Note di viaggio, Capitolo 2: ritratto di un cantautore

A quasi un anno dalla sua prima uscita, Mario Pagani è tornato con l’opera seconda che omaggia il cantautore Francesco Guccini, Note di viaggio- Capitolo 2. Non vi succederà niente. Tra gli interpreti delle canzoni del Maestrone il secondo capitolo vanta nomi illustri della canzone italiana, da Zucchero a Vinicio Capossela, passando per Fiorella Mannoia, Roberto Vecchioni e Gianna Nannini, ma anche personalità del nuovo panorama musicale come Emma, Levante, Mahmood o Ermal Meta. Ed infine non mancano neanche lui e i suoi Musici.

Note di viaggio, Capitolo 2 non poteva partire meglio, se non con due semplici parole che ogni fan di Guccini riconosce come la voce della propria madre :“Ho visto…”.

Ad aprire il disco è la voce calda di Zucchero Sugar Fornaciari, a cui Pagani ha assegnato Dio è morto e che viene interpretata egregiamente dall’artista emiliano, complice forse la comunanza di origini. Zucchero mantiene lo stile che lo contraddistingue, inserendo cori gospel qua e là, ma il risultato alla fine è notevole e piacevole da ascoltare.

Dopo averci trascinati all’interno del disco con la politica, Mauro Pagani ci mostra l’altra faccia del Maestro di Pavana, quella esistenzialista dell’album Signora Bovary, con l’omonima canzone. A chi affidarla se non ad una signora della canzone italiana come Fiorella Mannoia? La cantante interpreta il brano del cantautore in modo elegante, privo di orpelli vocali e allo stesso tempo sentito, come lei sola sa fare.

Giungiamo poi all’insolito duo, sul quale ero molto dubbiosa: Emma e Roberto Vecchioni, che eseguono il brano Autunno, tratto dall’album Stagioni. Ebbene, eccola qui la piacevole sorpresa dell’album: Vecchioni, da insegnante qual è, canta, o meglio legge questa canzone, come se fosse una poesia, con tutte le sue allitterazioni e onomatopee che nell’interpretazione del Maestrone si perdono un po’ ed Emma riesce a mantenere quell’atmosfera creata in precedenza dal professore e nel dare corpo a quell’inquietudine urlata, che porta la stagione autunnale.

Alla quarta traccia troviamo la nota Vedi Cara, brano tutt’altro che felice che Vinicio Capossela trasforma in una delle sue canzoni che ricordano quelle di Canzoni a manovella. Capossela deve molto a Guccini, che ha lanciato la sua carriera, e probabilmente la sua interpretazione voleva essere un sentito ringraziamento nei confronti del cantautore pavanese e una dimostrazione di cos’è diventato Vinicio Capossela grazie a lui. Nonostante ciò, non sono rimasta particolarmente convinta né della scelta del pezzo e ancora meno della versione del cantautore irpino.

Allo stesso modo mi è rimasta indifferente l’interpretazione di Gianna Nannini di Quello che non…, a mio avviso troppo veloce e poco ragionata nel cantato e con un arrangiamento rockeggiante poco adeguato.

La sesta traccia di Note di viaggio, vol. 2 è Farewell dell’album Parnassius, eseguita dal cantante Jack Savoretti. La malinconica ballad si confà alla perfezione al cantante anglo-italiano e marca quel gusto americano tra Dylan e Simon and Garfunkel che anche Guccini le aveva attribuito.

Approvata anche la versione di Culodritto della cantautrice siciliana Levante, a cui l’interprete stessa è molto legata, come ha rivelato in un’intervista. Levante ha infatti raccontato di voler eseguire questo pezzo molto toccante che il cantautore aveva dedicato alla figlia, dal momento che le sarebbe piaciuto ricevere una lettera così sentita dal padre, scomparso quando lei aveva appena nove anni. La cantautrice ci restituisce una sua personale versione del brano di Signora Bovary, che tuttavia non manca di essere malinconica e allo stesso tempo sognante come quella del maestro pavanese.

Per l’ottava traccia Mauro Pagani ha scelto Mahmood che esegue la poco nota Luna fortuna dell’album Parnassius, lasciandomi un po’ sconcertata, sia per quanto riguarda la scelta dell’interprete che dell’arrangiamento. Musicalmente parlando l’intro iniziale mi aveva fatto ben sperare, con dei suoni suggestionanti che facevano pensare all’imbrunire, ma l’atmosfera si rovina quasi subito con la presenza del timbro di voce particolare di Mahmood, che a parer mio stonerebbe su qualsiasi canzone di Guccini. Anche l’utilizzo della batteria verso il ritornello e la seconda strofa snatura completamente il pezzo e gli toglie quel tocco andaluso della versione originale, che conferiva anche un tono di mistero.

A seguire troviamo Petra Magoni con Canzone di notte N.2, contenuta nel disco Via Paolo Fabbri, 43. La cantante pisana porta una versione più lenta con un arrangiamento al piano, come se fosse l’ultima canzone della serata, suonata in un locale jazz. L’esecuzione della Magoni, sebbene diversa da quella ben nota di Guccini, è del tutto convincente e interpreta empaticamente il messaggio e il contesto in cui è inserito.

Tra le canzoni riuscite di quest’album incontriamo poi anche Acque. La canzone non è tra le più conosciute, né tra le più belle e poetiche di Guccini, ma Ermal Meta ha fatto una scelta e un’interpretazione intelligente, cercando di essere il più aderente possibile a quella originale, cosciente di non essere affine al modo di cantare del Maestrone.

Gli ultimi ad omaggiare Francesco Guccini sono Fabio e Ilaqua e Mauro Pagani con la loro versione di Canzone delle domande consuete. Il pezzo di Quello che non non era affatto semplice da restituire all’ascoltatore con il medesimo pathos del cantautore emiliano e il duetto ci riesce solo in parte in un’esecuzione più melodica dell’originale, ma che perde la sua angoscia esistenzialista.

A chiudere il disco troviamo lui e i suoi Musici che ci deliziano con il brano Migranti, che ricorda il Guccini politico di Radici e le sonorità mature dal gusto argentino (il tocco del chitarrista Quan Carlos “Flaco” Biondini” si sente tutto) di Signora Bovary.

Nell’insieme il lavoro di Mauro Pagani risulta molto pensato e curato sia nelle sonorità ricercate, che a volte superano quelle del Maestro pavanese, sia nel reclutamento degli artisti che hanno collaborato alla creazione del disco. Infine ciò che si apprezza molto di Note di Viaggio 2 è la scelta del repertorio, che mescola brani molto noti e brani perlopiù sconosciuti, mostrando così le diverse sfumature di Francesco Guccini: il politico, il poeta, il padre e l’uomo.

Erica Turchet

Sono studentessa di Studi internazionali presso l'Università degli studi di Trento. Amo scrivere di musica e cinema, ma rimango un'appassionata dei lati oscuri e degli intrighi della politica.

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