TETRAFARMACO, come essere felici senza mangiare pennette lisce

di Chiara Legnaro

Siamo quello che mangiamo. Farinacei finemente elaborati, zuccheri complessi ma mai – neanche all’alba di un’apocalisse – mai, pennette lisce. Ebbene si, le vere vittime del Covid-19 sono loro, le mai comprate, le poco rigate per risaltare il sugo di condimento, le pennette lisce. Incredibilmente, nell’apoteosi di disagio collettivo e psicosi nazionale generatasi a inizio pandemia, il popolo italiano è riuscito a mantenere la pacatezza e la lucidità necessaria per compiere importanti scelte a sangue freddo. In questo caso, la spesa di sopravvivenza.

Per tutto il resto, siamo seduti a teatro. Samuel Beckett e il teatro dell’assurdo, per la precisione. Si perché lo spettacolo, il cui biglietto – per fortuna o purtroppo non lo sa neanche Giorgio Gaber – è il nostro certificato di nascita, mette a dura prova chi con l’assurdo ci ride e basta, immaginando che si tratti in fondo di uno spettacolo, di qualcosa di finto. Dai clienti fedelissimi di Wish e Aliexpress e molti altri siti cinesi che rimpiangono il loro shopping mancato, agli instagrammers seriali di sushi che – ahimè – si vedono costretti a dover cambiare metodi #acchiappalike, di tragedie ce ne sono davvero tante, di tenerezza fin troppa. E di mistero, ancora di più. Ora, si sa che in situazioni nuove e potenzialmente pericolose, è opportuno seguire un rigido comportamento da protocollo di sicurezza, che deve essere rispettato fedelmente. Anche il caso CoVid-19 non fa eccezione: ecco a voi il vero “tetralogo” per sopravvivere alla più importante emergenza sanitaria che l’Italia abbia fronteggiato ai tempi delle piattaforme social.

1. Arrabbiarsi con i musi gialli

È tutto un mistero sul paziente zero, il possibile e ignoto untore, colui che ha vinto il primato di primo infetto in Italia. Cadute le accuse contro il povero imprenditore lombardo, risultato negativo a tutti i test e i contro test per il covid-19, la caccia rimane aperta. In una situazione di incertezza come quella attuale, è vivamente consigliato perdere ogni lume di razionalità e, vedendo minata la propria salute, identificare il capro espiatorio in coloro che – probabilmente – hanno scatenato tutto: i cinesi. Violenza psicologica, carica di accuse verbali e moti di razzismo è il giusto modo per sfogare e incanalare il proprio fallimento esistenziale verso chi mette a dura prova il nostro sistema immunitario. Non fosse poi sufficiente una semplice arrabbiatura, è opportuno iniziare a boicottare random ogni attività commerciale cinese e – dovessero questi aver l’ardire di ribellarsi e rispondere a tono – non è biasimato il passaggio alla violenza fisica. D’altronde in un’epoca buia e di passaggio quale il nostro Medioevo, le insicurezze sono tante e la paura dilaga velocemente. Quale modo migliore per gestire con maturità questa situazione?

2. Polentoni vs. terroni. Il riscatto

Se si è di provenienza meridionale, è appropriato respingere qualsiasi contatto con i lombardo-veneti od ogni presunto nordico. Negare soggiorni in hotel, aprire una caccia alle streghe, impedire viaggi coi trasporti pubblici. Non sarete biasimati: sino a quando esisteranno agenti immobiliari del nord capaci di negarvi l’affitto di un appartamento (studenti fuorisede, ne parlate di queste cose?) solo per la vostra solare provenienza, avete il karma dalla vostra parte. Riscattatevi e rispondete con le stesse armi. È un segno di grande maturità e di unita solidarietà italiana. Se siete di provenienza settentrionale e vi stupite di una simile reazione, è più che naturale ma forse due domande dovreste farvele. Il buon senso passa sopra i campanilismi e le ripicche, punta all’efficienza e alla solidarietà, ma questo è un articolo serio per una situazione d’emergenza e la cosa non ci importa. Incentivate l’astio tra regioni e la prossima volta imparate ad affittare le camere anche a un meridionale. Raddoppiando il prezzo.

3. Emigrati alle Mauritius

E questo ci porta al punto tre. Per la versione buonsensista del discorso si dovrebbe parlare di empatia. E qui vorrei invitare i lettori a un minuto di silenzio e profonda riflessione sull’immagine del popolo italiano all’estero in questi giorni. Appestati, contagiosi, restii alle pennette lisce. Bloccati ore e ore su un aereo in Africa, respinti da gente di colore solo-perché-italiani. Vorrei invitare a riflettere sulle gravissime condizioni dei passeggeri di quel volo, trattenuti senza cibo né acqua per più di un giorno. Queste ingiustizie, amici italiani, nel 2020 dovrebbero essere intollerabili, antiumanitarie: dove sono gli imprescindibili diritti umani a disporre di cibo e acqua – a maggior ragione in una situazione di emergenza? Dov’è la nostra dignità di essere umani e di popolo anti-pennette lisce? Immaginate ora quegli africani, come si son fatti beffe e se ne son fregati altamente delle condizioni di salute dei poveri malcapitati! Quale popolo civile lascerebbe un altro patire la fame, la sete, il dolore e il freddo solo per “ragioni di sicurezza”? Per ben 40 ore? Certo, una situazione così tragica non si augura neanche al peggior nemico e chiedere di ridimensionarla pensando a chi soffre davvero la fame, la sete, la mancanza di igiene e di medicinali forse è un po’ troppo pretenzioso. La fortuna è un fatto di geografia, si dice in giro. Nessun italiano benestante che-paga-le-tasse merita un simile trattamento. Qua il buonsenso è precipitato nel Mediterraneo.

4. La noiosissima e assolutamente-anti-ascolti-e-anti-Barbara d’Urso ricerca italiana

Libriamoci ora nell’aria infetta fino ad arrivare al punto quarto, su cui possiamo planare dolcemente, atterrando in un terreno per nulla fangoso e irto di difficoltà: la ricerca scientifica e culturale in Italia, il nono punto della nostra mai-letta Costituzione. Il protocollo di emergenza prevede per il quarto – e ultimo – punto di conferire una laurea honoris causa in Tuttologia e virologia applicata a tutti gli specialisti che quotidianamente partecipano al dibattito scientifico sui social. Lasciate stare i noiosissimi ricercatori precari e sottopagati che lottano quotidianamente per trovare soluzioni scientifiche (scienza?) e concrete al problema. Con il loro misero stipendio da operai sono naturalmente pagati dalle case farmaceutiche, oltre a essere profondamente noiosi e a portare poco gossip nella nostra futile esistenza. Fossimo in una situazione di emergenza ambientale, il protocollo prevedrebbe ora una smielata idolatria e iconoclastia verso una qualche sedicenne svedese incazzata e con le trecce. Manifestazioni di piazza, battaglie contro i fattorini Amazon&co (inquina molto meno se ognuno di noi prende la propria macchina per andare a ritirare il proprio pacco) forte stima verso chi – per la primissima volta in assoluto – ha il coraggio di mettere in luce il problema ambientale. Dimenticate la ricerca scientifica e non lasciatevi sedurre dagli affascinanti nerdoni sottopagati – un po’ hipster – che intasano il web con incomprensibili dati scientifici. Purtroppo, il protocollo si deve ora adeguare alla pandemia globale, ma le linee guida rimangono quelle: Stato italiano, mettiti una mano sul cuore e versa una finta lacrima di commozione; mettiti in posa per le foto della stampa e stringi con vigore la mano alle tre ricercatrici italiane che per prime hanno isolato il coronavirus. Dopo di che siediti e rilassati, dimenticandoti di tutti i ricercatori precari e dei cervelli in fuga sino ai prossimi cinesi contagiati. Nota bene, dovesse venirti in mente di dare maggiori fondi all’istruzione e alla ricerca del tuo paese fai un respiro profondo: un’idea del genere passerà presto. Questo quarto punto è principalmente rivolto alle istituzioni. Mentre queste saranno intente a ignorare il problema della cultura e dell’istruzione italiana, è consigliato al popolo di tenersi occupato prendendo una scopa e provando a farla stare in piedi.

Postilla informativa: purtroppo il titolo recita “tetrafarmaco”, per cui non sarà possibile aggiungere altri punti. Poco importa, questi dovrebbero essere più che sufficienti per difendersi dall’attacco delle pennette lisce che vogliono entrare nella vostra dispensa. È importante usare il tetrafarmaco con cautela: gli effetti collaterali sono ancora poco studiati e la reazione dipende dai singoli soggetti. Si ricorda che senza amore per il paradosso e senza una profonda incoerenza come scelta consapevole di vita il tetrafarmaco può non sortire alcun effetto – eccetto una lieve ironia passeggera, che svanisce nel giro di poco. A scopo precauzionale e per garantire una maggiore efficacia dello stesso, è opportuno farsi beffe di tutte le statistiche, ignorare i ridicoli tassi di mortalità (comparati, ad esempio, al numero di suicidi fanno sorridere) e lasciarsi guidare dal panico più irrazionale. È consigliato inoltre assumere il tetrafarmaco durante i pasti, meglio se durante la visione dei notiziari (diversi tra loro, è giusto differenziare le informazioni). Questo piccolo contributo mediatico – il miglior sponsor del tetrafarmaco – permetterà un abbassamento delle difese immunitarie, sicché le vostre barriere saranno più clementi nel far entrare in circolo un po’ di tutto. È solo stress da panico, rilassatevi. Se non ci si ammala di demenza prima, si guarisce.

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

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