I segreti di Daydreaming dei Radiohead

di Alberto Carraro

Chiunque si possa definire in qualche modo un vero appassionato dei Radiohead, sa benissimo che dietro ogni canzone, ogni album, e si potrebbe anche azzardare a dire dietro la loro intera storia, si nasconde una trama intrisa di senso, una sorta di filo conduttore invisibile e sotterraneo che sottende tutto il loro percorso come band. Per assioma si sa che ai Radiohead non piace lasciare nulla al caso; specialmente una mente come quella di Thom Yorke, non potrebbe creare qualcosa senza un minimo filo logico.

Come molti capolavori, si è costretti ad ammettere che anche nell’ultimo album A Moon Shaped Pool i Radiohead ci abbiamo consegnato tra le mani qualcosa di molto prezioso che va conservato. Più precisamente il pezzo che sembra nascondere molti più segreti di quelli che si possano immaginare sembra proprio essere la seconda traccia dell’album, fatta uscire in anticipo come singolo: stiamo parlando di Daydreaming . In ausilio alla canzone è stato pubblicato anche il video ufficiale diretto di certo non da uno qualunque, ma dal regista de Il Petroliere , Paul Thomas Anderson. Ad uno sguardo superficiale, c’è chi all’apparenza potrebbe vederci solo una sequenza di immagini esteticamente piacevoli e dai colori forti, ma questo sarebbe un grave errore che toglierebbe ogni valore all’immenso universo che ci sta dietro. Qui si parla di uno di quei casi in cui la metafora dell’iceberg ci calza a pennello se si vuol rendere l’idea di che cosa si cela di fronte ai nostri occhi.
Nel video si intravede uno stanco e desolato Thom Yorke dai capelli grassi muoversi freneticamente all’interno di stanze di ogni tipo, corridoi, parcheggi, spiagge e tutti quei luoghi che ognuno di noi conosce, luoghi di vita quotidiana. Sembra quasi fosse intrappolato in questo continuum da cui non trova alcuna via d’uscita, o meglio, a volte sembra che Thom volesse volontariamente evitarla la via
d’uscita. Di che cosa si tratta? Perchè Thom si aggira come un fantasma in tutti quei luoghi dove la vita scorre normalmente e di cui non è partecipe? E’ un sogno come suggerisce indirettamente il titolo? Sta forse rivisitando il suo passato? O si è semplicemente perso nel labirinto della sua mente?  Per cercare di scorgere un minimo di senso in questo enigmatico video è necessario
come sempre in questi casi ragionare per analogia, indagando attraverso le metafore e gli elementi simbolici cosparsi qua e là nel video.
Per cominciare, come prima cosa non è difficile accorgersi che in ogni stanza in cui Thom entra si incontrano con una frequenza maggiore una serie di figure femminili, da madri che portano a scuola i loro figli fino a ragazzine adolescenti. La presenza femminile nel video è presente ovunque, il riferimento alla donna è innegabile. A  conferma che ciò non sia solamente un caso, c’è un altro fatto molto curioso quanto misterioso. In alcune sequenze infatti, se si presta attenzione ai dettagli a volte impercettibili, si nota che c’è il ripetersi in diversi patterns del numero 6. Il sei in numerologia è il numero archetipicamente legato alla Madre, ed è sinonimo di guarigione, cura e protezione, tutte caratteristiche attribuibili per così dire a una vera e propria madre. Sconvolgente quanto affascinante è poi la “coincidenza” in cui viene pubblicato il video, ovvero il 6 Maggio 2016, che guarda caso cade anche nel fine settimana del giorno della mamma (8 Maggio). Ma il costante riferimento al concetto di madre non è solo impersonificato da donne, l’archetipo si estende anche in relazione a Madre Natura. Thom cammina in un bosco, tra la sabbia di una spiaggia e nel finale nelle nevi di una montagna. Gli elementi naturalistici si vedono spesso anche nei quadri all’interno delle case. Ma fino a questo punto che senso avrebbe tutto questo? Perchè Thom ci sta mandando questi segnali? Senza un minimo accenno alla sua storia biografica, anche queste domande non troverebbero una risposta.

Thom alla pubblicazione di Daydreaming ha 47 anni e da un anno si è separato dalla sua moglie storica, Rachel Owen. E se i riferimenti di cui parlavamo prima non fossero altro che un modo per evocare colei che ispirò le migliori canzoni dei Radiohead? E’ un’ipotesi questa non molto impensabile se si pensa ad un’altra incredibile “coincidenza”. Se si contano le porte in cui Thom entra nel corso del video, si scoprirà che sono esattamente 23, proprio come gli anni con cui è stato insieme a Rachel. Nel caso ci dovesse essere ancora qualcuno che possa trovare questi collegamenti
un pò forzati e strani, si dovrà ricredere dopo l’ascolto dei versi finali della lyrics . Nella scena finale del video si vede un esausto Thom accasciarsi a terra a fianco di un fuoco (altro elemento fortemente simbolico), quasi fosse un feto che torna nel grembo della Madre Terra. L’inquadratura allora si pone orizzontale come lui e una voce ripete delle frasi incomprensibili in quanto registrate al contrario. Ma se le si ascolta nel verso giusto allora si sente pronunciare “Half of my life | Half
of my love”. Questo significa che la supposizione prima citata era veritiera, e che le 23 porte, come i 23 anni di relazione con Rachel rappresentano metà della vita di Thom. E se consideriamo che Pablo Honey è stato pubblicato nel 1993, ci accorgiamo che 23 sono anche gli anni in cui i Radiohead stanno registrando.

Proprio i Radiohead, non sono per niente assenti nel video, anzi si aggirano in ogni particolare, in ogni anfratto. Si scopre allora che il supermercato in cui cammina Thom è un richiamo al video di
Fake Plastic Trees, l’ospedale che attraversa è lo stesso luogo dove viene girato il video di Knives Out, il bosco è lo stesso ambiente di There There, la lavanderia con le lavatrici e le asciugatrici ci rimanda ad High and Dry, la continua apertura delle porte simboleggia la canzone Pulk/Pull Revolving Doors, e infine la montagna innevata nel finale è conosciuta da tutti come la protagonista dell’album più fondamentale, Kid A. Di riferimenti se ne potrebbero trovare infiniti e in ogni dove. Tirando le fila, sembra che proprio in Daydreaming si possa scorgere uno spiraglio di
luce sulle ragioni dietro la separazione con Rachel. Tutti quei corridoi che Thom attraversa quindi, non sono solo quelli della sua storia personale ma anche gli stessi che hanno segnato le tappe più importanti con la band. Probabilmente nell’eterna contrapposizione dicotomica tra la vita da artista e da marito, tra sognatore idealista e realista si è giocata la relazione tra Thom e Rachel, la quale alla lunga è sfociata nella divisione delle due strade. Non è facile scendere a compromessi del genere quando si diventa qualcuno di un certo calibro, Thom lo sa bene perchè lo ha sperimentato sulla sua pelle, optando per la via di mezzo, la metà. Nella lyrics Thom si consola, è lieto di renderci omaggio della sua arte (“We are just happy to serve | We are just happy to serve you”), anche se poi ci avverte in apertura con “Dreamers | They never learn”.

C’è un’ultima cruciale e importante considerazione da fare prima di concludere. Se infatti prendiamo spunto dalle frasi finali pronunciate al contrario, e incominciamo a guardare il video da una prospettiva inversa, un pò come faceva Da Vinci con gli specchi per vedere il rovescio delle cose, tutto assume un senso più compiuto. All’inverso, il video è come se trovasse il verso giusto; Thom nasce nel cuore di una caverna e ripercorre al contrario quella che pareva essere una corrente
ascensionale verso l’alto, riscende le scale, questa volta trovando tutte le vie d’uscita (nella maggior parte delle porte in cui passa c’è l’inconfondibile scritta “Exit”, riferimento tra l’altro alla canzone Exit Music(for a film) ) che prima non incontrava.  In questo percorso all’inverso si arriva infine alla scena iniziale, dove Thom riesce finalmente ad uscire da quel maledetto labirinto mentale per dissolversi nella luce insieme a 9 persone presenti nello sfondo (alcuni accennano che potrebbe trattarsi dei 9 album dei Radiohead). Un ritorno alla luce quindi, al centro, al luogo da cui proveniamo e a cui siamo destinati a tornare prima o dopo. Perchè si incomicia con la nascita e si finisce con la morte.

Nel 2001 il critico Alex Ross scriveva: “I Radiohead fanno musica classica per le masse”. Alquanto centrata come critica, anche se ormai lo si è capito, i Radiohead non sono solo dei semplici musicisti, ma degli artisti a tutto tondo.

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

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