“Settebello”: le leggende della pallanuoto italiana a Trento

Nel centesimo anniversario della fondazione del campionato italiano, il Festival dello sport ha voluto omaggiare gli atleti che hanno reso grande questa disciplina in cui l’Italia ha vinto tre ori olimpici, quattro ori mondiali e tre ori europei. Sessant’anni di medaglie in un’unica stanza; sessant’anni di Settebello.

“Settebello” è il nome con cui è conosciuta nel mondo la nazionale (maschile) di pallanuoto italiana. In pochi conoscono la storia che si nasconde dietro al nome di quella che, a tutti gli effetti, è la squadra più medagliata nella storia dello sport italiano finora. A raccontare il divertente aneddoto è stato Franco Arturi, moderatore dell’incontro con Franco Carrella.

Partì tutto da un’improbabile disputa a tavolino, mentre i giocatori della Rari Nantes Napoli giocavano a carte. A fine partita, Mimì Grimaldi, rivendicò la primiera e quindi il settebello nel gioco della scopa con i compagni Cangiullo e Bulgarelli. Poi successe che, durante le Olimpiadi di Londra del 1948, gli stessi giocatori, intervistati dopo la vittoria, memori dello scambio di battute che avevano avuto pochi mesi prima, esclamarono ai microfoni “Chiamateci Settebello!”. Da allora, niente è cambiato.

Ospiti della conferenza, grandi nomi della storia pallanuotistica italiana: Sandro Campagna (CT della nazionale), Pietro Figlioli (capitano del Settebello), Marco Del Lungo (portiere del Settebello), Stefano Tempesti (portiere del Settebello), Ratko Rudic (allenatore e storica leggenda della pallanuoto), Gianni De Magistris (ex giocatore e allenatore), Eraldo Pizzo (ex giocatore e dirigente sportivo) e Carlo Silipo (ex giocatore e allenatore).

Pizzo, presidente della Pro Recco (la squadra più titolata del mondo in questo sport), ha denunciato la scarsa visibilità della pallanuoto, malgrado essa contribuisca costantemente al medagliere azzurro nelle competizioni internazionali. Le piscine in cui vengono disputate le partite sono, per lo più, gli stessi impianti da oltre quarant’anni. “Sarebbe bello– dice- portare la pallanuoto in mare aperto durante l’estate. Dare un assaggio reale di questo sport a tutti quelli che sono abituati a seguire la nazionale in tv”. Gli ascolti registrati per tutte le grandi competizioni, infatti, dimostrano che agli italiani la pallanuoto piace! A Recco, l’amore per questo sport è rimasto intatto nei decenni, perché la squadra era formata da ragazzini di paese che non avevano pretese, ma che si ritrovarono in pochissimo tempo a vincere numerose competizioni di alto livello (ndr: lui era uno di quelli).

A sua volta, Gianni De Magistris racconta di come la pallanuoto sia cambiata negli anni, di come il livello delle competizioni sia aumentato e di come si prediliga, oggigiorno, la tecnica all’estro del gioco. Una cosa inammissibile secondo lui, che ha avuto un passato di sedici anni da capocannoniere.

Anche Rudic, il più grande allenatore di tutti i tempi (ndr: è nella International Swimming Hall Of Fame, il massimo riconoscimento che può ricevere un allenatore) e giocatore formidabile a suo tempo, ha convenuto che senza una buona dose di coraggio e rischio, la tecnica non può bastare a portare una squadra alla vittoria. “Le grandi partite si giocano su due piani: quello mentale e quello fisico. Senza di questi e senza metterci il cuore non si conquista niente”. E se viene detto da un uomo che nella sua carriera ha vinto 4 ori, 1 argento e 1 bronzo alle Olimpiadi, 3 ori e 3 bronzi ai mondiali e 1 argento e 2 bronzi agli europei, sarebbe il caso di fidarsi!

Sandro Capagna, attuale allenatore della nazionale, ha poi espresso il suo pensiero a favore delle nuove tecnologie usate durante gli allenamenti e le preparazioni atletiche per monitorare i progressi nel gioco. Soprattutto dopo che, quest’anno, il gioco è diventato molto più veloce in seguito ad alcune modifiche al regolamento, si sente quanto ci sia il bisogno di match analysis più precise e funzionali allo stile di gioco di ogni squadra.

Ad intervallare gli interventi sono stati presentati video di grandi vittorie della nazionale italiana che hanno portato i presenti al commento dei vari ruoli della pallanuoto.

Carlo Silipo, ex difensore, ha brevemente scherzato su quanto il loro sia uno sport di contatto fisico e serva essere ben piazzati per avere la meglio sull’avversario, per poi convenire che in realtà anche la furbizia e l’intelligenza tattica facciano la loro parte, ironizzando sull’inutilità dei portieri con qualche frecciatina a Tempesti.

L’Albatros di Prato, seduto accanto a lui, ha colto l’occasione per rispondere a tono all’amico, sostenendo che i portieri, quale lui e Del Lungo, siano “la mente” e gli altri giocatori “il braccio”. Proprio Tempesti, considerato da molti il portiere più forte del mondo (lui stesso ammette di esserlo stato almeno per certo periodo della sua carriera, ma afferma di non considerarsi più tale), afferma di essere a caccia della sesta Olimpiade e di correre quindi per Tokyo 2020, nonostante non sia stato parte del roster azzurro nelle ultime competizioni internazionali.

Al suo posto è sopraggiunto come titolare Marco Del Lungo, portiere di riferimento dell’An Brescia. Quest’ultimo interviene in favore del collega e amico, facendo presente quanto sia difficile battere i suoi record e di come An Brescia e Pro Recco si siano sempre scontrate per la finale scudetto con “quasi sempre” lo stesso risultato: la vittoria della squadra ligure.

Ultimo, ma non per importanza, l’intervento di Pietro Figlioli. Il capitano della nazionale, con un passato da giocatore professionista in Australia, sottolinea una differenza importante ben nota a chi pratica sport nella quotidianità: il mancato supporto per i giovani atleti da parte dell’istruzione. Soprattutto al livello di istruzione superiore, i giovani che praticano sport, sono purtroppo costretti ad abbandonarlo per poter proseguire la carriera scolastica. “La scuola pubblica non aiuta. Diversa è la realtà universitaria, ma a quel punto moltissimi hanno già interrotto la loro carriera sportiva”. Un appello velato al panorama italiano per migliorare i rapporti tra scuola e sport, che tutti i lettori appassionati di questa ed altre discipline non potranno che condividere.

Chiara Ciatti

Studentessa di Studi Internazionali. Appassionata di sport e fotografia. 22 anni. Femminista polemica.

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