Sport come veicolo di pace e valori, Trento protagonista

Trento si è tinta di rosa per il sesto anno consecutivo grazie all’ormai ricorrente Festival dello Sport, evento che porta migliaia di turisti e rende la città più viva che mai. Al netto della spensieratezza che avrà sicuramente contraddistinto le giornate di tutti gli appassionati, grazie alle straordinarie testimonianze offerte da un gran novero di campioni di tutte le discipline sportive, è pacificamente impossibile dimenticare la difficoltà di un periodo storico come questo e che, malauguratamente, la locuzione latina “mala tempora currunt, sed peiora parantur” (corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori) è più attuale che mai. È innegabile che quest’epoca sia falcidiata da eventi tragici, così inaccettabili ed incredibilmente dannosi da costringerci a riflettere ed interrogarsi su come, ancora oggi, sia possibile cadere in errori che già in passato hanno fatalmente segnato il mondo; su come ricostruire una necessaria base di valori per contrastare, ancora una volta, eventi di tale portata. Un proverbio tedesco afferma che Dio sceglie i più forti fra i suoi soldati per combattere le battaglie più difficili, affinché questi possano mostrare una strada corretta ed indirizzare le milioni di anime che, in situazioni del genere, si sentano del tutto svuotate ed inermi. Molti, specialmente nel XX secolo, hanno segnato la storia senza neanche saperlo e lo hanno fatto grazie allo Sport, utilizzandolo per veicolare messaggi carichi di valori come l’uguaglianza, la pace fra i popoli e l’equità, divenendo vere e proprie icone mondiali.

L’exempla più celebre è sicuramente quello di Cassius Clay, in arte Muhammad Ali (Amato da Dio); un pugile che per tutta la sua carriera veste anche i panni dell’attivista, rigettando esplicitamente la convocazione da parte dell’US Army in Vietnam, affermando pubblicamente: ”La mia coscienza non mi permette di andare a sparare a mio fratello o a qualche altra persona con la pelle più scura, o a gente povera e affamata nel fango per la grande e potente America. E sparargli per cosa? Non mi hanno mai chiamato ‘negro’, non mi hanno mai linciato, non mi hanno mai attaccato con i cani, non mi hanno mai privato della mia nazionalità, stuprato o ucciso mia madre e mio padre. Sparargli per cosa? Come posso sparare a quelle povere persone? Allora portatemi in galera.” La sua è una duplice denuncia; critica l’America per tutti quei comportamenti vessatori operati abitudinariamente contro le persone afroamericane e, di sfondo, inizia a criticare e ripudiare tutti gli scenari di guerra. Come risposta a questa disarmante dichiarazione, una sentenza gli tolse la possibilità di combattere per 5 anni, gli inflisse come pena la reclusione e gli revocò il titolo mondiale; ma grazie alla sua resistenza ed ai suoi messaggi pacifisti è divenuto un’icona apprezzata universalmente nel globo.

Un altro esempio assolutamente indimenticabile è stato lo ‘schiaffo al razzismo’ operato da Jesse Owens nelle olimpiadi del ‘36, ove nel bel mezzo del periodo nazista, vinse ben 4 ori imbarazzando tutti i fautori delle teorie sulla supremazia razziale. Circa 40 anni dopo la sua straordinaria performance era ancora ben impressa nella memoria collettiva del popolo americano, tanto da essere insignito con la medaglia presidenziale della libertà dal presidente Ford: ”per aver superato le barriere del razzismo, della segregazione e del bigottismo”. Su esempi straordinari dati da personaggi del mondo dello sport nel campo dell’ attivismo ci si potrebbe senz’altro prolungare ma, forse, è ancora più pregno di emozioni un altro evento passato alla storia, in cui i protagonisti furono non degli illustri sportivi, bensì dei soldati; ossia la ‘‘Christmas Truce’’. Durante la prima guerra mondiale, nel 1914, vi furono, nel periodo natalizio, una serie di tregue non ufficiali sul fronte occidentale. Furono organizzate su iniziative di soldati di nazioni diverse, volte a fraternizzare, scambiare viveri e improvvisare partite di calcio per dimenticare almeno per qualche giorno le difficoltà della vita in trincea e per ricordare a loro stessi che le uniche differenze fra i commilitoni ed i nemici fossero le rispettive nazionalità. Già da questi pochi episodi si può facilmente evincere che è più che possibile sfruttare lo Sport per ritrovare, almeno in parte, tutti quei valori morali che dovrebbero essere alla base della società e che, purtroppo, spesso vengono fin troppo facilmente dimenticati. È quindi fondamentale che una città universitaria, internazionale e inclusiva come Trento continui a rendersi protagonista per offrire la testimonianza di persone straordinarie che non abbiano rinunciato ai propri ideali anche in periodi di forti tensioni e di incertezze, ritrovando nel motto di S.Matteo: “Sed Etiam Omnes, Ego Non” (Anche se tutti, io no) un fortissimo precetto morale per ispirare le generazioni future.

Ale Vasco

Studente di Giurisprudenza presso l'università degli studi di Trento.

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