XI JINPING VINCE ANCORA

Si è concluso un mese fa il Congresso del Partito Comunista cinese (PCC), tenutosi a Pechino nella “Grande Sala del Popolo” e durato una settimana (16-22 Ottobre). Il frutto della riunione del vertice comunista è stato la modifica della Costituzione, il che comporterà il consolidamento dello status di Xi Jinping, attuale Segretario del PCC nonché Presidente della Repubblica, come ‘nucleo’ del partito. E’ il risultato dell’approvazione di un emendamento comprensivo dei cosiddetti ‘due stabili” e delle ‘due salvaguardie’. Si tratta di misure, in base al comunicato finale diffuso, volte a cementare lo status centrale di Xi e il ruolo guida del suo pensiero politico all’interno del PCC.

L’esito era tanto atteso dall’Occidente ed in particolare dagli Stati Uniti. Questi ultimi erano particolarmente interessati al risultato del Congresso per comprendere verso quale direzione politica si sarebbe mossa la Cina ed il responso sinico è stato chiaro: Xi Jinping, uscito vincitore dalle elezioni per il Segretario Generale del partito Comunista per la terza volta di fila, è il grande vero dominatore del partito. 

Senz’altro la riconferma di Xi, che si è aggiudicato per la terza volta di fila il titolo di segretario generale del PCC (cosa peraltro consentita grazie a una previa revisione della costituzione, dato che la versione precedente ammetteva la rielezione alla carica principale del PCC per massimo due volte consecutive), era molto prevedibile, quasi scontata prima della riunione del Congresso. Tuttavia, ci permette di notare come stia scemando un processo, a livello politico cinese, che negli anni successivi all’egemonia di Mao Zedong aveva portato progressivamente all’aumento del potere di un gruppo di dirigenti piuttosto che al dominio di un uomo singolo al comando. Questa tendenza è stata per l’appunto ribaltata dalla rielezione di Xi, il quale governa già dal 2012 e che si appresta a tenere per le redini la Cina ed il partito per altri 5 anni (plausibilmente anche 10 anni secondo molti analisti), dopo un periodo (anteriore all’ascesa di Xi) in cui il potere del singolo leader del partito era mediato più o meno efficacemente dall’establishment cinese.

Inoltre, a distanza di qualche giorno dalla conclusione del Congresso, possiamo tentare di indovinare quali ripercussioni avranno sullo scenario cinese ed internazionale le decisioni prese dalla riunione dei vertici politici della nazione.

Innanzitutto a livello economico la scelta di Xi è quella di mantenere forte la presenza del partito all’interno dell’economia nazionale, rafforzando l’assetto socialista dello Stato. Tuttavia ciò, secondo molti (in particolare gli Stati Uniti), sta conducendo a una stagnazione dell’economia cinese, messa a dura prova dalla instabilità dal settore immobiliare, incapace di trainare lo sviluppo della nazione come negli ultimi anni, da una domanda interna scarsa e dalle politiche di contenimento del coronavirus quanto mai stringenti (che prendono il nome di “zero Covid”) che stanno incidendo in modo negativo sulla crescita economica. Sicuramente la Cina viene da un quarantennio glorioso che le ha permesso di ricostruire dalle ceneri della povertà assoluta l’economia che attualmente si contende il primato mondiale con gli Stati Uniti, ciononostante l’ultimo periodo prospetta un futuro meno roseo di quanto auspicato dai leader cinesi per la grande potenza asiatica e senza dubbio il ruolo di Xi avrà un peso notevole in senso positivo o negativo nel determinare la parabola (vedremo se in crescita o in recesso) dell’economia sinica.

Altra questione di vitale importanza è il rapporto con l’Isola di Taiwan, contesa gelosamente tra Stati Uniti e Cina: abbiamo visto come il braccio di ferro tra le due superpotenze ha condotto a un clima incandescente, in particolare dopo la visita di Nancy Pelosi a Taiwan, in un periodo che certo non si può definire pacifico a livello internazionale (basti pensare alla guerra in Ucraina). Il progetto del leader Xi è infatti quello di realizzare il cosiddetto “Sogno cinese”, riportando la Cina ai fasti di un’epoca ormai perduta e al ruolo di principale potenza mondiale. Per completare tale disegno è necessario lo scontro aperto con gli Stati Uniti, che detengono indubitabilmente lo scettro geopolitico mondiale almeno a partire dalla caduta dell’URSS.

D’altro canto, lo stesso Xi ha dichiarato che la sua nazione entro il 2050 sarà la principale potenza del mondo e che Taiwan deve essere ricondotta al controllo cinese. Tuttavia gli USA non sono affatto intenzionati a mollare l’osso e il dossier Taiwan si accinge a diventare sempre più spinoso.

Vedremo anche quale sarà l’atteggiamento della Cina di Xi nei confronti della guerra ucraina, dato che finora è stato fornito appoggio alla coinquilina asiatica russa, il che ha creato uno scenario di forte contrapposizione tra Occidente (accodato agli USA) e il blocco sino-russo.

Tuttavia, l’unione delle due potenze asiatiche è meno coesa di quanto non lo voglia dare a vedere e soprattutto lo scontro in Ucraina sta portando a una dialettica di ostilità violenta tra i due schieramenti, in cui la Cina non è ancora sufficientemente forte per uscirne vincitrice. È possibile quindi che il legame tra Cina e Russia si possa incrinare o che comunque possa mutare forma rispetto all’aspetto attuale, per evitare che il rapporto russo-cinese risulti deleterio per Pechino.

A margine del Congresso si è verificato infine un “giallo” sulla vicenda che ha coinvolto Hu Jintao, predecessore di Xi Jinping alla direzione del PCC: l’ex numero uno cinese ha infatti abbandonato la riunione in circostanze quanto mai atipiche. Dai video (censurati dalla stampa cinese) sembra infatti che il politico sia stato invitato a lasciare il Consiglio e che il vecchio leader, contrariato e restio a lasciare il Congresso, andandosene, abbia dato un colpo (anche se non di grande intensità) con la mano sulla schiena di Xi Jinping. L’uscita di scena è stata poi giustificata ufficialmente con un presunto malore di Hu Jintao (cosa abbastanza inverosimile sulla base dei video) ma ciò che realmente è successo resta un mistero… 

FONTI: 

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cina-xi-leadership-senza-limiti-36427

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/congresso-pcc-xi-la-prova-decisiva-18131

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/congresso-pcc-xi-la-prova-decisiva-18131

https://tg24.sky.it/mondo/2022/10/22/cina-xi-jinping-congresso-pcc

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