il loro diritto allo studio, verso l’Università e la sua comunità, ed infine verso tutti i trentini, che hanno contribuito con le loro tasse ad un’istruzione Universitaria d’eccellenza, che non deve e non può essere contaminata da maldestri tentativi di controllo da parte della politica.

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