Gazzelle e l’importanza della musica malinconica

Il 10 e il 13 novembre sono stati pubblicati rispettivamente Lacri-ma e Scusa, due nuovi inediti del celebre cantautore romano Gazzelle, i quali dovrebbero anticipare un terzo album in studio anche se, al momento, non sembrano esserci notizie più precise a riguardo.

Potremmo definire Gazzelle, all’anagrafe Flavio Bruno Pardini, come il perfetto esempio di una persona introversa. Occhiali scuri perennemente calati sugli occhi, parla sempre della sua musica, quasi mai della sua vita privata, e spesso nelle interviste è messo a disagio anche dalle domande più banali come il significato del suo nome d’arte (una storpiatura del noto modello di scarpe Adidas). Già attivo a livello amatoriale nella capitale ben prima della notorietà che arriverà nel 2016 con la pubblicazione del singolo Quella te e, il cantautore rientra senza dubbio tra gli artisti più amati all’interno del panorama musicale indipendente italiano, con numerosi singoli certificati dischi di platino e il tutto esaurito nei palazzetti dello sport durante l’ultimo tour. Cosa lo distingue tuttavia da un Tommaso Paradiso o da un Niccolò Contessa? Cosa nascondono i brani di questo singolare personaggio?

Prendiamo ad esempio la prima strofa di Punk (https://www.youtube.com/watch?v=BJgjju2dFto):

«Tu sapevi un po’ di punk
Di torta al cioccolato
Di fiore calpestato

A mezzanotte e mezzo
Il locale s’è svuotato
Un bacio congelato
Sapeva di Milano

Io sapevo un po’ di tour
Di maledetto me
Del tempo che ho sprecato».

Qui Gazzelle si rivolge alla ragazza di cui è innamorato ricordando i momenti passati assieme e i propri errori. La particolarità è che, a differenza di altri artisti, lo fa in modo estremamente ermetico ed implicito: lui non descrive per niente questi momenti ma con sole due parole per ogni immagine, rievoca l’intera esperienza e la sensazione che questa gli ha provocato. Anche se leggendo il testo sembra di trovarsi davanti ad una serie di frasi senza senso, si tratta in realtà di associazioni tra esperienze di vita, le persone a cui siamo legati ed odori, luoghi e sensazioni. Il bacio scambiato con la ragazza dall’attitudine punk ricorda al nostro cantautore il freddo invernale, la città in cui si sono incontrati durante il suo tour e la torta al cioccolato che hanno condiviso. Un altro caso in cui ricorre a questa tecnica è la recente Destri (https://www.youtube.com/watch?v=8wlxTdDol70), in cui Gazzelle rievoca l’ormai conclusa relazione con la sua amata con un «mi ricordavi il mare, le luci di Natale, gli schiaffi sul sedere, lo spazzolino uguale, la Panda manuale».

Nei vari brani, quindi, sentimenti e ricordi sono tanto ermetici quanto spontanei. Nel ritornello della controversa Martelli, ad esempio, Gazzelle canta disperatamente:

«Oggi mi sparo in testa
Mi sparo in testa
Mi sparo in testa, ah, ah

Voglio solo stare bene
Voglio solo stare bene
Ritrovare il mio colore
Ritrovare il mio colore».

In questo caso, è fondamentale il videoclip del brano per capirne appieno il senso (https://www.youtube.com/watch?v=u49F3gyRlJc). Gazzelle fa solo una breve apparizione, non è lui il protagonista del video, ma i sentimenti espressi dalla canzone sono senza dubbio i suoi. Il protagonista della clip vede in un momento di intimità con un amico la ragazza di cui è innamorato. Le parole del ritornello quindi esprimono l’insoddisfazione, la rabbia e il senso di impotenza del cantante subito dopo aver ricevuto una delusione d’amore. Ora vorrebbe solo dimenticare tutto e ritornare ad essere felice ma ciò non è possibile perché la ferita è ancora troppo recente, non ha ancora avuto tempo e modo di razionalizzare il dolore. La situazione descritta è un classico “due di picche” in cui ci sentiamo impazzire e vorremmo cancellare la nostra sofferenza. Non sappiamo cosa fare e ci vengono in mente solo pensieri negativi ma sono privi di convinzione, originati da una foga momentanea. È però significativo che Gazzelle esprima questo stato d’animo. Egli riversa nella musica tramite un flusso di coscienza tutte le sue emozioni e non si preoccupa di quanto esse siano negative o momentanee. Nell’ istante esatto in cui prova qualcosa, canta.

In ogni caso, l’amore non è l’unico tema della sua musica. Ci sono alcuni brani più complessi in cui emerge una personale visione pessimistica della vita in generale. Tra questi, il più riuscito è Nero (https://www.youtube.com/watch?v=YDwx-E6BzLE):

«E la notte si prende quello che vuole
E non lascia quasi niente
È che siamo soltanto persone sole
Perdute fra la gente
Poi mi sveglio di notte con gli incubi in testa
E una valigia già piena da un anno che mi detesta
E non crescono i fiori, è vero, dove cammino io
Ma nemmeno è tutto nero
Siamo come giornate buttate al cesso
Come i sorrisi spenti, in mezzo ai denti, a tempo perso
E non crescono i fiori, è vero, dove cammino io
Ma nemmeno è tutto nero».

Qui a turbare il cantante è la noia. La noia di noi giovani che ogni giorno cerchiamo di costruirci la nostra identità cercando di farci notare dagli altri per quello che siamo realmente e per quello che ci piace fare. Il tempo, simboleggiato dalla notte, scorre inesorabile e noi veniamo confusi dalla complessità e molteplicità di scelte ed ostacoli che la vita ci pone davanti. Commettiamo così sempre gli stessi errori e ci ritroviamo ancorati sempre alle solite abitudini e alle solite persone. Tutto questo genera in noi depressione e solitudine. Alla fine prevale la voglia di lasciare perdere tutto ma come sostiene il cantante «nemmeno è tutto nero», c’è sempre qualcosa di positivo a cui aggrapparci. Quella di Gazzelle è una musica intimistica, fatta di personalissimi ricordi ed emozioni tra cui, su tutte, prevale la malinconia.

L’elemento però che distingue il cantautore da qualunque altro artista indie è l’incredibile equilibrio tra testo e melodia dei suoi brani. Quest’ultima, spesso orecchiabile e dal ritmo vivace, è in perfetta contrapposizione con il contenuto malinconico. È il caso di Meglio così (https://www.youtube.com/watch?v=cJjYmpbgpbM). L’argomento è nuovamente una delusione d’amore, ma la melodia del brano è così spensierata che se l’ascoltassimo senza il testo penseremmo subito ad una felice canzone che descrive una bellissima giornata. Queste contrapposizioni non stonano affatto anzi, unite all’accurata scelta dei suoni di parole e rime da parte di Gazzelle e alla sua voce nasale, non gradevole, ma indicata per cantare tematiche agrodolci, creano un effetto ipnotico. È questo il  vero motivo del suo successo: nelle sue canzoni egli riesce a creare un’atmosfera semplice e coinvolgente ma che fa risaltare alla perfezione gli astratti sentimenti di cui si parla. Le sue melodie ci entrano immediatamente in testa e nello stesso momento la profonda malinconia dei temi trattati colpisce il nostro lato più emotivo.

La musica di Gazzelle assume così un ruolo terapeutico. Sicuramente le nostre esperienze di vita sono diverse rispetto a quelle del cantautore ma le emozioni no. Chi di noi almeno una volta nella vita non si è mai sentito solo? Chi non ha mai sofferto per amore? Chi non ha mai provato nostalgia per una certa fase della propria vita? I suoi brani ci fanno sentire meno soli, ci fanno capire che la solitudine,  la tristezza e  l’ansia, sono stati d’animo spiacevoli ma che fanno parte di ognuno di noi e non dobbiamo vergognarcene. Gazzelle ci spinge, così come fa lui, a scavare nei nostri ricordi, ad accettare e vivere i sentimenti negativi ma soprattutto a sfogarli e condividerli. Solo così possiamo superarli e riacquistare il sorriso.

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