La nostra fossa comune raccontata in Scheletri di Zerocalcare

L’ultimo fumetto di Zerocalcare, Scheletri, in testa alle classifiche di vendita dalla sua uscita, si ispira a fatti reali in bilico tra passato e presente, sullo sfondo di una Rebibbia fatta di violenza, droga e vecchie amicizie.

Lo Zerocalcare diciottenne prende tutti i giorni la metropolitana fingendo di andare all’università. In realtà non scende mai e continua la sua giornata in un loop, fino a quando non conosce un writer sedicenne di nome Arloc. Tra i due nasce un’amicizia padre-figlio. La vita del protagonista procede assieme alle peripezie del suo gruppo di amici, vicende in cui si insinuano lo spaccio e il macabro, espressi in scene dense e violente accompagnate dai monologhi interiori. Sullo sfondo, il mistero di un dito mozzato che sembra destinato a rimanere irrisolto.

Il senso di colpa, tema affrontato già nelle sue prime opere, come Un polpo alla gola, diventa non solo lo specchio di un disagio interiore che consegue alle menzogne e alla stancante vita parallela del protagonista, ma anche dell’angoscia nei confronti di eventi che mostrano con violenza la realtà della Rebibbia di inizio anni Duemila.

Così gli eventi, specchio della periferia romana, generano paure e angosce che si accumulano in un armadio. Per il Calcare adulto sono ormai sfocate e lontane, finché nel 2020 non si ripresentano. La verità viene a galla con la consapevolezza di un’impotenza vera, a prescindere dalla storia, che tuttavia sembra il vero motore che spinge l’autore a disegnare quest’auto-fiction dal carattere liberatorio.

Scheletri è lo spaccato di una città avvelenata dallo spaccio e dalla violenza e fornisce uno strumento di riflessione sull’origine dei mostri interiori che ci disturbano dall‘adolescenza: dall’ansia da prestazione scolastica e universitaria, alle aspettative della società e del mondo del lavoro e la rassegnazione giovanile; dai risvolti violenti della gelosia e del possesso fino alla fiducia nella ricostruzione di una vita e delle amicizie a dispetto delle proprie paure.

Con l’avanzare degli anni l’autore mostra come possono cambiare le relazioni, la visione del mondo e il rapporto con i propri scheletri, e ci riesce anche grazie ai rimandi a esperienze comuni, grazie alla sottile e caratteristica ironia e ai riferimenti pop che non scadono mai nell’eccesso. A questo scopo è decisivo l’alternarsi di tavole fitte e tavole aperte, di riflessione e di enfasi. La comunanza con il lettore fa infatti comprendere l’origine collettiva dei problemi sociali, delle difficoltà di comunicazione e della violenza. Raccontare l’ambiente, il contesto italiano diventa così un modo per distoglierci dai nostri scheletri nell’armadio per riconoscere la “fossa comune” su cui si erge la società.

Zerocalcare ha aperto il suo armadio ad una narrazione di formazione che tende indiscutibilmente ad un’evoluzione e ad una crescita e che non è più personale, ma universale e disincantata, che sembra mandare un messaggio forte anche all’Italia del 2020.

Alessia Lonardi

Microcosmo: narrativa, riflessioni, idee, lore e racconti.

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