Niente feste a Trento: silenzio persino al Taramelli

Silenzio nelle strade, silenzio nelle case. Sempre più sporadici i flash-mob, una famiglia litiga, qualcuno che ascolta musica a volume alto, degli amici fanno una videochiamata, qualche cane abbaia, le ambulanze passano, rumore di stendino, saltuarie macchine, eventualmente la pioggia. Dopodiché di nuovo, silenzio nelle strade, silenzio nelle case.

Per quanto si utilizzi il lessico di guerra, è tutto molto tranquillo per la maggior parte delle persone – anche per rispetto di coloro che sono in difficoltà di salute e per gli eroi in prima linea. Se l’inizio di aprile 2020 fosse una canzone, la sua colonna sonora sarebbe un sibilo di vento, raramente interrotta, anche nei luoghi che gli studenti di Trento erano abituati ad affollare: la Scaletta, l’Accademia, il Gatto Gordo, il Simposio, l’Urban, la Bookique, come altri luoghi di ritrovo e spesso di studio di studenti fuorisede e non. Serrate anche le case, quelle che fino ad un mese fa ancora diventavano luogo di festa – nonostante le prime indicazioni di evitare assembramenti. Feste di laurea. Feste in casa. Feste per non pensare ai problemi delle prime chiusure, i quali s’aggiungevano a quelli di tutti i giorni – la burocrazia, esami da preparare, il lavoro.

Fa strano per molti “vecchi” studenti sapere che persino il mitico Taramelli non emette un suono per buona parte del giorno. Il palazzo storicamente da studenti (oggi un po’ di meno) conosciuto per le sue grandi feste in casa, ogni mercoledì, ogni venerdì, ogni sabato, spesso anche di domenica; esso soccombe al suono di uccellini, di gente che butta la spazzatura, qualche strimpellata di chitarra, qualcuno che prova a suonare il flauto dolce che si usava alle scuole medie. Vive lo stesso destino degli appartamenti spesso svuotati da gente che è tornata presso la propria residenza non appena ha potuto.

Ma è tutto ancora lì. Strumenti pronti a suonare la “Generazione Sconsolata” di Luciano Forlese mentre si cantano i destini da futuri lavoratori precari. Vino pronto ad essere usato per brindare. Cibo e risate pronti ad essere condivisi tra siciliani e trentini, tra pugliesi e lombardi, tra laziali e veneti, tra campani e friulani, tra molisani e toscani. È solo tutto in potenza, nascosto come il Café de la Paix, “sottoterra” come l’Arsenale.

Il silenzio prima della tempesta. Ci vorrà un’autocertificazione quando arriverà il momento di festeggiare il dopoguerra? Le istituzioni ci stanno lavorando. Nel frattempo dirette sui social network, playlist per passare il tempo e video su come cucinare qualcosa di nuovo o fare esercizi in casa.

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