Antartide: prove tecniche di una nuova era geologica

In queste settimane di psicosi generalizzata da corona-virus è stato difficile trovare notizie su qualcosa che non fosse attinente al diffondersi dell’epidemia; potrebbe, quindi, essere sfuggito quello che è successo in Antartide. 

Nella base di ricerca ucraina di Vernadsky, sull’isola di Galindez, la neve ha assunto una colorazione rossastra. Un fenomeno suggestivo e particolare che, però, è indice di quanto il riscaldamento globale stia danneggiando il nostro ecosistema e rompendo gli equilibri termici del nostro pianeta. 

La “neve lampone” o “neve anguria”, com’è stata ribattezzata dagli scienziati della base di ricerca, è un fenomeno affatto raro, ma non del tutto straordinario: è normale che, durante l’inverno, crescano delle spore all’interno della neve e dei ghiacci, soprattutto nelle regioni polari – ma anche in altre aree montane del mondo. Quando, nel periodo estivo a causa delle temperature più elevate, le superfici ghiacciate iniziano a sciogliersi le spore fioriscono e le alghe emergono in superficie. Questa volta, però, la fioritura è arrivata in anticipo e le alghe sono cresciute all’interno della neve e dei ghiacci che ne hanno assunto il colore. Il rosso dipende dal tipo di alga che cresce: trattasi della Chlamydomonas nivalis, un’alga unicellulare che contiene astaxantina, un carotenoide che, oltre a dare il colore rosso all’alga, la protegge dai raggi UVA.

La crescita delle spore e la fioritura delle alghe, che – come già detto – è normale che si verifichi allo scioglimento delle superfici ghiacciate antartiche, fino a poco tempo fa erano state sottovalutate. I recenti (2016) studi degli scienziati della base di Vernadsky, pubblicati sul sito del Ministero della Pubblica Istruzione e della Scienza dell’Ucraina, hanno però dimostrato come questo fenomeno sia molto pericoloso. Infatti, il rosso di queste spore rende la superficie nevosa dell’Antartide più scura e così ne riduce l’albedo, cioè la capacità riflettente. La riduzione dell’albedo, a sua volta, causa un’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai, in quanto la superficie piuttosto che riflettere i raggi solari, li assorbe e li trattiene di più e più a lungo. Considerando che lo scorso 6 febbraio in Antartide si è raggiunto il picco di 18.3°C, la stessa temperatura registrata a Los Angeles quello stesso giorno, e che qualche giorno dopo si sono superati i 20°C,  c’è molto da preoccuparsi

Nell’ultimo ventennio la velocità dello scioglimento dei ghiacciai è aumentata dal 280%, secondo quanto riportato da uno studio del 2019 sulla rivista PNAS – Proceedings of National Academy of Sciences of the United States of America. L’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai dipende non solo da specifiche variabilità naturali, ma anche dal riscaldamento globale provocato dall’emissione di gas serra nell’atmosfera. 

L’impatto è tale che dalle immagini della NASA (v. sotto) si possono scorgere vere e proprie pozzanghere di ghiaccio sciolto in Antartide. La stessa NASA spiega che le elevatissime temperature registrate nella regione a febbraio 2020 sono causate da una combinazione di vari elementi: nell’ultimo mese un picco di alta pressione si è concentrata a Capo Horn – il promontorio più a sud dell’arcipelago della Tierra del Fuego in Cile – e ha consentito un incremento termico. Normalmente la penisola è protetta da una massa di venti provenienti da ponente nell’emisfero meridionale; in questo periodo, tuttavia, quest’accumulo di venti era indebolito e ciò ha consentito all’aria calda tropicale proveniente dall’oceano meridionale, la cui temperatura delle acque superficiali era di 2-3°C superiore alla media, di raggiungere la superficie ghiacciata. 

L’innalzamento delle temperature desta preoccupazioni anche su un altro fronte: sempre a inizio febbraio i ricercatori dell’International Thwaites Glacier Offshore Research project hanno scoperto una nuova isola, che hanno ribattezzato Sif Island – dal nome della dea norrena della terra. I ricercatori si trovavano al largo della costa del ghiacciaio di Pine Island, quando hanno visto emergere della nuda roccia. 

Inizialmente hanno pensato che fosse un ghiacciaio staccatosi da Pine Island, il cui strato di ghiaccio si fosse sciolto a tal punto da far emergere la roccia; tuttavia, successivi rilievi e studi hanno dimostrato che trattasi di una terra emersa. La geologa dei ghiacciai Lindsay Prothro ha spiegato che l’emersione di Sif Island potrebbe essere dovuta all’effetto “rimbalzo”: i ghiacciai esercitano molta pressione sulla strato di crosta terrestre sottostante, e quando si sciolgono la pressione viene rilasciata. Lotti di crosta terrestre, per l’appunto, rimbalzando emergono o si sollevano più in alto di quanto non fossero prima. 

L’Antartide è il continente più esposto alle conseguenze del cambiamento climatico e i segni sono più che manifesti: neve rossa, blocchi di ghiacciai che si staccano, emersione di nuove terre. È davvero l’inizio di una nuova era geologica dalla quale non sappiamo cosa aspettarci.

lorena bisignano

Studentessa di giurisprudenza.

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