“RAPconti illustrati”. Intervista a Ernesto Anderle

di Lucia Mora

È in libreria dal 6 Febbraio “RAPconti illustrati”, il primo libro del rapper Murubutu illustrato da Ernesto Anderle, noto sui social come “Roby il pettirosso” e “Vincent Van Love”.

Dalla collaborazione tra i due artisti nasce un mondo intriso di musica e di disegno, di note e di colori. Sono infatti sedici le canzoni illustrate, talvolta in strisce come un vero e proprio fumetto, talvolta concentrate in un’unica grande vignetta.

Murubutu (che avevamo intervistato in occasione di Suoni Universitari) è forse lo storyteller che più si presta a questo tipo di esperimento, visto il grande lavoro di immaginazione e di narrativa che sorregge ogni suo brano.
Per capire però meglio il processo che porta dall’astrattezza della fantasia alla concretezza di un foglio, bisogna fare due chiacchiere con chi vive a stretto contatto con la matita ogni giorno.

Chi nuota spesso nelle acque di Facebook e di Instagram si è probabilmente già imbattuto in una vignetta di Roby il pettirosso, alias Ernesto Anderle.
Ernesto, che cosa significa per te disegnare? Che rapporto hai con l’arte?

Disegno praticamente da quando sono nato. Come tutti, del resto… Fortunatamente, però, ho avuto dei genitori che non mi hanno impedito di continuare, perché non hanno mai temuto che il percorso artistico fosse una perdita di tempo: mi hanno sempre incoraggiato ad inseguire i miei sogni e a imparare dai miei errori.

Parlando dei social network, Umberto Eco nel 2015 disse che – a parte alcuni meriti – danno “diritto di parola a legioni di imbecilli, i quali prima parlavano solo al bar dopo due o tre bicchieri di rosso”. Osservando le tue vignette pubblicate sui social, mi sembra che riescano perfettamente a contrastare l’odio e l’ignoranza che quotidianamente vengono sparsi nel web, per diffondere invece cultura e messaggi molto positivi. Credi che l’artista possa essere in questo senso un anticorpo, per dirla con De André?
La colpa non credo che sia degli imbecilli che possono dire la loro pubblicamente, ma di chi li sta ad ascoltare. I social sono una grande invenzione, dipende da come la si usa… Un po’ come l’aeroplano che le persone possono usare per volare, ma anche per lanciare bombe.

Non posso citare De André senza pensare al libro che gli hai dedicato, “Ridammi la mano”. Anche molte altre tue vignette sono dedicate a grandi cantautori (Dalla, Guccini, De Gregori…). Qual è il tuo rapporto con la musica?
La musica è per me una grande amica che mi fa stare bene, mi regala emozioni, mi dà consigli e conforto nei momenti più difficili. Io cerco di ricambiare elogiandola col mio mezzo di espressione preferito, il disegno.

Il tuo ultimo lavoro è “RAPconti illustrati”, un libro in cui la tua matita illustra i testi del rapper Murubutu. Come hai conosciuto Murubutu e come siete arrivati a questa collaborazione?
Un giorno decisi di illustrare la sua canzone “I marinai tornano tardi” per la mia pagina Facebook “Roby il pettirosso”. Una volta pubblicata la vide e rimase molto colpito dal mio lavoro, al punto da chiedermi se potevo illustrarne altre due. Successivamente mi arrivò una sua telefonata dove mi propose di disegnare su mega schermo durante i suoi concerti ed io ovviamente accettai, essendo un suo grande fan.
Non è un processo particolarmente complesso illustrare una canzone di Murubutu, perché è molto bravo – attraverso i suoi testi – a fare in modo che i volti dei personaggi, il loro carattere e i luoghi dove avvengono i fatti si generino chiaramente nella mente di chi li ascolta. Mi è capitato nei social (dove pubblico le canzoni di Murubutu illustrate) che qualcuno commentasse dicendo: “È proprio come me la immaginavo”.

Quale canzone di Murubutu ti ha colpito di più – o ti è piaciuto di più rappresentare – e perché?
Sicuramente la canzone alla quale sono più legato è “La stella e il marinaio”, perché ho pianto quando l’ho ascoltata la prima volta.

Chi scrive si unisce all’emozione di Ernesto, e consiglia caldamente a tutti di correre in libreria.

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