Educazione musicale. Tre musicisti in dialogo contro i luoghi comuni

Le prime cose che mi vengono in mente quando penso al concetto di ‘educazione musicale’ sono le ore di musica alle medie in cui io e i miei compagni di classe eravamo costretti a suonare il flauto dolce e quel ragazzo che conoscevo al liceo che passava i pomeriggi al conservatorio a fare lezioni di solfeggio e a leggere partiture chino su un violoncello. La conferenza conclusiva del festival Uman, che è terminato venerdì scorso e che quest’anno ha affrontato il tema dell’educazione in tutte le sue forme, aveva come obiettivo proprio questo: spiegare che dietro al concetto di educazione musicale si nasconde molto di più dei soliti luoghi comuni.

Nonostante l’intenzione di terminare la terza edizione del festival con un concerto dal vivo si sia dimostrata vana, data la pubblicazione in itinere del più recente dpcm, gli organizzatori di Uman sono riusciti a spostare l’evento su Zoom, dando al pubblico un assaggio di esibizione live e facendoci ricordare quanto ci mancano i concerti dal vivo.

Prima della performance degli artisti, però, si è tenuto un dibattito sull’educazione musicale, un momento di confronto tra due studenti del conservatorio di Trento, Jacopo Cenni e Sebastiano Beozzo, e una band indie di Rovereto, gli Albatro.

Come prima cosa, i tre ospiti della serata hanno riflettuto sulla professione del musicista. Jacopo Cenni ha introdotto il discorso dicendo che per lui ‘musicista’ è colui che si occupa di suono non involontario, dichiarando quindi che dietro al lavoro del musicista ci sta un’intenzione. Sebastiano Beozzo ha sottolineato invece l’importanza dello studio teorico e ha definito il musicista non un mero esecutore, ma un ‘pacchetto più grande’: non basta saper suonare per essere musicisti, ma bisogna anche saper riflettere sulla teoria e sapere cosa si sta facendo quando si suona un determinato pezzo, bisogna saper guardare al passato per confrontarsi e prendere ispirazione da quest’ultimo. Gli Albatro invece hanno riflettuto sull’importanza dell’impegno e del desiderio di diventare musicisti. Secondo la band di Rovereto per essere musicisti non è necessario avere lunghi studi alle spalle, ma volerlo diventare e impegnarsi perché questo diventi vero.

Dopo una breve riflessione in cui Cenni, Beozzo e gli Albatro hanno confessato se si ritengano musicisti oppure no (tutti e tre hanno detto di sì), il focus del dibattito si è spostato sulla formazione musicale. Jacopo Cenni ha definito quest’ultima una delle tante ‘parolacce’ della serata, in quanto difficile da spiegare, ma poi ha esposto i vantaggi dell’avere anni di studio alle spalle servendosi di una similitudine. Cenni ha paragonato chi studia musica a chi organizza il computer in cartelle, e chi invece non ha una formazione musicale a chi ha il desktop pieno e disordinato: “Le cose le trovi uguale però se hai tutte le tue cartelline del cazzo le cose le trovi molto prima”.

Infine i tre musicisti hanno riflettuto sul processo creativo che li porta alla produzione di un brano. Cenni parte di solito da qualcosa che gli interessa, che sia ‘un fiore che sboccia, un’anatra che muore o una notizia di cronaca’ e cerca di riportarla in musica. Così arriva a creare un pezzetto che gli piace che poi, grazie alla propria formazione musicale, riesce a sviluppare nel modo più coerente possibile. Spesso però questo processo è inaspettato, per cui è necessario fare un “compromesso tra la razionalizzazione del percorso che ti fai in testa e le informazioni musicali che ti portano in altre direzioni”. Sebastiano Beozzo ha invece voluto distinguere tra l’elaborazione di un brano nel mondo accademico, dove spesso si tende prima a pensare e poi ad eseguire, e quello che accade fuori dal conservatorio, dove il processo è opposto e quindi la parte istintiva agisce per prima. Gli Albatro hanno poi riflettuto sul ruolo determinante che ha l’emozione nell’ispirare la composizione di un nuovo brano, riflessione che ha incontrato il favore di Beozzo e Cenni.

Dagli esiti del dibattito si può cogliere ancora una volta quanto sia soggettiva e controversa la discussione sulla musica. Quest’ultima si basa certamente su delle regole, ma di conseguenza anche su delle trasgressioni, pertanto è limitante considerare educazione musicale solo il ragazzo vestito elegante che suona il violoncello. Certamente ce lo dimostrano dapprima Cenni e Beozzo, che al conservatorio non studiano musica classica, ma elettronica, e poi anche gli Albatro, che fanno musica anche se hanno cominciato “senza sapere quello che stavano facendo”. 

La serata si è poi conclusa con la performance dei tre ospiti e, nell’augurio di potersi incontrare il prima possibile per un concerto dal vivo, Cenni ha presentato un proprio brano di musica elettronica, gli Albatro hanno suonato alcuni pezzi, tra cui ‘Eros’ e ‘Se la musica parlasse di noi’, e Beozzo ha fatto ascoltare alcuni dei suoi brani, tra cui Soundscape, una composizione fatta con suoni ambientali che è anche stata presentata al Trento Film Festival.

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