TEDX TALK TRENTO SALON – “Il tempo breve”: i giovani e la percezione del futuro

Anche quest’anno abbiamo assistito a un’altra edizione di successo del Tedx Talk Salon, tenutasi giovedì 2 febbraio alla Sala Filarmonica di Trento. Come vi abbiamo illustrato nella scorsa edizione di Tedx Talk Salon, questo evento è composto da quattro conferenze di massimo quindici minuti ciascuna che ruotano attorno a uno specifico tema. Come l’anno scorso, c’è stato l’accompagnamento musicale di due giovani musicisti: il pianista Sebastian e il fagottista Augusto. Il tema di quest’anno, intitolato “Il tempo breve”: i giovani e la percezione del futuro”, tratta l’incertezza manifestata dalla generazione Z di fronte alle problematiche attuali e i modi in cui tenta di affrontarle.


Il primo talk, denominato “Cosa c’entra il clima con la mia comfort zone” e presieduto dalla studentessa e attivista climatica Agnese Casadei, ha definito il concetto di eco-ansia la sensazione di inazione dei governi e di altre istituzioni nonostante gli allarmi lanciati dalla comunità scientifica nel corso negli ultimi trent’anni – in crescita nella generazione Z. Infatti, secondo uno studio del 2021 della rivista The Lancet, almeno 1 giovane su 2 soffre di eco-ansia e 3 giovani su 4 hanno paura del proprio futuro. L’eco-ansia scaturisce non soltanto dall’inazione, ma anche dalle difficoltà che i giovani incontrano nel diffondere la consapevolezza degli effetti del riscaldamento climatico anche nei propri ambienti domestici e dal diffuso sentimento di speranza passiva, cioè il fatto di aspettare che saranno gli altri a risolvere il problema, presente in particolar modo nelle generazioni precedenti. Agnese ci rammenta che la minaccia più grande del cambiamento climatico non è il negazionismo climatico, ma il climate demise, cioè la sensazione che non è più possibile intervenire per risolvere il problema del riscaldamento climatico e non resta che estinguerci. Agnese ci ricorda che l’unica soluzione a questa crescente eco-ansia è trasformarla in speranza attiva, cioè divenire parte attiva della risoluzione del problema, ognuno con i propri tempi.



Il secondo talk, intitolato “Laboratori di Futuro” e presieduto da Roberto Poli, professore ordinario all’Università di Trento che dirige un Master in Previsione Sociale, descrive una delle attività che egli stesso coordina: i laboratori di futuro. I laboratori di futuro sono delle esperienze rivolte a tutte le scuole di qualsiasi grado; prima di prenderne parte, è richiesta la formazione dei docenti che guideranno questa esperienza. Questi laboratori hanno lo scopo di preparare i ragazzi a prendere delle decisioni riguardanti il loro futuro. Questa esperienza è suddivisa in tre fasi specifiche: la prima è un ritorno verso il passato; in questa fase i ragazzi apprendono il fatto che i cambiamenti sono degli avvenimenti normali in qualsiasi periodo storico. La seconda fase riguarda un salto verso il futuro; in questa fase si chiede al ragazzo di illustrare la sua idea riguardo a un tema specifico, presentandola con i mezzi a sua scelta e migliorandola seguendo le valutazioni del docente. La terza e ultima fase consiste in un ritorno al presente in cui si discute a proposito delle strategie per raggiungere un determinato obiettivo. L’ONU ha consigliato a tutti i Paesi membri di organizzare delle esercitazioni annuali di previsioni del futuro sia a livello nazionale sia a livello subnazionale, in modo che i ragazzi siano in grado di prendere delle decisioni di fronte a un determinato problema.


Il terzo talk, dal titolo “L’illusione della certezza” e presieduto da Michela Grasso, scrittrice del libro “Il futuro non può aspettare” e proprietaria della pagina Instagram @spaghettipolitics, si è concentrato sulla crescente incertezza in cui la generazione Z vive a causa della crescente instabilità economica e lavorativa e degli eventi degli ultimi cinque anni, dal collasso climatico alla guerra in Ucraina. In questa suo talk, Michela ha illustrato anche come la nostra generazione abbia utilizzato i social come un rifugio dalle incertezze del mondo esterno; tuttavia, gli stessi social propongono dei modelli di perfezione e iper-produttività. Perciò, la nostra generazione è intrappolata contemporaneamente in due modelli antitetici: il primo è quello della società tradizionale, che pretende che esista un percorso più o meno lineare dopo il quale, una volta completato ogni passaggio della vita adulta, la vita è garantita; il secondo è quello della società contemporanea, che ci illustra dei modelli di bellezza irraggiungibili e ci obbliga a performare costantemente a livelli elevati. Michela ci suggerisce che è necessario prendere una pausa per poter scoprire e coltivare le nostre passioni e comprendere quali percorsi vogliamo intraprendere.


L’ultimo talk, “Giovani e tecnologia. Attori e Spettatori”, è stato presieduto da Roberto Verdone, professore ordinario in Telecomunicazione dell’Università di Bologna. Questa breve conferenza è partita con la descrizione di una sua lezione, in cui aveva domandato ai suoi studenti quale fosse la tecnologia che avrebbe avuto maggior impatto nel futuro. Successivamente ha posto la medesima domanda a ChatGPT, ricevendo più o meno le stesse risposte degli studenti. La differenza principale tra le risposte dei suoi studenti e quelle di ChatGPT è la diffusione di un sentimento. Infatti, il professore ha notato che alcune delle risposte erano colme di ansia riguardanti il fatto che l’uomo sarà sopraffatto dalle nuove tecnologie. In questo talk il professor ha illustrato il duplice ruolo dei giovani nell’evoluzione tecnologica.


Siamo stati stupefatti da queste brevi conferenze presiedute da questi singolari personalità. Non vediamo l’ora di prendere parte all’edizione del prossimo anno.

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