Il Crocifisso del Duomo

Era una fredda notte invernale e nelle splendide sale di palazzo Lodron s’era tenuta una grande festa che si era protratta fino a tardi. Il padrone di casa, il signor Lodron, contento della sua giornata ma stanco delle chiacchiere e della confusione, aveva salutato gli ultimi ospiti per poi andare finalmente a coricarsi. Non fece però in tempo a chiudere gli occhi che sentì qualcuno bussare alla porta. “A quest’ora e con questo freddo nessuno verrebbe a disturbarmi se non per qualcosa di grave” pensò il signor Lodron “una rivolta? Un incendio? Meglio che vada a controllare”.

Il signor Lodron si rivestì velocemente e si precipitò all’ingresso. Nel frattempo uno dei suoi servitori aveva già aperto il portone e aveva fatto entrare il disturbatore: un uomo avvolto in un ampio mantello, che teneva il viso nascosto da un cappuccio e stringeva sotto il braccio un grande fagotto. Il servo stava rimproverando l’uomo per essersi presentato a quell’ora ma il signor Lodron lo interruppe: “Suvvia”, intervenne il padrone di casa, “avrà le sue ragioni per girovagare di notte a bussare alle porte delle gente! Ditemi, chi siete? Che volete da noi?” Con voce stanca, l’uomo gli rispose: “Messere, non posso dirvi il mio nome. Vi prego, vi basti sapere che sono un pellegrino diretto in Terra Santa, bisognoso di un luogo dove riposare per questa notte. Se mi vorrete ospitare, io ricompenserò voi e la vostra città.” “Quest’uomo è un pazzo o un bugiardo” pensò tra sé il signor Lodron “ma con che cuore posso lasciare un uomo dall’aria così stanca al freddo?” Così il buon conte fece entrare il pellegrino, gli indicò la stanza dove riposare e, poi, tornò anche lui a dormire.

Il mattino dopo venne svegliato di buonora dalle chiacchiere della servitù. Irritato, chiamò uno dei servi per farsi spiegare la ragione del trambusto. Il servitore allarmato gli raccontò che il misterioso pellegrino era sparito senza lasciare traccia. Nessuno si era accorto di nulla o aveva sentito alcun rumore. Nemmeno i cani, lasciati liberi nel cortile, avevano abbaiato. L’unico segno del suo passaggio era un bellissimo Crocifisso di legno colorato, che lo straniero aveva lasciato nella stanza dove aveva dormito. Il conte andò immediatamente a controllare e rimase così incantato da tanta bellezza, che mandò a chiamare familiari e servitù per pregare tutti insieme di fronte al Crocifisso.

Pochi mesi dopo, il signor Lodron regalò il Crocifisso al Duomo di Trento e, quando iniziarono i preparativi per il Concilio Ecumenico Tridentino, i Padri conciliari decisero che l’opera sarebbe dovuta rimanere sempre con loro, affinché li ispirasse e li proteggesse.

Si narra che, quando il cardinale Morone presentò ai Padri il volume con i Decreti, affinché li confermassero, il Crocifisso piegò il capo per acconsentire. Tutti i presenti notarono il cenno e nessuno dei Padri nutrì più alcun dubbio sulle decisioni da prendere. Si concluse così il Concilio di Trento, mentre una moltitudine di gente, venuta a sapere del miracolo, già accorreva per onorare il Crocifisso del Conte Lodron.

Come è noto, il Concilio di Trento fu un evento storico che segnò profondamente la vita e il pensiero dei cattolici. Convocato per reagire alla riforma protestante di Martin Lutero, il Concilio si proponeva come momento di ripensamento della dottrina cristiano-cattolica. Durò diciotto anni, dal 1545 al 1563, ma ebbe diverse interruzioni. Data la sua lunga durata, il Concilio segnò inevitabilmente la vita dei cittadini di Trento e la loro fede, dando origine a numerose leggende.
Quella del Crocifisso del Duomo è uno degli esempi più significativi del ricco repertorio di storie che nacquero o ripresero vita alla fine del XVI secolo.

Oggi il Crocifisso, un’opera databile al primo decennio del XVI secolo e attribuita allo scultore di Norimberga Sixtus Frei, è situato nella Cappella Alberti o Cappella del Crocifisso accanto alle statue della Madonna Addolorata e di San Giovanni Evangelista.

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