Who will be the next European Parlament: “I nuovi Europei”, l’indagine di Scomodo

Come avrete ben notato sulle pagine social delle istituzioni europee, dei politici italiani ed europei e dei divulgatori, tra meno di due settimane, si va a votare.
Per molti di noi questa è la prima volta che andremo a votare alle elezioni, quindi mi sono chiesta qual è l’opinione della nostra generazione riguardo alle istituzioni europee, se abbiamo un’idea di un’identità europea, il nostro rapporto con le istituzioni politiche, la conoscenza dell’opportunità offerte dall’Unione Europea.
Nelle scorse settimane ho contattato Andrea Carcuro, uno dei co-caporedattori della rivista under 30 Scomodo per parlare e approfondire un’indagine di ricerca che stavano facendo: “Chi sono i nuovi europei?”. Originariamente il mio intento era di fare un’intervista con lui per parlare in maniera più approfondita dell’idea di questa indagine, delle metodologie utilizzate, le scelte degli argomenti dell’indagine, la costruzione del questionario che hanno diffuso sui social negli scorsi mesi. Tra l’accavallarsi degli impegni universitari, impegni esterni e cadute impreviste, alla fine presenterò come hanno fatto altre testate giornalistiche una illustrazione dei risultati di questa indagine. Ringrazio molto Andrea della disponibilità a volere collaborare per questa rubrica e per avermi inviato la trascrizione dei risultati di questa indagine.
“I Nuovi Europei” è un’indagine di ricerca di Scomodo e dell’osservatorio Campo Ricerca, l’osservatorio sulla politica partecipativa, la quale investiga la partecipazione politica, l’appartenenza all’Unione Europea, i temi più cari e le paure dei giovani italiani Under35, fascia di popolazione che rappresenta in Italia una minoranza all’interno della popolazione.
Lo scopo di questa indagine, menzionato nell’introduzione dell’editoriale di questo mese, è la necessità di conoscere il pensiero, la consapevolezza politica, la paura e le speranze delle nuove generazioni per rafforzare la partecipazione politica degli Under35 e di costruire da rappresentanza politica che rappresenta le nuove sensibilità e i nuovi valori dei giovani italiani

La sezione di Metodologia della Ricerca, che si trova nelle pagine 60-61 dell’editoriale, è stata condotta, oltre ai ricercatori e redattori della Rivista Scomodo, sotto la supervisione di un comitato scientifico composto da: Francesca Cognitelli (professoressa associata di pianificazione e politiche urbane del Politecnico di Milano e Responsabile scientifica CuraLab), Luigi Corvo (ricercatore dell’Università degli Studi Milano-Bicocca, fondatore OpenImpact), Marina de Angelis (ricercatrice dell’INAPP, docente di statistiche di genere dell’università alla Sapienza di Roma), Chiara Misskof (Facilitatrice e ricercatrice sociale presso Cooperativa e Im presa Sociale Sociolab), Alberto Orioli (Vicedirettore Il Sole24Ore) e Luigi Reggi Co-fondatore e presidente Monithon, ricercatore all’Università degli Studi di Bergamo).
In questa indagine sono stati utilizzati due metodi di ricerca. Il primo metodo utilizzato prevedeva la somministrazione di due questionari. Il primo è stato somministrato attraverso la pagina social della rivista e altre pagine affine al target della popolazione di riferimento, il secondo è stato somministrato tramite CAWI (Computer Assisted Web Interviewing). Questi due questionari prevedevano la costruzioni di due campioni diversi: il primo campione doveva rappresentazione la popolazione italiana suddivisa in base alla area di residenze (che è stata suddivisa in cinque macro-area) età (suddivisa in cinque categorie: 16-17; 18-23; 24-29, 30-35; over 35) e in base al genere; il secondo campione conteneva le stesse informazioni menzionate ed era incentrato esclusivamente sulla popolazione femminile nella fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Entrambi i questionari hanno avuto il fine di raccogliere delle risposte qualitative riguardo la percezione dell’identità europea, la percezione di ottimismo e di paura riguardo il futuro, la percezione della rappresentanza politica, percezioni riguardo la mobilità e sull’impatto della partecipazione. Il secondo metodo prevedeva l’utilizzo di tecniche di analisi testuale: il word-embedding/sentence-embedding, si tratta di una tecnica di estrazione e di rappresentazione dei dati del Machine Learning nella quale si cerca di visualizzare le relazioni semantiche e sintattiche tra le parole, che vengono rappresentate come dei fattori, nel contesto in cui appaiono, è una tecnica utilizzata per trasformare. Questo metodo è stato utilizzato per l’analisi di post su X dal marzo 2023 al marzo 2024.
L’indagine i Nuovi Europei ruota attorno a tre macro-temi: Appartenenza, Partecipazione e Speranze e Paure.
Nella sezione Appartenenza, viene illustrato che il 65% degli intervistati si ritiene europeista o fortemente europeista. Secondo l’indagine questo posizionamento è fortemente inciso dalla grandezza del comune di residenza e dal livello di istruzione dell’intervistato. Questo ha anche influito sulla percezione di un’ipotetica uscita dell’Italia dall’UE, il 53,5% degli intervistati ritengono che sia un evento terribile o molto grave.
Nell’indagine viene illustrato che uno dei valori cardini della nostra generazione dell’identità europea è la libertà di movimento per lo sviluppo di un’identità europea in quanto questa generazione ha potuto muoversi all’interno dell’Unione Europea grazie agli accordi di Schegen e l’implementazione di programmi di mobilità per lo studio e per il lavoro. Grazie a questa libertà, il 79% degli intervistati ha potuto incontrare degli amici o dei parenti provenienti da altri paesi UE. Questo indica, come illustra l’indagine, che è stato normalizzato il fatto di coltivare delle relazioni personali al di fuori dei confini nazionali.
Però, come riporta l’editoriale, la possibilità godere di questa mobilità non è equa per tutti. I risultati riportano che la distanza geografica, identificato come uno dei fattori chiave per lo sviluppo di posizioni più euroscettiche, tendendo conto anche dell’effetto del livello di conoscenze linguistiche individuali che impatta sulla possibilità di viaggiare o meno. Inoltre, la stessa indagine riporta che solamente il 32% degli intervistati ha potuto viaggiare attraverso programmi formativi o lavorativi finanziati dall’Unione Europea, in particolare coloro che rientrano nella fascia di età 24-29 anni e hanno un titolo di studio universitario. Come riporta l’indagine, una delle spiegazioni per cui si registrano bassi numeri di mobilità è la scarsa conoscenza di queste opportunità.
L’indagine riporta che a seguito della firma degli accordi di Schengen e all’allargamento dei paesi membri dell’Unione, si sono susseguite una serie di ondate migratorie di massa verso l’Europa Occidentale, dai Paesi Balcanici degli anni Novanta alle recenti ondate migratorie provenienti dall’Africa. Come riporta l’indagine, queste ondate migratorie di masse negli ultimi vent’anni hanno avuto un impatto rilevante sia a livello collettivo che a livello individuale significa che hanno inciso nella formazione e nella definizione di un’identità europea che nella percezione di appartenenza sia all’Italia che all’EU. L’indagine riporta che avere almeno un genitore che abbia un background migratorio, ha un effetto significativo nella percezione di appartenenza: i rispondenti che avevano almeno un genitore immigrato proveniente da un Paese UE dichiarava di sentirsi più europeo italiano. Invece i rispondenti che avevano almeno un genitore immigrato proveniente da un Paese Extra Ue dichiarava di sentirsi solo europeo. Come riporta l’indagine, ciò è dovuto all’aumento del numero di generazioni aventi un background migratorio stabilite in Italia sin dalla nascita, le quali però non vengono considerate come parte integrante della vita sociale, culturale e politica del paese a causa del loro status legale. Inoltre, paradossalmente i rispondenti che hanno un background migratorio, sia da Paesi extra EU che da parte dei genitori, si identificano maggiormente con l’Unione Europea rispetto agli autoctoni. Tutto ciò ha influito anche sulla possibilità di allargare l’Unione Europea, il 57% si è dichiarato favorevole ad allargare l’ingresso UE nei confronti di paesi che condividono i valori europei. Il 48% degli intervistati si ritiene favorevole ad allargare l’ingresso all’Ue a stati come l’Ucraina, Moldavia ed altri Stati Balcani. Inoltre, il 90% dei rispondenti non si ritiene per nulla d’accordo sul fatto che i flussi migratori provenienti da Paesi extra Eu rappresentano una minaccia per l’identità europea.

Dai dati raccolti tramite word-embedding, molti dei rispondenti hanno associato l’Unione Europea all’integrazione economica, alla cooperazione politica e alla garanzia di alcuni valori comunitari attraverso le seguenti parole chiave: Unione, Euro, Comunità e Libertà. Nonostante ciò, i risultati delle analisi di 36165 di post di X compresi nello spanno temporale aprile 2023-marzo 2024, ci illustrano la predominanza di post che esprimono un sentimento italianista. Questo è dovuto al fatto che in Italia c’è una maggiore risonanza degli eventi nazionali che sovrannazionali.


Nella sezione Partecipazione ci viene illustrato un quadro molto dettagliato del rapporto tra cittadini italiani ed Unione Europea. L’indagine purtroppo illustra che il rapporto tra cittadini e Unione Europea rischia di corroborarsi ulteriormente a causa di un mancata capillare informazione e conoscenza dei processi delle istituzioni europee e delle opportunità che offre. Infatti, il 60% dei rispondenti dichiara di avere una scarsa conoscenza del funzionamento delle istituzioni europee. Una delle motivazioni della scarsa conoscenza delle istituzioni europee è la mancata capacità della scuola dell’obbligo di avvicinare studenti alle Istituzioni Europee, infatti il 57% dei rispondenti ritiene che la scuola dell’obbligo non abbia influito significativamente sulla formazione della conoscenza delle Istituzioni europee.

Questa mancata capillarità ha un impatto anche sulla conoscenza delle dinamiche politiche a differenti livelli. L’indagine rivela che la maggiormente dei partecipanti si percepisce maggiormente informata sulle elezioni nazionali e comunali che quelle europee, che ha un impatto sulla rappresentanza politica e sulla percezione della significatività del voto.
La stessa indagine illustra che la partecipazione politica italiana è spesso ostacolata. Identifichiamo la natura dei i vari ostacoli menzionati nell’indagine. Da un punto di vista strutturale, l’Italia è uno dei pochi paesi europei che sancisce per l’età per candidarsi come parlamentare bisogna avere 25 anni. Questo incide fortemente nella rappresentanza della classe politica nelle istituzioni europee, infatti l’età media di un europarlamentare italiano è di 49, 5 anni. Inoltre, questa ha anche una ricaduta sulla rappresentanza politica dei candidati, i candidati Under35 per le elezioni dei partiti principali italiani rappresentano in media il 4,6% dei candidati totali per tutti i partiti, con l’eccezione del Movimento Cinque Stelle che rappresentano il 23,7% dei candidati totali.
L’Indagine riporta che la generazione Under35 è molto attiva politicamente in particolare prendendo parte all’interno del mondo associativo, specialmente in ong, in comitati e in organizzazioni studentesche.
Questi ostacoli hanno un impatto nel rapporto di fiducia tra le istituzioni italiani ed europee. Nonostante gli intervistati ritengono di avere una scarsa conoscenza delle istituzioni europee, il 47% dei rispondenti ha dichiarato di avere più fiducia nelle istituzioni europee che in quelle italiane e il 39% ha dichiarato di avere sfiducia in entrambe (va tenuto in considerazione che coloro che i rispondenti risiedono al Centro, al Sud e nelle Isole hanno registrato il risultato più alto di sfiducia nei confronti sia delle istituzioni europee che italiane). L’indagine riporta anche che questa fiducia nelle istituzioni europee nel momento in cui non è in grado di imporsi e di esprimere un ruolo chiave nelle risoluzioni di crisi, in particolare di crisi molto vicine ai confini dell’Unione Europea. In aggiunta, Il 50% ritiene che l’Europea dovrebbe avere un potere decisionale molto più incisivo nei confronti dei Paesi Membri dell’Unione Europea rispetto ad ora su dei temi chiavi dalla realizzazione di politiche per la difesa comune e la sicurezza alle politiche in materia di diritti civili.
Inoltre, la stessa indagine illustra che un fattore che spiega la disaffezione della generazione Under 35 alla politica europea è la lontananza delle istituzioni europee rispetto alle esigenze concrete. Questo incide fortemente sulla percezione della significativa del voto per rappresentare le istanze e le nuove sensibilità di un gruppo sociale, che in Italia purtroppo è una minoranza.
Nonostante la presenza di questi fattori che incrinano il rapporto tra Istituzioni Europee e cittadini, i rispondenti al questionario hanno espresso forti criticità nei confronti della classe politica italiana sia in termini di rappresentanza che sul fatto che non informa propriamente sulle politiche europee. L’indagine illustra che la generazione Under35 non si sente rappresentata dai politici italiani all’interno delle istituzioni europee, infatti l’83% dei rispondenti dichiara di sentirsi per nulla o poco rappresentato dagli europarlamentari italiani, questa risposta ha più marcato nei confronti dei rispondenti di genere femminili e persone non binarie. Inoltre, il 60% dei rispondenti ha dichiarato che le elezioni europee sono fortemente influenzate dalle dinamiche politiche nazionali.
La sezione Paure e Speranze illustra che non vi è tanta fiducia nei confronti del futuro per una serie di fattori. Prima di andare in profondità di questa sezione, però facciamo una breve prefazione.
Il report di Ricerca “A crisis of one’s own” dello European Council on Foreign Relations, illustra che le classiche fratture tra Destra e Sinistra ed Europeisti ed Euroscettici non rappresentano più le linee guida per comprendere e per avere una previsione del risultato delle elezioni. Il report riporta che la percezione del futuro dipende in maniera cruciale dall’attitudine con la quale i cittadini europei reagiscono di fronte a i trami esistenziali degli Stati membri che sono: cambiamento climatico, migrazione, stabilità economica. Inoltre, la generazione Under35 è sempre più distante nei confronti delle istituzioni europee, ma non è una solo questione di disaffezione nei confronti della politica. L’indagine cita un saggio del 2018 “Governing youth politics in the age of surveillance” il quale illustra l’emersione di un paradosso all’interno delle democrazie: i governi sono i primi a rigettare e reprimere tale partecipazione quando si articola in forme che metterebbero in discussione lo status quo, nonostante sono gli stessi a sostenere di volere incentivare la partecipazione politica giovanile. I governi tendono a cercare di sopprimere le azioni di attivisti e movimenti interi impegnati nei diritti umani, nella difesa della democrazia, contro politiche di austerity e privatizzazione etichettando quest’ultimi come nemici per la sicurezza e dell’ordine. Questo avviene in particolare quando queste azioni avvengono al di fuori dei processi di azioni collettiva istituzionale. Di conseguenza, i governi cercano di dissuadere i giovani a prendere parte ad azioni come proteste oppure romanticizzano le figure di giovani attiviste conosciute. Questa breve descrizione di questo saggio è in linea con una preoccupante tendenza presente in tutti i Paesi dell’Unione Europea: la crescente repressione nei confronti delle ondate di attivismo da parte delle istituzioni politiche attraverso vari strumenti.
In base a queste evidenze, molti dei rappresentati si percepiscono poco rappresentati dalla classe politica europea su una scala da 1 a 5. Questo causa una forte spaccatura di disaffezione e sfiducia nelle istituzioni, soprattutto nazionali, che non lavorano abbastanza per un avvicinamento politico a una fascia di popolazione molto spesso non presa sul serio e poco rappresentata. Alla domanda “PENSI CHE L’UNIONE EUROPEA STIA FACENDO ABBASTANZA PER…”, la maggior parte dei rispondenti non ha espresso un opinione a riguardo. Da una parte riflette la distanza percepita tra i giovani europei italiani e le istituzioni europee, dall’altra una generazione che ha poche conoscenze sul funzionamento e sul potere delle istituzioni europee. Questo ha anche un effetto sulla percezione che l’Unione Europea tenga in considerazione delle esigenze e delle opinioni della nostra generazione, il 43,2 % dei rispondenti ha risposto per nulla. Inoltre
La crisi climatica è stata indicata sia dal sondaggio che dal word-embedding come una delle maggiori paure della nostra generazione in quanto gli impatti della crisi climatica hanno delle conseguenze rilevanti su altre aspetti della vita quotidiana. Gli altri temi che preoccupano la nostra generazione sono in ordine di rilevanza: l’aumento dei prezzi (90%), la salute mentale (83%), riduzione del welfare (81%), disoccupazione (78%) e guerre in territorio europeo (70%).
Nonostante ciò, il 35% dei rispondenti ritiene che nei prossimi vent’anni l’Unione Europea esisterà ancora e avrà più potere.
In una domanda successiva “QUALI CARATTERISTICHE DOVREBBE AVERE UN/UNA LEADER EUROPEO/A PER SENTIRTI MAGGIORMENTE RAPPRESENTATA/O?”, molti hanno espresso che un leader europeo deve avere un titolo di istruzione elevato e deve essere considerato un esperto o una esperta nell’ambito di riferimento. Come riportano gli autori, ha maggiore rilevanza il livello di competenza dei leader politici come un pre-requisito per essere legittimati come leader.
Il word-embedding ci illustra che le principali paure della generazione Under35 sono: la crisi climatica, la disoccupazione, la guerra e la salute mentale.
Ringrazio molto Andrea Carcuro per avermi permesso di scrivere un pezzo sulla loro indagine del rapporto tra la nostra generazione e le istituzioni politiche.

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