Pillola internazionale del 25 maggio 2020

a cura di Eugenia Gastaldo e Francesco Moreschi

Argentina | Il paese è tecnicamente in default. Il governo, guidato da Alberto Fernández, non è riuscito a trovare un accordo con i fondi di investimento, ai quali doveva rendere 500 milioni di dollari. La scadenza era il 22 aprile ed erano stati concessi altri 30 giorni per rinegoziare l’accordo. Le trattative andranno avanti fino al 2 giugno. È la nona volta che il paese dichiara il default, dopo l’ultimo avvenuto nel 2001.

Ungheria | È stata approvata dal Parlamento ungherese una legge che vieta il riconoscimento giuridico delle persone transgender. Sarà vietato registrare il cambio di genere sui documenti d’identità, i quali dovranno indicare esclusivamente il sesso di nascita basato sul genoma. “Questo voto spinge l’Ungheria indietro verso tempi bui e sopprime i diritti delle persone transgender”, ha dichiarato in proposito Amnesty International.

Cina| Il 21 maggio è stata presentata al Congresso del popolo di Pechino una proposta di legge sulla sicurezza nazionale per la città di Hong Kong. La legge punirebbe “il tradimento, la secessione, la sedizione e la sovversione” andando a minare l’autonomia territoriale dell’ex colonia britannica e ponendo fine alla formula “un paese due sistemi “. In città sono scoppiate proteste contro la proposta di legge subito represse dalla polizia con il lancio di lacrimogeni e più di 150 manifestanti sono stati arrestati. Il leader della protesta Joshua Wong ha chiesto all’Ue di imporre sanzioni a Pechino e di inserire clausole legate al rispetto dei diritti umani nei trattati commerciali che sta concludendo con la Cina.

Venezuela| L’Iran ha violato l’embargo imposto dagli Stati Uniti al Venezuela, in ginocchio a causa della crisi economica e delle sanzioni statunitensi, spedendo cinque petroliere che riforniscono di carburante il paese sudamericano. Il ministro degli esteri iraniano aveva scritto una lettera al segretario generale delle Nazioni Unite per avvertirlo di un possibile intervento della marina statunitense per fermare le petroliere. Il 24 maggio il ministro del petrolio venezuelano Tareck El Aissami ha annunciato l’arrivo della prima delle cinque navi cisterne. Questo intervento va ad acuire i già tesi rapporti fra Iran e Stati Uniti.

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