Una voce dalla Russia: intervista a un’attivista russa contro il regime di Putin

Il 24 febbraio 2022 è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina, il ritorno della guerra in Europa, l’esodo di un popolo sotto le bombe. L’irruenza politica con la quale Vladimir Putin si è imposto in Ucraina e nei confronti degli altri Stati non ha precedenti. Successivamente le sanzioni europee, il ritiro delle multinazionali occidentali dal Paese e la censura imposta dal Cremlino: uno Stato isolato, chiuso nell’autocrazia. Da un mese il conflitto va avanti e noi ci siamo domandati cosa significhi essere un cittadino russo oggi. Soprattutto a fronte delle proteste in Russia contro la guerra: raramente un’azione del governo è stata accolta con così tanto dissenso nella terra di Putin. Abbiamo cercato la risposta oltre la Cortina di ferro, sempre più alta, che divide i cittadini russi dall’Occidente e siamo riusciti ad intervistare una giovane attivista politica che da anni scende in piazza contro il regime di Vladimir Putin e che oggi ha più paura di prima. Lei è in Russia e da lì ha ripercorso con noi la parabola liberticida del governo di Putin fino ad oggi, in cui la vita delle persone è stata scossa dalle sanzioni dell’Occidente. La ringraziamo per le parole concesseci e per il coraggio che ha avuto parlandoci in questo momento storico, in cui in Russia il dissenso è represso col carcere e l’esclusione sociale. Per favorire la condivisione delle sue parole di rabbia e speranza abbiamo trascritto l’intervista sia in italiano che in inglese.

1. Quando hai cominciato a interessarti di politica? Cosa pensi di Putin?

Ho pensato che Putin non fosse un buon presidente per la prima volta nel 2014, dopo l’annessione della Crimea alla Russia: si trattava di uno sconfinamento che non appoggiavo e che tuttora non condivido. Annettere una parte del territorio appartenente a un altro paese mi sembrava una scelta controversa. Tuttavia, molti russi supportarono la decisione di Putin perché ritenevano che dopo il crollo dell’URSS la Crimea fosse stata concessa illegittimamente all’Ucraina. Io reputo l’annessione russa ingiusta e che avremmo dovuto restituire la penisola. Comunque, il caso della Crimea è particolare perché si tratta di una regione abitata da molti russi e russofoni. Non c’era un vero e proprio conflitto militare al tempo: gli abitanti della penisola avevano semplicemente espresso la volontà di unirsi al territorio russo votando al referendum sull’annessione. Successivamente ho avuto modo di assistere ad altri episodi, come l’avvelenamento di Navalny e il suo conseguente imprigionamento. Ciononostante, direi che ho iniziato a interessarmi di politica con l’annessione della Crimea.

Hai menzionato Navalny: cosa pensi di lui?

Probabilmente Navalny era l’ultimo oppositore politico russo, l’unica alternativa a Putin. Sebbene non fosse il candidato più apprezzato dal popolo, rimasero tutti sconvolti dal suo avvelenamento e dal suo arresto. Ritengo sia stato l’inizio della fine per la Russia: nonostante avessimo assistito ad altri crimini contro diversi oppositori politici – ad esempio l’esilio di Khodorkovsky – quello che è successo a Navalny è stato molto più sconvolgente. In quel momento mi resi conto che il paese era in caduta libera. Probabilmente la situazione attuale non è altro che la continuazione di quanto accaduto in quel periodo e temo che potrebbe peggiorare.

2. Opposizione politica in Russia: com’è? Cosa significa per te?

L’anno scorso ho partecipato a una grande protesta a San Pietroburgo: migliaia di persone stavano manifestando in favore di Navalny. La protesta era stata organizzata dall’ONG dello stesso Navalny (FBK, Fondazione Anti-Corruzione) e i partecipanti erano stati informati su Telegram e Instagram. Si trattava della prima protesta pro-Navalny: era il 23 gennaio (2021, ndr). Al tempo avevo molti amici che condividevano il mio stesso orientamento politico e riuscimmo a formare un gruppo di sei persone per la manifestazione. Sfortunatamente due di loro vennero arrestati non appena scesero dal taxi, ufficialmente perché non stavano indossando la mascherina chirurgica. In realtà, la polizia sapeva che numerosi manifestanti si sarebbero radunati in punti strategici della città. Conseguentemente, solo quattro di noi riuscirono a prendere parte alla protesta. Il centro di San Pietroburgo era pieno di poliziotti che picchiavano e arrestavano i manifestanti, per la gran parte comuni cittadini. Ciononostante, riuscimmo a marciare per le vie principali della città. Ero molto preoccupata, ma nella folla mi sentivo più sicura: era qualcosa che non avevo mai sperimentato prima di allora. Ci fu una seconda protesta il weekend successivo, ma ero troppo spaventata per partecipare di nuovo. Un mio amico, invece, decise di andare e mi disse che i poliziotti si erano comportati peggio della settimana precedente. Questo è un punto fondamentale per l’opposizione politica in Russia: la gente non protesta più perché è spaventata dalle possibili conseguenze. Infatti, in caso di arresto in Russia potresti trascorrere (almeno) due settimane in carcere, in condizioni pessime e mangiando cibo terribile, senza alcun tipo di consulto giuridico. Inoltre, se sei uno studente potresti essere espulso dalla scuola o dall’università che frequenti.

Conosci qualcuno che ha partecipato alle ultime proteste?

Penso che nessuno dei miei amici abbia partecipato, me compresa. Dall’inizio della guerra la polizia ha occupato il centro di San Pietroburgo e le sue strade principali. Se mostri un simbolo di pace, se stai in piedi in strada in segno di protesta, perfino se pronunci le parole “no alla guerra”, puoi essere arrestato.

3. Come viene raccontata l’”operazione militare speciale” in Russia? Ti aspettavi l’inizio di tale operazione? Perché?

In realtà credo che nessuno si aspettasse l’inizio di questa guerra. Anche l’anno scorso la Russia aveva posizionato diverse truppe al confine con l’Ucraina: gli USA e i paesi europei erano convinti che la Russia avrebbe attaccato, ma non successe nulla. Con il conflitto attuale Putin sta solo cercando di spaventare l’Occidente, mostrando al mondo la sua potenza militare. Il 24 febbraio (2022, data del discorso di Putin che annunciava la guerra, ndr) rimasi completamente senza parole perché realizzai che il mio paese era l’aggressore. Ho potuto leggere le ultime notizie sul conflitto su dei media russi indipendenti, conosciuti come “agenti stranieri” (foreign agents), che sono dannosi per il governo, ma molto utili per i russi in quanto forniscono informazioni veritiere e imparziali.

Molti dei miei amici – e anche alcuni politici – non si aspettavano l’attacco di Putin. Sfortunatamente ora numerosi cittadini russi stanno appoggiando Putin perché sulla TV nazionale i membri del governo ucraino vengono presentati come neonazisti. Di conseguenza, l’invasione viene vista come un’opportunità per salvare gli ucraini dal presunto regime di estrema destra.

Non so perché così tanta gente creda a tale propaganda. Un buon esempio è mia nonna: abita in un villaggio nel nord della Russia e la sua unica fonte di informazioni è una televisione. Quando provai a farle capire che molti giovani russi e ucraini stavano morendo a causa della guerra, mi rispose: “Beh, questa è la guerra: che ti aspettavi?”. Non riuscivo a comprendere: reputo che il numero di persone a favore del conflitto sia assurdo.

Come ti mantieni in contatto con i tuoi amici in Ucraina?

Quando scoppiò la guerra decisi di condividere alcune storie contro Putin su Instagram e scrissi a un mio amico di Kiev per sapere come fosse la situazione lì. Mi scusai a nome del mio paese, gli dissi che non approvavo per nulla il conflitto e che avrei provato ad aiutarlo in ogni modo. Mi rispose che sapeva che non era colpa mia: era assolutamente consapevole della situazione e non mi incolpava in quanto russa. Eravamo amici prima della guerra e lo saremo anche quando finirà. Comunque, sembrava molto preoccupato e mi rivelò che stavano tentando di sopravvivere. Non si è ancora arruolato nell’esercito ucraino e penso che stia provando a nascondersi: l’idea di combattere contro i russi potrebbe spaventarlo. Nelle foto che mi ha inviato si trovava seduto in una piccola cantina con altri ragazzi della sua età – più o meno 25 anni.

4. Come giudichi la reazione occidentale? Le sanzioni imposte dall’Occidente hanno avuto un impatto sulla tua vita?

Lo scorso weekend ho incontrato i miei amici – ovviamente tutti contro la guerra – e abbiamo parlato della situazione complessiva del conflitto, concentrandoci in particolare sulle sanzioni. In poche parole, crediamo che le sanzioni non funzionino. Non l’hanno mai fatto: pensiamo a Stati come l’Iran o la Corea del Nord. L’aspetto peggiore è che in tali paesi le sanzioni colpiscono soprattutto la gente comune. L’UE, gli USA e il Canada hanno già definito una lista di sanzioni contro le autorità e gli oligarchi russi, ma siamo sempre in guerra, quindi non sono servite a molto. Non sono in grado di darvi un parere chiaro: da un lato, le sanzioni rappresentano lo strumento più ovvio e razionale da utilizzare in questo tipo di situazioni, ma dall’altro si è visto come esse siano poco efficaci negli Stati autoritari.

Per quanto riguarda l’impatto delle sanzioni sulla mia vita, posso confermare che tutti i cittadini russi ne stanno soffrendo. Prima di tutto, non è possibile accedere al sistema di cambio valuta: non possiamo avere nessun’altra valuta al di fuori del rublo, o cambiarla in euro o dollari. Inoltre, l’inflazione è in costante crescita: quest’anno si stima un aumento del 20%, addirittura peggio del 1998, anno della crisi russa. L’effetto delle sanzioni è evidente sul settore farmaceutico: ho già comprato delle pillole e altri medicinali che dovrebbero bastare per almeno sei mesi. Abbiamo anche difficoltà con lo zucchero e altri beni di prima necessità acquistabili nei grandi magazzini e nei supermercati – dove probabilmente la situazione andrà peggiorando. Il default dell’economia russa è previsto per aprile. Non è possibile andare in Europa perché i confini sono chiusi; molte persone stanno cercando di fuggire in paesi come la Georgia, l’Armenia e la Turchia, dove la vita costa meno. Da ieri (9 marzo 2022, ndr) è diventato impossibile ottenere un visto Schengen per uscire dalla Russia: io avrei dovuto riceverne uno per l’Estonia proprio questo mese, ma probabilmente a causa del conflitto non avrò la possibilità di viaggiare per ancora molti anni. Abbiamo anche diversi problemi legati alla borsa, alle banche e soprattutto ai grandi brand internazionali: ovviamente possiamo vivere senza McDonald’s, Coca Cola, ecc., ma i “patrioti” russi che insultano e incolpano le multinazionali occidentali non si accorgono che in realtà si tratta di un grande danno per l’economia russa. Pensiamo a tutti i posti di lavoro che sono andati perduti, ai dipendenti che sono stati licenziati: sono centinaia di miliardi di tasse in meno che andranno a gravare sul bilancio statale. Inoltre, un hamburger in un McDonald’s russo è molto economico (meno di un euro) e gli studenti e i poveri potevano permettersi un pasto completo a un prezzo contenuto: ora questa possibilità non esiste più. Lo stesso vale per i vestiti (H&M, ecc.): potremmo continuare con questa lista di brand, che non sono fondamentali per la maggior parte delle persone, mentre per altri rappresentano l’unica opzione per sopravvivere. Tutto questo è molto triste.

5. Pensi che le potenze occidentali siano state poco solidali con i russi? Ad esempio, come abbiamo visto, le sanzioni – che dovrebbero colpire il governo – hanno un impatto significativo proprio sulla gente comune.

Vorrei aggiungere un’ultima cosa sulle sanzioni. Avete detto che queste dovrebbero mettere pressione sul regime di Putin, ma l’effetto reale è molto diverso: in primo luogo la maggior parte dei russi, infatti, è favorevole a questa “operazione speciale” e, secondariamente, comincia a diffondersi l’idea che il vero obiettivo delle sanzioni sia colpire l’intera popolazione. Secondo loro solo Putin può salvarci dal “crudele Occidente”: è come un nostro “Padre”, l’unico che realmente vuole e cerca di aiutarci.

Sembra di essere tornati ai tempi di Stalin…

Sì! A volte con i miei amici ci scherziamo su: sembra di essere tornati negli anni Trenta. Comunque, questo sentimento diffuso di “fiducia incondizionata” nei confronti di Putin rende il suo regime ancora più forte. Le sanzioni imposte dall’Occidente non stanno raggiungendo l’obiettivo di indebolire Putin.

Per quanto riguarda la domanda sulla solidarietà verso i russi, so che molti leader politici europei hanno più volte dichiarato che non dovrebbe esserci nessun tipo di discriminazione contro i russi, né online né all’interno dell’UE: hanno capito che questa guerra non è colpa dei russi, ma di Putin. Sono molto grata a questi personaggi politici per le loro dichiarazioni. Come ho detto, capisco che le sanzioni sono l’unica opzione disponibile per colpire il regime, ma la verità è che non funzionano. Non so se i leader europei potrebbero fare qualcos’altro e personalmente non credo che l’Occidente si mobiliti ulteriormente. Inoltre – anche se non appoggio questa guerra – in quanto russa capisco e accetto il fatto che alcune persone potrebbero incolparmi per quello che sta succedendo.

Uno dei maggiori obiettivi dell’Occidente è mandare in bancarotta lo Stato russo, lasciando Putin senza denaro per portare avanti lo sforzo bellico a lungo termine. Inoltre, l’UE sta inviando armi in Ucraina. È una scelta giusta? Come ti senti a riguardo?

Certamente provo sensazioni contrastanti a riguardo. Da un lato, appoggio la decisione dell’UE di inviare armi in Ucraina perché sono fermamente convinta che la Russia sia nel torto. Tuttavia, dall’altro lato mi rendo conto che mio fratello e mio cugino potrebbero essere chiamati alle armi in qualsiasi momento. Potrebbero essere inviati in Ucraina per combattere e venire uccisi da un proiettile proveniente proprio da quelle armi. Potete capire come possa sentirmi in questa situazione. Molti giovani russi sono stati uccisi là fuori: possiamo parlare di Putin quanto vogliamo, ma il punto fondamentale è che persone della nostra età stanno morendo al fronte.

L’Università di Trento ha sospeso ogni tipo di collaborazione con le istituzioni russe. Come consideri questa decisione?

Penso che tutte le sanzioni non orientate all’indebolimento del regime di Putin siano completamente inutili. Escludere il mondo accademico russo e gli scienziati russi dalla collaborazione con altri paesi è un errore. La Russia aveva appena iniziato a cooperare con le università straniere: era un enorme passo in avanti in termini di libertà di parola e libertà di opinione. Gli studenti russi potevano finalmente sviluppare nuove visioni del mondo, della politica, della vita: era una grande opportunità per noi. Tuttavia, se l’Occidente ha realmente intenzione di tagliare i ponti, credo che nessuna delle due parti otterrà particolari vantaggi. Molti dei miei amici – ricercatori che lavorano in ambito accademico – sono molto qualificati: per quale ragione dovrebbero essere esclusi dalla collaborazione internazionale? Questa misura non colpirà Putin e non avrà effetti nemmeno sul conflitto in generale. Secondo me si tratta di una decisione stupida, ingiusta e inefficace.

6. Come vedi il futuro della tua generazione? E il tuo?

È una domanda molto difficile. La mia generazione è nata dopo il crollo dell’URSS ed è cresciuta in una società più o meno libera. Prima del 2012 pensavo di vivere in un contesto di libertà, ovviamente in senso diverso dall’idea occidentale. Comunque, tale convinzione mi rendeva fiduciosa per il futuro. Inoltre, le mie speranze aumentavano con la progressiva internazionalizzazione del paese. Tuttavia, nel 2012 – quando Putin prese il posto di Medvedev – tutto il potere venne centralizzato a Mosca. Ora non esiste libertà di parola, tutto sembra essere proibito. Vorrei raccontarvi un episodio per farvi capire il livello di propaganda in Russia: attualmente sto insegnando inglese ad alcuni ragazzini e uno di loro mi ha raccontato di un film visto a scuola. L’obiettivo della pellicola era mostrare tutte le “buone” ragioni che hanno portato al conflitto, presentando l’invasione dell’Ucraina non solo come qualcosa di positivo, ma anche di necessario. Fortunatamente il ragazzino si è accorto che le idee e le immagini mostrate nel film erano di pura propaganda. Questo mi ha sollevato: è molto importante che i ragazzi – almeno nelle grandi città – capiscano cosa sta accadendo realmente; la maggioranza di loro sanno che questa aggressione non è legittima. Questo mi dà speranza. Quando il nostro paese si sbarazzerà di tutti quei dirigenti e quelle autorità provenienti dall’URSS che parlano solo il “linguaggio del potere”, allora qualcosa cambierà. Spero veramente che tra dieci o vent’anni la generazione che sta vivendo il conflitto in prima persona proverà a costruire una Russia migliore.

Prima dell’intervista ci hai detto che stavi pensando di lasciare la Russia. Il messaggio che hai appena lasciato è di speranza, ma possiamo capire la tua preoccupazione e il tuo desiderio di fuggire. Come riesci a bilanciare queste due opzioni?

Alcuni dei miei amici stanno lasciando la Russia. Sfortunatamente non posso seguirli perché devo badare a mia nonna, che è molto anziana. Sicuramente rimarrò qui per aiutarla. Allo stesso tempo, non ho intenzione di lasciare il paese senza mia madre, che condivide i miei stessi ideali politici e non appoggia l’operazione militare speciale. Quindi, per riassumere, ora non lascerò la Russia, ma probabilmente prenderò in considerazione tale possibilità in futuro. Qui in Russia è sempre più difficile parlare, lavorare, leggere i media che vogliamo, ascoltare la nostra musica preferita. Non possiamo nemmeno pronunciare la parola “guerra”: questo “crimine” è punibile con il carcere.

7. Vorresti aggiungere qualcosa?

Vorrei solo che le persone in Occidente sapessero che molti russi – anche se non tutti – sono contro questa guerra. Ci sentiamo molto male e ci vergogniamo per quello che sta accadendo; sappiamo anche che per molto tempo verremo incolpati di non aver fatto nulla per fermare il conflitto. Ho letto molti commenti su Internet scritti da utenti ucraini, i quali sostengono che i russi siano rimasti immobili di fronte a Putin. Vorrei farvi capire che fermarlo è una missione impossibile. Se provi a resistere, finisci in carcere. Sono consapevole che il prezzo per la libertà può essere molto alto e che nel XX secolo molte persone che hanno combattuto per i loro ideali sono state imprigionate, ma le cose ora sono cambiate. Viviamo in un’epoca diversa e qui in Russia per noi è molto difficile. Voi in Europa non avete mai sperimentato una situazione simile, e ovviamente non vi incolpo di questo. Tuttavia, non potete capire appieno quanto sia complicato vivere in Russia in questo periodo storico. Non possiamo dire liberamente ciò che pensiamo, non solo per il carcere in quanto tale, ma anche per la crudeltà dei poliziotti nelle stesse prigioni. Spero davvero che non ci incolpiate per non essere riusciti a resistere contro Putin, perché non era nelle nostre possibilità. Se avessimo saputo quali erano le sue reali intenzioni qualche decennio fa, forse saremmo stati in grado di fermarlo, ma oggi non possiamo più reagire. Questo non significa che non siamo dalla parte degli Ucraini: i nostri pensieri, le nostre preghiere e i nostri cuori sono con loro. Russia e Ucraina sono paesi confinanti, abbiamo molti amici e familiari che abitano in entrambi gli Stati. Per questa ragione, anche coloro che si dichiarano a favore della guerra non possono appoggiarla del tutto. Tra un po’ di tempo, dopo il crollo di tutta questa propaganda, i sostenitori del conflitto capiranno che avevano torto, ne sono sicura. Vorrei anche ringraziare tutti coloro che sostengono il popolo russo su Internet. Domani (11 marzo 2022, ndr) Instagram verrà chiuso, quindi sarà più difficile leggere i vostri messaggi, ma ci tengo a ringraziarvi ancora una volta per il vostro supporto e per aver compreso che questa guerra non è colpa nostra.

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

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