Spegnere il web

Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad una censura sempre più forte ed opprimente di Internet da parte dei governi nazionali. Cina, Russia e Corea del Nord sono solo gli esempi più evidenti di un fenomeno in forte espansione che non risparmia nemmeno quelle che vengono considerate delle democrazie a tutti gli effetti. Ma come siamo arrivati a questo punto? Per rispondere è necessario fare un passo indietro.

Sono gli anni ’70 quando le università californiane di Los Angeles, San Francisco e Santa Barbara accedono per la prima volta ad Internet. Sedici anni dopo, nel 1986, sarà il turno dell’Italia. Ma la vera svolta si avrà nel 1993, anno in cui vi è il boom di accessi online e Internet si attesta come zona franca in cui a tutti è concesso esprimere la propria opinione e la libertà d’espressione diventa l’obiettivo da perseguire a qualsiasi costo.

Tra il 2010 e il 2011, però, avviene un terremoto sociale di grande portata e con conseguenze che ancora oggi avvertiamo: le famosissime Primavere arabe, che sconvolgono con forti disordini sociali e proteste tutto il Nord Africa e buona parte del Medio Oriente.

Tutto molto interessante, direte voi, ma qual è il collegamento con quanto detto prima? Ebbene, il filo rosso di questo discorso va ricercato nel fatto che le Primavere arabe sono state rese possibili grazie anche al massiccio utilizzo di social network come Facebook e Twitter da parte della popolazione per organizzare materialmente le varie proteste e portare gli ideali di esse oltre i confini del singolo stato. Grazie all’utilizzo della rete, infatti, questi movimenti hanno potuto avere una forte risonanza e la loro portata è stata notevolmente accresciuta, tanto da costringere i governi dei paesi interessati a grandi operazioni di censura. Quest’ultima non è stata particolarmente efficace, ma risulta emblematica nel momento in cui dopo queste dinamiche gli stati arabi, e non solo, hanno avvertito la necessità di controllare e limitare le attività online dei cittadini.

Da quel momento è diventata sempre più pratica comune da parte dei governi operare censure mirate o totali del web in modo tale da impedire possibili rivolte popolari, che porterebbero alla messa in discussione dello status quo.

Un esempio lampante di quanto detto è sicuramente rappresentato dalle rivolte di Hong Kong del 2019-2020, nelle quali l’utilizzo della censura da parte di Pechino è stato alquanto massiccio, ma anche i fatti della questione israelo-palestinese in corso in questi giorni sono oggetto di forte censura da parte di Israele, il quale ha bombardato a Gaza il palazzo dei media, sede di Al Jazeera.

Insomma, Internet non è più amato come un tempo, tant’è vero che sono sempre di più le restrizioni poste agli utenti e la regolamentazione sull’uso di questa piattaforma si fa sempre più severa e stringente in tutto il mondo. Diciamocelo, il fatto che esistano delle normative in materia non è assolutamente da considerare come qualcosa di negativo, ma quando queste restrizioni sono tali da soffocare la libertà d’espressione e limitano l’esercizio dei propri diritti da parte del cittadino, allora è qui che iniziano i problemi.

Margherita Frare

Studentessa di Sociologia e aspirante giornalista, nel tempo libero amo "meriggiare pallida e assorta" tra una poesia montaliana e l'altra.

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