I compromessi

Attenzione: questo articolo contiene SPOILER sulla terza e sulla quarta puntata di 1994!

Se con le prime due puntate il regista e gli sceneggiatori di 1994 ci avevano convinto, con la terza e la quarta ci hanno decisamente stregati.

Siamo a pochi giorni dalle elezioni del marzo 1994, in seguito alle quali Silvio Berlusconi verrà nominato per la prima volta Presidente del Consiglio. Pietro Bosco, ormai deputato affermato della Lega Nord, infervora il pubblico di Tele Brianza con grande maestria sulla dirimente questione dei forestali in Sicilia. Fa alzare di fronte a tutti il padre, che ha avuto il coraggio di denunciare lo strozzino assoldato pur di poter pagare i suoi operai – cosa su cui ovviamente tace. Una tangente da 200.000.000 lire sarebbe uno scandalo, soprattutto dopo che la Procura di Milano ha scoperto che anche la Lega Nord è stata implicata per un versamento illecito nel caso Eni-Mont. Il candidato leghista ha il pubblico in pugno, ma un operaio si alza e dice che il padre non paga nessuno da mesi. Di colpo cresce la vergogna ma soprattutto la rabbia verso il padre, che nuovamente l’ha “sputtanato”. La mente di Pietro Bosco corre febbrile e in modo alquanto bizzarro riesce a trovare una soluzione.

Pochi mesi più tardi lo ritroviamo sottosegretario del Ministro dell’Interno Roberto (“Bobo” per gli amici) Maroni. Bossi l’ha messo a guardia di Maroni perché “quel Berlusconi lì è il demonio e con tutti i soldi che ha può convincerti a vendere anche il tuo migliore amico”.

Il personaggio interpretato da Guido Caprino è forse quello che subisce la maggiore metamorfosi. Già in 1992 il deputato, fervente leghista con un passato da soldato fallito alle spalle, aveva conosciuto il volto bifronte del potere imparando come esso possa corrompere e far marcire, ma anche far cambiare in meglio. In 1994, il “Batman” della Lega Nord è ormai consapevole di questo ed è diventato maestro nell’utilizzare il potere a suo favore. Tuttavia rimane in lui una parte pura, che vuole veramente rivoluzionare le cose. Si scorge ancora il Pietro sognatore, arrivato in Parlamento perché desideroso di riscatto e perché in fondo credeva che si potessero migliorare le cose. Lo vediamo ascoltare con grande ammirazione le parole di Maroni: “io la voglio veramente combattere la mafia”. In 1994 si aggira per le stanze del potere con una certa disinvoltura, ma è proprio quando iniziamo a pensare che sia diventato un vero uomo politico, disposto a cedere al compromesso del decreto Biondi (ribattezzato decreto “salva ladri”) che ritorna la sua anima pura, animalesca e irrazionale. L’interpretazione di Guido Caprino coglie nel segno e commuove. In quel pianto disperato, accompagnato dalle note di Nuotando nell’aria dei Marlene Kuntz, lo spettatore non può che riconoscere la dimensione tragica di un eroe omerico.

Con la stessa intensità tragica si svolge il secondo episodio della serata, che vede come protagonista Antonio di Pietro (Antonio Gerardi) e Dario Scaglia (Giovanni Ludeno). La scena iniziale si apre con Silvio Berlusconi che offre un posto al Viminale al P.M. della Procura di Milano, perché “Di Pietro è meglio farselo amico che nemico“. Egli rifiuta con fermezza; è intenzionato ad andare avanti con l’inchiesta sulla tangente versata da Mondadori alla finanza. Inizia così il braccio di ferro tra Presidenza del Consiglio e Procura di Milano, che si concluderà con il ritiro del decreto Biondi.

Ai fatti storici si accosta la vicenda personale del poliziotto Scaglia, diviso tra perseguimento della legalità e obblighi morali verso il padre morente, ex colonnello della finanza implicato nel caso delle tangenti. Come Creonte alla fine sceglie la legge dello stato alla legge umana, ma seguendo logiche differenti. Scaglia ha tutti i dubbi e le incertezze di un eroe sofocleo e decide di andare incontro al suo destino solitario. Di Pietro invece sembra mosso da una vera e propria ossessione, come se la ricerca di legalità l’avesse alienato dai suoi stessi sentimenti umani, con un effetto straniante ed inquietante allo stesso tempo.

“Che cos’è veramente giusto e cosa è sbagliato?” sembra sussurrarci fastidiosamente la nostra coscienza. Nessun Padre Eterno ce lo dirà: lo deciderà solo chi otterrà il potere.

Trovate a questo link la recensione delle prime due puntate!

Erica Turchet

Sono studentessa di Studi internazionali presso l'Università degli studi di Trento. Amo scrivere di musica e cinema, ma rimango un'appassionata dei lati oscuri e degli intrighi della politica.

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