I divergenti

In questi giorni ha fatto notizia la risposta di Sergio Divina, presidente del Centro servizi culturali Santa Chiara ed ex senatore della Lega Nord, alla domanda postagli da Paolo Ghezzi (Futura), cioè se sarebbe felice di avere un figlio omosessuale. La risposta di Divina è stata: “No, non sarei felice ma lo amerei lo stesso. Così come non sarei felice di avere un figlio con handicap ma lo amerei. Che c’è di male o di strano a dire che preferirei avere un figlio normale?”. Questa domanda gli è stata posta in merito a delle dichiarazioni che Divina ha fatto qualche anno fa. Ghezzi è stato subito accusato di strumentalizzazione politica. Su L’Adige invece un lettore ha preso le difese di Divina in una lettera inviata al direttore. Insomma, pare che sia un argomento da opinioni contrastanti.

Normalità è la parola più banale che si possa sentire. Capisco e non capisco. Non capisco come si possa usare nella stessa frase “non sarei felice, ma lo amerei lo stesso”. Non capisco la facilità con cui si possano fare affermazioni del genere, come non capisco perché si parla di queste “categorie” come di una qualche forma aliena che non dovrebbe esistere. Non capisco perché si parla di loro come se non avessero sentimenti, come non capisco perché si facciano ancora domande del genere. Non capisco perché si parla di loro come se scegliessero loro di nascere in questo modo. Non capisco perché amarli è una cosa da mettere in discussione.

Poi però tutte queste cose le capisco. Le capisco perché, per questa società, tutto ciò che non è normale è uno scarto. Capisco perché tutto quello che non rientra in certi parametri spaventa, non si sa come gestirlo. Capisco perché è vero che un genitore si preoccuperà sempre; però anche se capisco lo trovo tutto molto assurdo, principalmente per un solo motivo: esistono. Sono la normalità. Lo sono sempre stati. Possono apparire più fragili, ma questo soltanto perché non rispondono a certi parametri. Ecco perché si pensa di poter avere un opinione in merito a certi temi.

Da persona diversamente abile capisco e non capisco. Penso che la ricetta per convivere serenamente insieme sia cominciare a guardare le nostre disabilità come qualcosa di normale, rendendola più leggera sia da guardare, che da portare. Non esiste il normale e il diverso.

Infine penso sia sbagliato metterci in un sacco con le persone omosessuali. Perchè se noi, persone diversamente abili, abbiamo effettivamente delle diversità, le persone omosessuali non nè hanno alcuna. E poi loro, al contrario di noi, non pesano neanche sulle tasse. Più normali di così non si può.

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