Il mondo bello di Sally Rooney

Beautiful world, where are you?

Già dal titolo il contatto con questo libro risulta caldo e confortevole, presentato su uno sfondo di una copertina azzurro cielo dove piccole persone si muovono in riquadri gialli. Sono persone anonime, normali, comuni, esattamente come siamo tutti noi lettori. Il titolo italiano è la sua traduzione: “Dove sei, mondo bello?” e proprio a partire da una domanda di questo genere è possibile già fare delle congetture per comprendere che cosa si potrebbe nascondere all’interno del romanzo. Con questo primo interrogativo veniamo immediatamente catapultati in una dimensione di ricerca, in particolare di ricerca di un posto che si presuppone essere un “beautiful world”, a quanto ne sappiamo. Ma che cos’è, questo mondo bello dal quale i protagonisti del romanzo sono ossessionati? E alla fine, a questo luogo tanto cercato, ci arrivano?

Sally Rooney, l’autrice del romanzo, cerca di spiegarlo tracciando i fili rossi delle storie dei quattro protagonisti che, alla soglia dei trent’anni, stanno cercando di realizzare, ma soprattutto di comprendere, la loro vita. Sono fili molto sottili, i loro, perché le loro vite sono fragili. Alice, Eileen, Simon e Felix, quattro persone sparse per il mondo con un legame che diventa piano piano inscindibile.  Le loro storie rimangono intrecciate grazie alla corrispondenza via mail che intrattengono le due amiche, un dialogo virtuale prezioso e profondo, essenziale per l’architettura stessa del romanzo, dato che andrà a formare una consistente e densa quantità di capitoli, alternati a quelli puramente narrativi. All’interno di questo scambio possiamo percepire il senso di urgenza dell’autrice di scavare sotto la superficie della finzione della narrazione per andare a toccare e a sviscerare temi di estrema attualità. I pensieri in queste pagine si infittiscono, sono confusi, ammassati l’uno sull’altro ma si percepisce l’intenzione di voler trovare un senso al puzzle che si presenta davanti alle due donne. Amiche che si conoscono da una vita sanno che possono fare osservazioni su tutto ciò che sta a loro a cuore, e dunque proporranno l’una all’altra temi che passano dal capitalismo al marxismo, alla crisi climatica, alla letteratura e in generale a tutto ciò su cui si posano i loro occhi. Questa serie di messaggi che viene riportata è un’elaborazione delle esperienze che vengono vissute sul momento, improvvisate nell’attimo in cui avviene l’azione, ma rimasticate e riassaporate successivamente per iscritto.

Come detto in precedenza, la sensazione prevalente nel leggere lo sviluppo delle vite dei protagonisti è che tutti e quattro sono alla ricerca del proprio “mondo bello”. Un mondo bello che immaginano fin da quando sono bambini, un mondo che è stato loro insegnato di dover desiderare. Il sogno di questo posto magico si spezza però nel momento in cui, alla soglia dei trent’anni, ancora non sono arrivati a raggiungere quell’ideale di vita tanto ambito, che forse arriva a rivelarsi un fioco miraggio o solo un sogno evanescente.  Dovranno, ognuno a suo modo, affrontare problemi estremamente concreti e reali per affrontare il mondo in cui si ritrovano a vivere. Eileen, ad esempio, si dovrà ancora occupare del costo eccessivo dell’affitto, costretta a dividerlo con una coppia di coinquilini rumorosa con cui non vorrebbe avere nulla a che fare. Sia lei che Simon si impegneranno in lavori in ambito culturale e politico che non verranno pagati adeguatamente ma verranno visti come inutili e superficiali. Alice dovrà prendersi cura della propria salute mentale, che potrebbe esplodere in crisi tempestose da un momento all’altro e Felix, lavoratore in un magazzino, dovrà affrontare la difficoltà di comprendere ancora che piega potrebbe prendere la sua vita. Questi problemi fanno da sfondo alla trama romanzata, che ovviamente per esigenze narrative si discosta da un “comune” percorso di vita, ma come fanno a non suonare particolarmente familiari alle nostre orecchie? Non siamo forse noi quelli che si trovano a doversi preoccupare di vicende simili, vissute direttamente sulla nostra pelle? Noi, giovani adulti tra i venti e i trenta anni, preoccupati per il costo dell’affitto, poco considerati e poco pagati se scegliamo di avere come obiettivo e interesse di vita la cultura, preoccupati per il mondo che cade davanti ai nostri occhi. Il mondo bello di cui abbiamo tanto sentito parlare forse non risiede più nel nostro tempo.

La sensazione che prevale nel leggere queste storie è di una lieve malinconia, un senso di rimpianto e nostalgia per qualcosa che sarebbe potuto accadere ma poi non è successo, perché la vita ha portato questi personaggi in posti diversi a fare professioni diverse, obbligati per un motivo o per l’altro ad affrontare delle situazioni che magari non avrebbero voluto, ma che la necessità ha imposto. Vengono raccontate relazioni spezzate, intricate e inspiegabili, come a volte sono inspiegabili i comportamenti umani, trascinati e sballottati da forze viscerali che prendono il sopravvento appena si abbassa la guardia e a volte invece razionalmente costretti ad agire per ricercare una condizione di vita migliore, andandosene altrove se necessario. Non a caso molti dicono che Sally Rooney è la romanziera contemporanea che riesce a tracciare un affresco della generazione precedente alla nostra, che vede consegnato nelle proprie mani un mondo a pezzi, fatto di bende e ferite che è richiamata a curare solo perché ha avuto la sfortuna di essere la giovane generazione del momento.

Da un lato un mondo in rovina, dall’altro le vite intime di quattro persone prese casualmente dal nostro mondo. È questa contraddizione che ci perseguita: che cosa siamo noi di fronte ai cambiamenti immensi che vediamo accadere sul pianeta, tutto intorno a noi? Come è possibile gestire la quantità di informazioni che ci bombardano ancora e ancora, ogni giorno, mentre siamo impegnati a vivere la nostra vita, a trovare un modo per arrivare a conquistare delle soddisfazioni personali, a realizzarci nel profondo? Che cosa siamo noi di fronte all’era del tardo capitalismo, di fronte al cambiamento climatico, alle guerre che sconquassano la Terra, di fronte all’estinzione dell’umanità?

La risposta, ovviamente, non viene in alcun modo esplicitata, dopotutto i libri non sono fatti per risolvere i problemi della nostra vita ma per osservarli accadere nelle vite di altri. E come noi quaggiù ci poniamo molte domande sugli eventi del grande mondo e della nostra piccola vita, anche tra le pagine del libro viene compiuto lo stesso processo. Forse la risposta più vicina alle apocalittiche domande precedenti è quella di Alice, che conclude una delle sue mail a Eileen in questo modo:

“Per cui ecco che nel bel mezzo di tutto, con il mondo messo com’è, l’umanità sull’orlo dell’estinzione, io mi ritrovo qui a scriverti un’altra mail a proposito di sesso e amicizia. C’è altro per cui valga la pena vivere?”

Forse quello che possiamo fare è proprio questo: cercare di capirci qualcosa anche entrando in contatto con storie come questa, imperfette, scomposte, a volte deludenti, altre volte esaltanti, esattamente come magari accade proprio nella nostra vita. La cosa importante però è continuare, continuare a cercare, cercare, cercare, un mondo bello da costruire, chissà, forse addirittura dalle sue fondamenta.

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