Fumetto: un genere minore? ‘Amazons, Abolitionists, and Activists’

Se non sei tra quelle persone che criticano il femminismo poiché credono (erroneamente) che sia un movimento basato sull’idea che le donne siano superiori agli uomini – in tal caso il consiglio è quello di dare un’occhiata alla definizione del termine ‘femminismo’ su un qualunque dizionario – avrai probabilmente già sentito parlare delle suffragette e di alcune figure principali che hanno reso questo fenomeno noto, nonché agito in prima linea per fare passi avanti nel cammino che porta all’uguaglianza dei sessi: Mary Wollstonecraft, Simone de Beauvoir, Gloria Steinem… Ti sorprenderai quindi di scoprire che molte tue credenze sulle radici del femminismo sono errate. 

All’inizio della graphic novel Amazons, Abolitionists, and Activists, frutto della collaborazione tra Mikki Kendall ed A. D’Amico, sei ragazze sono impegnate in un’accesa discussione perché non riescono a trovare un accordo su chi debba essere ritenuto il fautore della vittoria dei diritti delle donne. Una ragazza bianca con i capelli rossi si vanta del fatto che la nonna abbia partecipato alle marce che portarono all’acquisizione di maggiori diritti per le donne; un’altra, nera e con gli occhiali, ribatte che si sarebbero raggiunti risultati soddisfacenti molto prima se non ci fosse stata la schiavitù. Già da questa prima riflessione, si riesce a cogliere quanto sia stata articolata la strada che ha portato al femminismo come lo conosciamo oggi e quanto sia riduttivo cercare di spiegare questo fenomeno partendo dalle suffragette – e quindi dal ventesimo secolo -, ignorando gli sforzi messi in atto da innumerevoli donne ben prima degli anni ’20 dello scorso secolo.

Non riuscendo a trovare un compromesso, le protagoniste di Amazons, Abolitionists, and Activists partono per un viaggio nel tempo, per capire dove collocare le radici del femminismo e a chi attribuire la coppa di garante dei diritti alle donne. Nel corso della narrazione, Mikki Kendall e A. D’Amico, partendo dalle origini della storia per arrivare ai giorni nostri, ci porgono numerosi esempi di donne che hanno contribuito alla causa femminista. Una di queste figure chiave è Kimberlé Williams Crenshaw, professoressa di legge che nel 1989 coniò il termine ‘intersezionalità‘, concetto che riassume perfettamente l’intento delle autrici della graphic novel nella realizzazione di questo progetto. Crenshaw, in un’intervista concessa alla rivista Time, ha definito ‘intersezionalità’ quella ‘lente che permette di vedere come forme di disuguaglianza spesso lavorano insieme e si inaspriscono l’un l’altra‘. Questo termine sociologico e giuridico ha sicuramente influenzato il lavoro di Kendall e D’Amico: Amazons, Abolitionists, and Activists non si presenta solo come storia del femminismo, ma anche del razzismo, dell’omofobia, della transfobia, dell’abilismo e di molto altro. Per comprendere il femminismo non possiamo quindi accontentarci di letture che isolano questo fenomeno (letture che peraltro spesso si focalizzano sull’Europa e sugli Stati Uniti, nonché sui diritti di donne “tipo”, per cui bianche, etero, ecc…). Il femminismo infatti, proprio in quanto fenomeno storico, non può essere analizzato in un’ottica lineare, ma va approfondito tenendo in considerazione una moltitudine di elementi. 

Ed è proprio grazie alla sua struttura policentrica che la graphic novel di Kendall e D’Amico riesce ad attirare l’attenzione del lettore, che si sente così parte di un viaggio del tutto unico, tra periodi storici, luoghi e culture diverse. Amazons, Abolitionists, and Activists è dunque il risultato in primo luogo di una ricerca meticolosa, e in secondo luogo di una ponderata selezione, in quanto sarebbe stato impossibile riportare nel volume tutte le figure femminili che hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia del femminismo e nella storia in generale. Mikki Kendall, giornalista e scrittrice che ha realizzato l’aspetto narrativo e storico della graphic novel, pubblicata nel 2019, è anche nota per il libro Hood Feminism, in cui al lettore viene offerta una critica all’attuale movimento femminista, in quanto non prende in considerazione i bisogni di tutte le donne, ma solo di poche privilegiate. 

Nonostante le sue recenti pubblicazioni dimostrino che la giornalista nutre un acceso interesse per la questione femminista e soprattutto per l’aspetto storico del movimento, in più interviste Kendall ha confessato di non aver sempre amato la storia, ma di essersi avvicinata a questa disciplina soltanto durante gli anni del college. Secondo la scrittrice originaria dell’Illinois, infatti, il modo in cui viene insegnata la storia, a partire dagli anni delle elementari, la rende molto noiosa e, alla fine del percorso scolastico, gli studenti conoscono solo qualche data e poche figure importanti. Per cui la scelta di collaborare con A. D’Amico, che nel realizzare l’aspetto grafico del libro si è ispirata alla storia dell’arte per rappresentare nel modo più coerente possibile le varie culture del passato, è sicuramente vincente: da una parte Kendall espone la storia in modo accattivante, trattando un aspetto purtroppo poco trattato sui banchi di scuola; dall’altra la fumettista del progetto confeziona il tutto tracciando linee e disegni, che sicuramente riusciranno ad avvicinare un ragazzino alla materia in modo più efficace rispetto a un noioso tomo di trecento pagine. Et voilà: ecco un pacchetto perfetto, pronto ad essere esposto in tutte le biblioteche scolastiche e non solo. Amazons, Abolitionists, and Activists non è una lettura consigliata solo agli adolescenti: infatti tratta così meticolosamente un argomento pressoché sconosciuto, che sicuramente può insegnare molto anche agli adulti. Così, ancora una volta, la graphic novel si dimostra un mezzo più che legittimo per far conoscere temi importanti, come ad esempio quanto sia superficiale discutere su chi debba avere il merito per alcuni essenziali passi avanti, piuttosto che concentrarsi su quanto noi oggi possiamo fare per proseguire questo cammino verso il cambiamento.

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