Il Palazzo del Diavolo di Trento

In Via Manci, a Trento, si trova il palazzo Fugger-Galasso, costruito intorno al 1600, per volere di Georg Fugger, giovane rampollo della benestante famiglia tedesca Fugger, per farne la dimora della sua futura moglie, la nobile trentina Elena Madruzzo. Il disegno del palazzo venne eseguito dal bresciano Pietro Maria Bagnadore, mentre la costruzione venne affidata al trentino Paolo Carneri. Il palazzo fu poi venduto al generale Mattia Galasso, comandante in capo dell’esercito di Ferdinando II ed è in questa occasione che che l’edificio acquista il nome Fugger-Galasso. Esiste, tuttavia, anche un altro nome con cui questo palazzo è conosciuto: il “Palaz del Diaol”ovvero il “Palazzo del Diavolo”. Il nome nasce da una misteriosa leggenda, riportata anche dal celebre scrittore Goethe e non comincia, come ci si aspetterebbe, con re, principesse, draghi ed eroi, ma con un banchiere, una donna capricciosa e, ovviamente, lo stesso Belzebù.

Il giovane banchiere Giorgio Fugger giunse a Trento per sposare la più bella fanciulla della città. Si recò da lei carico di doni, ma venne accolto piuttosto freddamente. Quando le chiese cosa la turbasse, la giovane scoppiò in lacrime: “Non me ne vogliate, ma le chiacchiere delle mie amiche sono diventate insopportabili. Dicono che la ricchezza della famiglia Fugger non è altro che una diceria, vista la casetta dove andremo a vivere e, come dare loro torto; è una casa così modesta, neanche un conte ci vivrebbe! Oh, che vergogna sarebbe per me andare a vivere lì.”
La fanciulla piangeva e sembrava inconsolabile mentre il giovane Giorgio era rimasto allibito, perché mai avrebbe pensato di affrontare una simile questione a soli tre giorni dal matrimonio. Il banchiere, per accontentare la sua futura sposa, le promise che, non appena sposati, sarebbero andati ad abitare nel più bel palazzo della città, ma l’ambiziosa proposta del giovane fu immediatamente vanificata. La fanciulla, presa da un attacco d’ira, esclamò: “Non deve essere solo bello, ma nuovo di zecca! E se non sarà pronto prima del matrimonio non ci sposeremo.
Giorgio Fugger fu costretto ad acconsentire anche se sapeva che si trattava di un’impresa impossibile. Cercò ovunque qualcuno che lo aiutasse a costruire il palazzo, ma senza risultato. Così venne la sera del secondo giorno e del palazzo non era stata deposta neanche la prima pietra.
Giorgio Fugger sapeva che nessuno sarebbe riuscito a costruire un palazzo in soli tre giorni ed esasperato disse: “Sarò anche un Fugger ma sono pur sempre un uomo! Che vada al diavolo questo palazzo!”
Non appena ebbe pronunciato queste parole, un lampo illuminò la stanza e un essere orrendo, ricoperto di peli e di lingue di fuoco, gli apparve davanti: era il Maligno in persona, venuto dopo essere stato invocato.

Dalla bocca del Diavolo proruppero parole insidiose: “Se vuoi posso preparare io il tuo palazzo in una notte sola. In cambio però, tu mi cederai la tua anima.”
Giorgio Fugger prima esitò, ma poi fiutando nella proposta del Diavolo l’occasione per un affare, si mise a contrattare: “La tua proposta è allettante ma accetterò solo a due condizioni: il palazzo dovrà essere terminato prima che il primo raggio di sole lo illumini e, prima della stessa ora, tu dovrai aver raccolto ogni singolo granello di grano che io avrò sparso nelle sale del nuovo palazzo.”
Il Maligno accettò e in un attimo chiamò a sé un esercito di diavoli che si mise immediatamente all’opera. In poche ore, i diavoli gettarono le fondamenta del palazzo, innalzarono i muri maestri e delinearono le finestre, il tetto e gli interni. Intanto Giorgio Fugger assisteva ai lavori pensando a come avrebbe potuto tenersi il palazzo e possibilmente anche l’anima. Alla fine, a meno di un’ora dall’alba, il palazzo era concluso.

Mefistofele si rivolse compiaciuto al banchiere: “Come vedi l’opera è terminata, e anche in anticipo! Ti piace?”
“Sì, mi piace” gli rispose Giorgio Fugger.
“Allora pagalo” gli intimò il diavolo.
Ma Giorgio Fugger, scuotendo la testa, lo riprese: “Ti sei già dimenticato? Dove sono le due staia di grano che io ho sparso poco fa nelle stanze?”
Il diavolo, ghignando, gli mostrò le due sacche raccolte ma a quel punto Giorgio Fugger scoppiò a ridere esclamando: “Ma come, sei riuscito a costruire un palazzo bello come questo in una sola notte e non a raccogliere dei semplici granelli? O stai forse cercando di ingannarmi? Qui mancano almeno quattro granelli, che so che tu non hai raccolto, perché stavano ai piedi della croce, che io stesso ho posto nella sala grande. Speravi infatti, che me ne fossi dimenticato, eh? Ma visto che sono magnanimo e poiché mancano ancora diversi minuti all’alba, se hai il coraggio, vai e prendili, così la mia anima sarà tua.”

Belzebù, accortosi dell’inganno, provò a scagliarsi contro il banchiere, ma questi, facendosi il segno della croce, costrinse la creatura infernale ad arretrare. Fumante di rabbia, il Maligno riversò la sua ira in un’enorme fiammata e poi svanì con il suo esercito nelle viscere della terra.
La leggenda narra che le enormi fiamme abbiano completamente annerito un muro del palazzo, ancora oggi visibile, e che nessuno sia mai riuscito a chiudere il baratro attraverso cui sprofondarono i diavoli.

La leggenda ha origine, molto probabilmente, dalla velocità con cui l’edificio fu costruito. Certo, il palazzo non è stato costruito in una notte, ma fu comunque edificato nel tempo brevissimo di un anno soltanto.

Secondo lo scrittore tedesco Götz von Polnitz, invece, l’appellativo deriva da alcuni esperimenti alchemici al limite della stregoneria, che Giorgio Fugger eseguiva all’interno del palazzo. Come scrive l’autore tedesco: “…il giovane Giorgio Fugger dava la caccia alla pietra filosofale con esperimenti tanto audaci da far dire al popolino che il Palazzo Fugger di Trento era teatro di operazioni diaboliche”.

L’autrice del libro Leggende del Trentino, Giovanna Borzaga, ricorda che per comprendere meglio l’origine di questa leggenda, non si deve dimenticare un evento che scosse profondamente gli abitanti di Trento: il Concilio, conclusosi solo pochi anni prima nel 1563. Per l’autrice: “L’eco delle discussioni e dei temi trattati nella Riforma cattolica era ancora vivo in città, confuso e magari svisato da superstizioni e credenze popolari. Si credeva che i Santi Padri avessero relegato diavoli e streghe nella valle di Genova, ma si temeva che qualcuno fosse riuscito a rimanere nascosto in città, magari camuffato da albero o da statua. Il diavolo riesce a fare cose eccezionali, che nessun uomo normale riuscirebbe a creare. Per esempio, un palazzo bello come quello di Giorgio Fugger.”

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